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C o n t a c t

 

Isola di SAMAR (Filippine) 2011


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28 Marzo
Giorno della partenza

976kg di materiale stipati in 15 casse, sono stati spediti via aerea ad inizio settimana e ci aspettano a Manila.
Non avendo per ora contatti affidabili con subacquei della zona, abbiamo scelto di essere autonomi in tutto.
Abbiamo perciò dovuto spedire oltre alle due attrezzature personali, anche un compressore da 6 mc, un booster, un rebreather Copis-Megalodon, due rebreather laterali, uno scooter Suex XK1, bombole varie tra 2 lt e 12 lt contenenti aria, miscele ternarie e ossigeno puro.
Lo sforzo economico per poter effettuare la spedizione del materiale, è stato considerevole e, per ora, sostenuto interamente dall’Associazione per le Esplorazioni Geografiche Odissea Naturavventura.
La partenza dall’Italia, è fissata per il 28 marzo ed il rientro è previsto per il 30 aprile.
Gli obbiettivi della spedizione sono le esplorazioni all’interno di alcuni imponenti sistemi  come Langun-Gobingob e Borabot-Ludi Bito-Camparina: vari sifoni aspettano di essere superati per poter unire fisicamente questi complessi di gallerie. Oltre ai sifoni saremo concentrati nelle vergini sorgenti del Taft River e del Calbiga River.

29 Marzo
Arrivo a Manila

Manila, stanza 225 del Malate Pensionne, giovedì ore 10:30 (4:30 in Italia).

Eccomi qua, seduto nel rombo gelido del condizionatore a cercare tasti troppo piccoli per il mio nervosismo. A fianco russa Gigi in versione Gesù Cristo sopravissuto come me al karaoke di stanotte, ultimo atto della giornataccia di ieri.
E’ anche la prima sosta in tre giorni e ne approfitto per raccontarvi il viaggio: beh, lunedì sera avreste dovuto essere a Malpensa, non tanto per salutarci come primi otto partenti ma per vedere cosa si è portato appresso il nostro voluminoso Gatto (Alessandro). Due agghiaccianti sacconi da 32 kg (più del doppio consentito) e due borsoni di telecamere e custodie come bagaglio a mano. Quest’ultimo goffamente mimetizzato da una giacca militare tanto lurida da offendere un clochard, era trascinato a mo’ di mocio su un pesante carrello (10kg!) appena verniciato di nero opaco (ovviamente per non dare nell’occhio ma colpendo  l’olfatto…) .
Al ceck-in, va beh, solite sceneggiate alla Merola. Ma il come abbia fatto a passare i vari controlli successivi con quel capanno da caccia su ruote, meriterebbe certo uno dei suoi appassionanti documentari…

Il volo è stato sopportabilissimo (tranne per il filippino che sorrideva sconcertato quando ha scoperto di essere a fianco del Gatto) e lo scalo a Dubai, tra grattacieli e contrasti, ha offerto l’occasione di conoscere Gabriel. Cuoco di Singapore ma ancor prima personaggio da 8 lingue e famiglia da ex moglie italiana. Ottima la sua bottiglia di vino francese!
All’aeroporto di Manila a fatica siamo riusciti a convincere Rok che senza visto se fosse restato imboscato nei bagni aspettando la mezzanotte, avrebbe sì accorciato di un giorno la permanenza a Manila ma avrebbe perso i bagagli, il taxi e l’albergo…
Arrivati qua al Malate a mezzanotte non potevamo certo infrangere la tradizione della solita intima cenetta a bordo strada shekerati dal traffico tra miasmi di fogna e irresistibile fuliggine di calamari grigliati. Una cerimonia degna delle prime trenta birre San Miguel…

Ieri vi dicevo giornatona infinita e difficile. Difficile perché ancora dalle sorti incerte.
Mentre Guido con Davide, Alex, Marc, Rok e Mariia hanno raggiunto Tacloban in aereo quindi Calbiga sotto una pioggia inaugurale, io e Gigi siamo rimasti a Manila a cercare il bandolo della matassa di uno sdoganamento molto più complicato di quanto già previsto.
La mattinata, iniziata troppo festosamente per l’arrivo di Osmund e Tweet, l’abbiamo persa con loro tra uffici fantozziani e traffico. Il resto della giornata tutto un susseguirsi di colpi di scena tra bonifici impossibili, burocrazia e mail fantasma.
Posso solo dirvi che  il buon Osmund ha perso 3 gg solo per capire come mai, oltre alle nostre 15 casse,  c’erano anche 15.000 dollari di fattura brasiliana evidentemente frutto di qualche rito vudu… Assurdo, ci siamo detti. Un allegato assurdo che poi si è smaterializzato!!! Con i tempi già stretti ci mancava solo questa rogna…
Il gruppo di Calbiga è sotto una pioggia incessante ma con un asso nella manica. Un bestione di Mama Cave che il nostro Joni pare abbia percorso per 5 km!
Ora aspettiamo che dal turbinio di sms e telefonate spunti qualcosa di buono.
Un’altra giornata accompagnati dallo scricchiolio di questo pavimento coloniale di tek lucidato a gasolio.  Meglio dell’afa polverosa di Adriatico Street.

Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it

In Aeroporto a Manila

Bombole da imballare

Tre simpatiche canaglie

Arrivo in albergo

Osmund sfoglia una delle innumerevoli e-mail

La bella...

...e la bestia!

Con Tweet ordinando l'ossigeno

Il "pusher" di Pop-Corn

 

2 Aprile
Manila: i problemi con la dogana continuano...

Manila, hall del Malate Pensionne, sabato 2 Aprile ore 8:30 (14:30 in Italia)

Per me e Gigi ieri e l’altro ieri sono state due giornate da dimenticare: spese nella vana speranza di non perdere il week-end, altri tre preziosi giorni. Ma cosa potevamo aspettarci dopo un prologo malaugurante agitato dal forte terremoto su Luzon della scorsa settimana, dalla radioattività del Giappone e dall’alluvione su Tacloban? Un ravanamento inguinale è d’obbligo anche mentre scrivo…
E pensare che manca solo una firma. Uno scarabocchio del responsabile di quello che potrebbe essere l’ufficio IVA; ma quello basta a bloccare lo sdoganamento e quindi il ritiro delle merci il cui costo di deposito, tra l’altro, continua a lievitare. Inutile spiegarvi cosa pensiamo di questo assenteista  e del suo squallido  ufficio che puzza di fritto con tre bambi che gli aprono solo la porta. Altrimenti ci oscurerebbero il sito…
Sdrammatizzando posso raccontarvi la scena di una ragazza inglese che si è precipitata terrorizzata proprio qui nella hall perche ha trovato un bel ratto in camera! Forse si è persa cosa gira per Manila!
Oppure della comica del bombolone d’ossigeno medicale noleggiato e caricato sulla minuscola Matiz di Tweet! Il bello è stato girare per Makati nello spazio che rimaneva del baule, e vedersi il film di mille Jeepney che stampano la tua serigrafia sul loro lucido bull bar fatto di belle putrelle…
Tornando tra le ombre schiaccianti degli infiniti grattacieli di Makati, cuore commerciale di una conurbazione di 18 milioni di persone, ci imbuchiamo nell’ennesimo centro commerciale pacchiano. La nostra guida si salva dalla lapidazione mostrandoci a sorpresa la stazione del metro. Salutiamo Tweet  assorbiti dal fiume di persone: destinazione Taft Avenue poi Central, per avvicinarci ad Intramuros, cittadella fortificata che racchiude il maggior numero di costruzioni coloniali oltre alla imponente cattedrale.
Per arrivarci sfidiamo la sorte davanti al Rizal Park a bordo di un triciclo in contro mano: i polpacci del driver sono strizzati dalla nostra mole occidentale, cioè da quattro volte il suo peso e poco ci manca che a metà di un incrocio l’agonia di tutti e tre finisca sul muso risolutorio di una Toyota…
Con una lunga camminata  fotografica siamo a Binondo Church quindi nella China Town, anticipata dai suoi colori e dalle sue porte fiammeggianti: cena ovviamente al chiosco di Ongpin North Bridge dove, a pochi metri da un maleodorante canale mefitico, ci gustiamo ancora una serie di piatti di frutti di mare da urlo. Assolutamente insospettabile ma anche questo è un segreto di dieci spedizioni…

Dal gruppo di Calbiga (a cui il 1 Aprile si è aggiunto Jean Paul mentre Tristan arriverà domani)  per fortuna qualche buona notizia che esorcizza un tempo ancora brutto tempo con fiumi in piena da far paura. La casa che il sindaco ci ha concesso in uso come campo base è comodissima.
Il dottor Rok è riuscito ad avere i permessi di polizia e barangay capitain per accedere alla grande grotta segnalataci a Canlobo, a pochi km da Calbiga.
Guido e Marc invece sono stati a Catbalogan per recuperare del materiale lasciato 2 anni fa e del carburo. Carburo, avete capito bene, perché a noi le grotte non piace solo immaginarle…
Mentre tutti sono impegnati ricevo un inquietante sms dal Gatto e Davide da cui si intuisce purtroppo che stanno mettendo a dura prova le riserve di cibo di Calbiga…
Domani la squadra comunque dovrebbe compattarsi e partire per una prima punta di 3-4 giorni cercando di spazzolare il più possibile visto che la Mama Cave di Canlobo si trova a 8 ore di cammino! Dai gnari, siamo con voi!
A questo punto ammesso che io e Gigi riuscissimo a partire lunedì notte o martedì, evitando ulteriori nottate in cui spacciarci per una coppia di bakla filippini (ma solo per non cadere in tentazione…), non li vedremo che al loro rientro, mercoledì o giovedì prossimi. Un delirio, davvero! Ma d’altronde non sarebbe un’avventura…

Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it

Binondo Church

Cattedrale in Intramuros

Centri Commerciali di Makati

Con la bombola di ossigeno nella Matiz

Delfino sofferente di prostata

Il chiosco segreto

Il fascino italiano

Il Pasay River China-Town

Jeepney tuning 8 cilindri in vista

Mais alla brace, traffico e tricicli

Makati non smette di crescere

Sindrome di Peter-Pan

Una delle porte della China-Town

Uno dei canali mefitici di Ongpin Street

 

3 Aprile
Cambiamenti e preparazioni

Quezon City (Metro Manila), Casa Orlanes, domenica 3 Aprile ore 23:30 (17:30 in Italia)

Ieri giorno di cambiamenti: sbaracchiamo dall’hotel per andare a casa di Osmundo. La figlia Tweet viene a prelevarci a mezzogiorno con la sua “magic car”: la solita Matiz microscopica dentro la quale riusciamo ad infilare 6 sacconi da 140 litri di volume pieni zeppi e 3 zaini.
Pota ed io gioco forza siamo costretti a prendere il treno. Il ritrovo con Tweet per mangiare un boccone è alla stazione di Monument, dove noi due arriviamo puntuali, ma poi iniziamo a girovagare per la caotica via principale senza trovare il punto esatto dell’incontro. Dopo vari tentativi di comunicazioni telefoniche ci rendiamo conto di non essere nel posto giusto, visto che l’sms di Tweet fa riferimento ad un centro commerciale a 20 minuti di pullman…
Che l’abbia fatto per sbarazzarsi di noi era evidente…

Nel mentre riceviamo nuove notizie dal fronte Calbiga dove i nostri compagni di spedizione si apprestano a partire per il paese di Pinabacdao, per poi arrivare presso il piccolo villaggio di Canlobo posto a 5 ore di cammino. Da qui ancora 3 ore per arrivare a quella che sempre più pare essere una grotta ciclopica.
Unico problema, oltre all’avvicinamento e al campo volante all’ingresso, un profondo lago dove i locali hanno scorto inquietanti anguille di 20 cm di diametro! Boh?
Alex il Gatto invece è rimasto volentieri in ciabatte a Calbiga (visto che la sua attrezzatura è qui da noi…) ad aspettare Tristan. Con soddisfazione ci comunica che non piove da qualche ora e già il livello del fiume Calbiga si è abbassato di 1 metro e mezzo facendoci ben sperare per le nostre future immersioni.

Raggiunta la casa di Osmundo siamo accolti con un’ospitalità d’altri tempi. Con stupore troviamo nel salotto di casa tutti i nostri sacchi: insistiamo per metterli fuori ma alla fine rimangono ammassati tra tavoli intarsiati e poltrone imbottite.
Tweet conversa con noi in inglese perfetto mentre noi ci forziamo di capire e spiegare usando un inglese maccheronico. Ma tant’è che dopo una settimana di lingua, grazie alla nostra irriverenza, riusciamo addirittura a fare battute. Tra queste la gag del nostro cambio di personalità: le raccontiamo di aver detto in giro di essere una coppia gay in viaggio di nozze da Amsterdam. Dopo aver riflettuto per un attimo sullo humor italiano, lei ci invita a vedere uno spettacolo tenuto da un “suo-amica” drag queen in un locale vicino a casa che, grazie alla guida del fratello Jomar, raggiungeremo anche in perfetto orario.
All’interno ci stupiamo di trovare intere famiglie venute a guardare questo spettacolo di varietà. Gli artisti si alternano sul palco sostenendosi “l’uno con l’altra” con battute; cantano modificando i toni vocali con una facilità e capacità incredibili. Pota mi erudisce sul fatto che i filippini sono molto conosciuti ed apprezzati come cantanti e ballerini.
Intanto la sala si riempie e pian piano il coinvolgimento del pubblico s’intensifica. Naturalmente noi forestieri siamo le vittime predestinate del gioco. Non passa molto e riceviamo dal gruppo di scalmanati artisti un insistente invito a salire sul palco. “The show must go on” penso, mentre vengo preso gentilmente per mano da un sessantenne travestito che mi accompagna a destinazione.
Il pavido Pota mi lascia solo in balia dei 5 drag. Domande, risposte, battute e risate, scambio di baci sulle guance, ma il bello deve ancora venire: il più folkloristico del gruppo mi invita ad un bacio sulla bocca. E in men che non si dica, mi ritrovo faccia a faccia con due labbroni giganti! Devio il tiro declinando l’invito con un “no, no it’s impossibile”. Per fortuna perché poco dopo veniamo a sapere che il personaggio è soprannominato “wash machine”…
Finito lo spettacolo, mentre raggiungiamo la macchina, ci viene a salutare “lo amica” di Tweet riuscendo poi a passare assieme a noi ancora una decina di simpatici minuti.

La serata continua in un piccolo karaoke bar ormai sulla via di casa. Siamo ospiti del proprietario, un sub americano di primo pelo che vive qui a Manila. Una birra tira l’altra (troppe…) e pure portate di calamari e anelli di cipolla fritti: come per sortilegio ci ritroviamo a scegliere canzoni da cantare.
Arriva il momento delle nostre scelte e con esso la sorpresa che saremo noi a doverle cantare! Pota, preso da una coscienziosa par condicio, “decide” che è il suo turno per affrontare il pubblico esibendo le sue doti canore. Si inizia con una esilarante versione di “Sweet Child O’Mine”  per finire con “Wind of Change”: un delirio! Abbiamo le mascelle bloccate dalle risate. Alla fine in Pota si rafforza la consapevolezza di non essere perfettamente pronto per l’avventura canora…

La domenica scorre veloce. Sveglia a mezzogiorno con tavolo imbandito a festa mentre nel pomeriggio siamo precettati per assistere ad un balletto al sontuosissimo Meralco Theater. Praticamente un saggio delle scuole di danza di Manila… Più di due ore trascorse nel buio gelido del locale: tra un fugace sonnellino e l’altro possiamo assistere ad esibizioni degne di nota, ad aritmici incroci di futuri ballerini ed alla nobile rigidità dei movimenti delle loro nonne…
Cena in stile giapponese, halo-halo (ghiaccio, latte, mais e frutta candita) al posto del gelato ed ora a nanna prima del solito perché domani sarà una fastidiosa giornata di burocrazia.
Se andrà tutto bene finalmente smetteremo le vesti della notturna coppia insonne per reindossare quelle che ci piacciono tanto: quelle speleo.

Report di Gigi Gheisa Casati da www.ggb.it

Con Omar e Tweet

Gigi sul palco

Wash-Machine

Al tavolo

Sushi-bar

Meralco Theatre

 

6 Aprile
La maledizione continua

Ancora a Quezon City (Metro Manila), Casa Orlanes, mercoledì 6 Aprile 2011 ore 23:38 (ore 5:38 in Italia)

E’tutto talmente assurdo che ormai va preso come una barzelletta: ieri, dopo aver ricevuto la taumaturgica firma, l’iter delle scartoffie che aspettavamo dalla dogana è tornato all’ufficio finanza perché c’era una lettera “A” al posto di una “L”! Daccapo? Non e’ possibile!
Oggi con l’ultima incazzatura pensavamo di concludere tutto ma ovviamente solo miraggi. In compenso al Ministero del Turismo abbiamo conosciuto l’omino giusto, istruttore sub che si è commosso a leggere il curriculum di Gigi. Speriamo solo che domani possa far valere la sua gerarchia…
L’ultima piacevole novità della giornata è la notizia di un’ispezione puntigliosa (ma guarda un po’…) che vogliono fare alle nostre 15 casse di cui ovviamente ho perso le chiavi, i’m sorry… L’aspetto positivo è che almeno dopo 10 giorni vediamo il materiale!
Intanto ancora una volta ritorniamo alla base scornati come i nostri ospiti riattraversando le due ore di horror 3D ingasati nel traffico di Manila. Talmente sfiniti da accorgerci solo oggi che la nostra bara Matiz in fondo era solo una Picanto…

Siccome la sfiga ci vede benissimo nel mentre riceviamo pure la telefonata da Davide e Guido di ritorno a Calbiga da una tre giorni di fuoco: hanno camminato 24 ore in 3 giorni su terreno difficilissimo ma purtroppo la Mama Cave non era transitabile visto che, da buon inghiottitoio attivo in piena, si succhiava circa 3 metri cubi al secondo. I gnari sono riusciti comunque a trovare altre due grotte, una fossile molto grande e una attiva piuttosto pericolosa dove, con una bella bevuta in corrente (te l’avevo detto io!), è stata celebrato il battesimo di Davide. Nonché la sua entrata ufficiale nel gruppo degli Abbagnale: ha celebrato la funzione il membro anziano e pluridecorato Guido Rossi…
Un totale di 600 metri di rilievo apre comunque queste sofferte danze che forse, ma non basta più nemmeno il condizionale, dovrebbe risentire del positivo arrivo di Lillo previsto per sabato.

Da fatalisti intanto prepariamo il van di Jomar che da mezzogiorno di domani starà in stand-by in caso d’intervento soprannaturale: cambio olio e gomme usate, ovviamente. Giusto quel che serve per spararsi i 920 km di gimkana che ci separano da Samar.
Ventiquattrore dai nostri sogni.

Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it

Aspettando una firma

La legge punisce la corruzione

Se lo sapevamo prima

 

8 Aprile
Finalmente liberi!

Manila, Bureau of Customs, venerdi’ 8 Aprile ore 21:00 (le 15 in Italia)

Ce l’abbiamo fatta! Mi rendo conto di avervi tediato ma fatemelo almeno urlare come fosse il risultato della spedizione! Si parte!
L’odore di ogni magazzino si mischia alle scarburate dei camion: chiudiamo il portellone del nostro furgone stracarico che oltre quella barriera e’ gia’ in viaggio verso Samar. “Jomar, drive slowly, please: the expedition is inside…”.
Attorno rimane un brulicare di curiosi. Custodi e portantini con gli occhi sgranati per cosa riamo riusciti a cacciare nel Vanette: 1 tonnellata di materiale, eccetto noi, che seguiremo in aereo o bus a seconda di cosa troviamo.

Siamo distrutti da una punta allucinante passata tra uffici fantozziani al ritmo del solito flemmatico “pilipino time”. Stamattina alla dogana tutto bene, appostati ad aliatare sul collo a giovani portaborse e anziane troppo scafate. Era da film: immaginatevi uno squallido open space beige, gelato dai condizionatore, dove 60 figuranti si massaggiano i piedi, fissano nel vuoto con gli occhiali da sole, mangiano o improvvisano banchetti di uova e sacchetti di riso, oppure dormono con l’asciugamano in testa! Almeno ci passa, pensiamo…

Poi nel pomeriggio ahia: finalone in salita tipo tappa dolomitica. Da ore fremiamo per l’ennesima firma poi, all’avvicinarsi all’orario di chiusura degli uffici che corrisponde a perdere un’altro giorno, non c’ho piu’ visto. All’Ups poi hanno capito che il giochino era pericoloso e hanno mollato…
Con i minuti contati e ormai divisi in due gruppi siamo corsi contemporaneamente in aeroporto per la cauzione e alla dogana a pregarci di aspettare. Seguo Cherise, la nostra broker pasticciona, ormai ipnotizzato: plichi di carte spillate piegate strappate timbrate commentate e firmate da almeno 5 banchi diversi che pretendono ognuno documenti originali poi!
Una volta alla dogana la ciliegina sulla torta visto i soldi non basteranno nemmeno impegnando i denti d’oro.
Con gli spiccioli alla fine insomma fuori…

A Calbiga giorno di riposo speso tra Tacloban e la sorgente di Baguio mentre domani son almeno 2 i gruppi che faranno sopralluoghi a sifoni, prossimi obbiettivi.

Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it

PS: Le foto non ce le hanno fatte fare!

 

9 Aprile
Finalmente a Calbiga!

Calbiga (Samar), sabato 9 Aprile 2011 ore 17: 30 (ore 11:30 in Italia)

In piedi a bordo strada al buio stellato. Una gomma distrutta del furgone per respirare il verde della foresta a pieni polmoni sciogliendo ogni tensione.

Ci siamo, pochi chilometri e ci siamo davvero. Adesso ci siamo tutti con tutto qui al nuovo campo base che almeno a noi pare fantastico. Bello riabbracciare tutti, bello sentire le cazzate del Gatto ormai aspirante sindaco, inciampare in una tonnellata di bombole e materiale che spero valgano un matematico esaurimento nervoso.

Io e Gigi siamo arrivati ieri sera appena dopo il furgone dei materiali, il Lillo oggi. Non mi pare vero: ora siamo la spedizione che  tutti avevamo sperato.  E il tempo pare essere dalla nostra parte anche se le condizioni tarderanno ancora a venire: pensate che oggi la squadra che è andata a Langun ha dovuto nuotare!

Stamattina si sono uniti anche Joni e i tolonesi  Marcel e compagna, coppia ormai veterana di 11 spedizioni da queste parti che ci terrà compagnia per qualche giorno.

Così senza farci scappare nemmeno un minuto scappa la prima punta: Il mitico Gatto strappa la moto ad uno dei drivers e altro che test ammortizzatori!

Seguono Rok, Maria, Davide, Tristan e Jean Paul con la mission di un sopralluogo a Palaspas, inghiottitoio a monte del sistema Borabot-Ludi bito-Camparina ovviamente girando qualche immagine.

A casa invece, nel nostro disco-salotto prepariamo il materiale per le immersioni di domani dissepolto dalle bibliche casse. Il Bauer di Marc parte al volo ridandogli il sorriso.

La cosa più bella della giornata? Adesso tre bambini seduti al cancello stanno guardando scorrere il filo d’arianna cantando “mariposa eh eh” ad ogni passaggio del nastro dei 5 metri.

Ciao a tutti voi

Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it

Seconda sorgente di Balogo

Benzinaio

Campo in foresta a 4 ore da Canlobo

Carabao al lavoro

Come trasformare una casa in un magazzino speleo

In bancas verso la sorgente di Balogo

Inghiottitoio sotto Maanghit Cave

La sorgente di Calidungan in piena

Langun completamente allagata

L'inghiottitoio di Palaspas

Lucertolone

Maanghit Cave

Marc felice di rivedere il suo compressore

MotoGatto

Palaspas

Pipistrelli a Langun Cave

Porters

Stalagmiti enormi a Langun

 

11 Aprile
Sifoni con troppa corrente

Isa’s House base camp, Calbiga, lunedì 11 Aprile ore 10:50 (ore 4:50 in Italia)

Ieri giornata campale per due squadre che hanno dovuto arrendersi allo stesso problema: sifoni a valle con  corrente troppo forte.
Marc ha effettuato un tentativo a Palaspas ma entrato nel sifone alimentato da circa 3 metri cubi al secondo ha scoperto che un restringimento di sezione causava un risucchio impossibile da gestire. Ne usciva impiegando 3 minuti per fare 3 metri!

Noi con Gigi e Jean Paul attraverso Gobingob siamo arrivati a Langun trovandolo ancora parzialmente allagato. La portata di circa 300 l/sec, non colando nello stretto pozzetto d’accesso, lasciava ben sperare ma una volta sul fiume principale, gli stessi 3 metri cubi più affluenti vari che l’altra squadra stava affrontando 3 km più a monte, ci si è resi conto che la massa d’acqua era preoccupante.
In prossimità del sifone a valle i due sub faticano ad arrivare oltre il gorgo dell’ultima cascata ma poi comune accordo decidono che non vi sono condizioni. Torniamo scornati alla prima comoda terrazza decidendo di lasciarvi  il materiale per ritornarvi non prima di 3 giorni.
Vano anche il raggiungimento in arrampicata di un by-pass che ricade purtroppo prima del sifone. Nel mentre arrivano anche Tristan e Lillo che si erano fermati nella dolina di Gobingob per scendere e rilevare un P.60 che chiude 10 metri più sotto in frana.

Un ramo magnifico comunque quello di Langun a valle, percorso in splendida compagnia anche dei locali tra cui il giovanissimo Albin (battezzato a Camparina Cave nel 2009 con 20 ore di punta) e un amico porter rigorosamente scalzo. Rientro verso le 20 a Panayoran ovviamente sotto una fastidiosa pioggerellina e solo dopo aver incontrato il secondo cobra della giornata…

Oggi giornata di preparativi, cambio dollari e contatti vari per partire domani con un piano alternativo in attesa di condizioni migliori: Guido ritornerà con un Joni e un bel gruppo alla volta di Canlobo per ritrovare la mitica Mama Cave con un campo in foresta di 4-5 giorni. Io, Gigi, Marc ed il Gatto punteremo invece su obiettivi acquatici che rinfranchino lo spirito anfibio dei nostri sub troppo all’asciutto per i loro gusti… Ben 6 le grosse sorgenti da vedere con la fortuna di muoversi sulle tracce di un paio di sub, uno statunitense e l’altro tedesco che hanno fatto varie interessanti prospezioni in zona.
Vedremo cosa succederà. Tanto per cambiare qui ha ricominciato a piovere fortissimo…

Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it

PS Ma scrivo solo io? Finalmente, direte voi, le impressioni di qualcun altro!

Hello I`m Maria Tikka from Russia! This is my first time in Philippines and I`m impressed so much! The caves are so big and absolutely different then I usually saw. I was surprised so many insets, bats and spiders inside the caves but the halls and galleries huge and beautiful that doesn`t matter what are under your footJ! Ones more unexpected were the temperature in the cave! It is 25°C!!! So warm!!! And you don`t need to wear so much clothes as in usual caves in Europe! Just T-short and trousers!
The new experience for me was the trip to the jungle! Several hours walking in the forest, crossing the rivers and sometimes climbing to the wall! It was very interesting!! Our goal was to find big cave- Mama Cave! But after 3 days searches we found only baby-cave, grandmother-cave and some strange caves but no any Mama caveJ! But anyway it was very exciting and funny trip!
I hope all plans of this expedition will be successful and we find and explore new cave or caves!
Will see!

Bat's shit

Ibingan, o cobra nero delle Filippine, visto in Langun

Il carso di Calbiga

Il muto, Albin ed un amicoi a piedi nudi

Il P.60 nella dolina di Gobingob

Il P.120 mai sceso lungo la galleria di Langun

Langun

Langun ancora mezzo allagato

L'ordinatissima farmacia del dottor Rok

Maria e Jpaul

Passaggi allagati verso il fiume a Langun

Preparazione dei sub al sifone a valle di Langun

 

12 Aprile
Due gruppi per due obiettivi

Dalla sponda sinistra del Calbiga River vicino alla chiesa, martedì 12 Aprile ore 23:49 (le 17:49 in Italia)

Vi scrivo seduto sugli stessi gradini di 17 anni fa. Alloggiavamo qua dietro io Aki e Guido. Ricordo l’infarto di un geko da 40 cm mentre lavavo i panni alla prima spedizione extraeuropea.
Dovevo scrivervi due ore fa ma sono crollato per l’arretrato totale di una notte, la scorsa, passata a maledire un acquazzone violento. Il prezzo del sonnellino tra i materiali fradici? becconi di zanzara ovunque…
Stamattina impegnati tutti al massimo con il gruppo di Guido che si preparava ad un campo itinerante pensato per un’autonomia di 5 giorni nella zona di Canlobo, otto dei nostri e altrettanti portatori più il Muto, ovviamente: 35 kg solo di riso, non vi dico altro!
Nella stessa stanza Marc che cercava la concentrazione preparando bombole e apparecchiature mentre io approfittavo della fortuita presenza fuori di casa del sindaco di San Sebastian, municipalità di cui fa parte Banlogo. Obiettivo della nostra immersione.

Arrivati alla barangay servirà anche l’ok del captain poi via di pompboat sul Balogo River.
Obiettivo la sorgente captata di Dimagbaha che, appartendo forse ad un acquifero diverso e più profondo, dovrebbe avere una visibilità migliore di quella delle vicine Balogo Springs vere e proprie.
A nuoto controcorrente per i primi bellissimi 70 metri con uno zaino negativo (ma mettiamo ancora un’altra batteria!) poi 300 metri di corridoio sabbioso 6-8 x 4 fino al sifone. Visibilità di 1,5 m. Marc parte per un tentativo. Sifone basso e largo con concrezioni che parzializzano la sezione: a – 8 trova la sagola dei due sub che nel 2009 hanno fatto la prima parziale esplorazione ma basta un attimo e la visibilità si azzera. Riprova altre due volte ma niente, non resta che tornare tra qualche giorno pioggia permettendo…
Io e il Pesce Gatto, un raro esemplare di Caecogobius Trippocalmus, ci organizziamo allora in un’improbabile squadra topografica.
All’uscita per i fantastici 4 un fantastico cocco di consolazione al prezzo della solita immancabile pioggia. Ancora bombole, zaini, acqua, canoe e verde: un verde che apre il respiro. Allunghiamo di 300 metri il ritorno per un sopralluogo ai due laghi delle Balogo Springs che ovviamente sono di un nocciola impenetrabile grazie all’uragano di stanotte.

Un attimo fa mi ha chiamato Lillo da Canlobo: la gente è contentissima di rivederli e mi conferma che domani verranno accompagnati alla mitica Mama Cave. Con loro proprio il cacciatore che meglio conosce la zona. Che i chilometri siano con voi!
Ora scappo in casa con modem e fili perche tanto per cambiare piove di brutto. Duro sentirsi così impotenti dopo tanto lavoro, bip di censura…
Cerco di non pensarci almeno per qualche ora. Inizio con una cucchiaiata di burro di arachidi da cementare il palato.

A domani, ciao “gnari”!

Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it

Alla barangay di canlobo

Bombole, verde, acqua e canoe

Risalendo il Balogo River

Ingresso in foresta a 3 ore da Canlobo

Occhio alle mani

Zona Canlobo, 4 ore di marcia solo per arrivare al villaggio

Un rarissimo esemplare di Caecogobius Trippocalmus

a 5cm dal caposaldo 16!

Marc all'ingresso di Dimagbaha Spring

Marc al sifone di Dimagbaha Spring

 

13 Aprile
In cerca di sorgenti

Calbiga Base Camp, mercoledì 13 Aprile 2011 ore 23:55 (ore 17:55 in Italia)

Qui e’ Gordon che vi parla: oggi prova speciale nel fango con furgoncino Vanette, l’ideale per il fuoristrada… Ma noi, i magnifici 4 non molliamo nemmeno dopo la prima bucatura e rifacendo la massicciata varie volte fino ad un punto impossibile. Da qui ci facciamo trasportare in moto fino a Concorde da dove si proseguirà per le risorgenze.
Mentre i tre dell’Ave Maria cercano sorgenti possibilmente fattibili, io ritorno fiutando il villaggio giusto per preparare la merenda. Arrivato a Bagacay faccio due foto ai bellissimi bambini. Trovo pure l’omino della griglia e a gesti gli spiego che dobbiamo mettere qualcosa sotto i denti: ottimo, con l’ultima jeepney sono arrivati dei pesciolini per il mercato. Gran festa! Ci guardano tutti, anche i cagnolini. Si riparte. Lungo la strada vediamo una scritta che indica “cold water resort“ e decidiamo di fermarci. Sono le 20, un po’ tardi, tutto chiuso ma ci fanno entrare. C’é una magnifica piscina con acqua a 23°, gelida per lo standard locale! E’ buio ma cerchiamo di capire da dove esce tutta quell’acqua: costume e maschera noto un passaggio forse transitabile se liberato da una grossa pietra: ritorneremo a vedere un altro giorno. Ci aspetta ancora un’oretta per tornare a casa ma la vista di un baracchino lungo la strada impone un’altra sosta gastronomica: scendo al volo per controllare se e’ valido, non credo ai miei occhi: c’e’ di tutto, pesce pollo, carne, frutti di mare… Che magnata! Pagato un po’ caro, 580 pesos in 4. Quasi 2 euro e 50 a testa…
Devo proprio dire che qui non manca nulla e che sono tutti gentili e sorridenti. In quindici giorni non ho ancora visto un turista, siamo fuori dal mondo. Per oggi è tutto, passo e chiudo. Alla prossima…

Report di Alex Gordon Gatti da www.ggb.it

Ecco la situazione sorgenti: tutte assolutamente in piena ma soprattutto tutte con visibilità zero. Aspettando le condizioni di Langun-Gobingob in cui abbiamo lasciato i materiali, oggi abbiamo completato questo tour delle sorgenti più interessanti lungo il corso della Taft: dai magnifici “cenotes” di Concorde alla sorgente della Taft fino a Binaloan ormai a due passi dalla costa orientale di Samar.
Duro non solo per i sub essere fermi per una meteo assolutamente straordinaria per il periodo di massima siccità: piove praticamente da 45 giorni!
Stasera è abbastanza aperto ma se va avanti così il bibombola lo useremo qui in paese e ai sub daremo il Prozac a colazione…
Fino a questo momento non ho ricevuto ancora un aggiornamento dalla squadra accampata in foresta dopo Canlobo: spero solo non possano chiamarmi perché ancora in grotta a rilevare!

Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it

30Km di enduro tra Concorde e Bagacay

Alla bottega del riso

La nostra merenda

Lavorazione della copra

L'ennesima foratura

L'insettino che Pota aveva sulla schiena

Merenda con pesce alla griglia

Sorgente tipo cenote lungo la Taft

 

14 Aprile
Lulugayan Falls e nuove grotte

Calbiga Base Camp, giovedì 14 Aprile 2011 ore 22:27 (16:27 in Italia)

Oggi finalmente abbiamo ricevuto notizie e dati via satellite dal gruppo che ormai da 2 giorni è a zonzo per la foresta ad est di Canlobo. Ieri e oggi hanno esplorato grotte lunghe al massimo 2-300 metri mentre stasera tardi, continuava a raccontare un Lillo entusiasta, stavano partendo per una punta in una bella galleria ferma su un lago a 500 metri dall’ingresso.
Per di più domani pare raggiungano la Mama Cave, a detta anche dei cacciatori la cavità più importante della zona. Almeno lì il morale è alto e il ritmo frenetico.

Per me, Gigi e il Gatto invece giornata di pioggerellina dedicata alle riprese in zona delle spettacolari Lulugayan Falls, tra il vapore di 50 metri cubi e la follia omicida del Gatto che vorrebbe vederci inghiottiti dai flutti per esigenze di copione…
Alla barangay di S.Mauricio rituale delle noci di cocco poi rientro in moto con il Gatto che sfida i drivers locali: un’impennata accidentale lungo un salitone rischia di rovinare la festa per motociclisti in ciabatte, ragazze sedute sul serbatoio e speleologi in astinenza.

A Calbiga cena pantagruelica costruita comprando il pesce al mercato e consegnandolo alla ristoratrice di turno che aveva già chiuso il locale per mancanza di cibo…
Squaletto, tranci di tonno e pesciolini marinati: mai mangiato così tanto pesce in una volta!
Un errore forse avere un cambusiere con portafoglio come il Gatto ma nessuna maniera migliore in attesa di qualche giorno di bel tempo.
Adesso sono tutti a nanna e come al solito esco in piazza qua fuori a collegare pc e modem. I vicini ormai mi compatiscono risparmiandomi i classici “americano?” e “ what’s your name?”.
Un salutone a tutti quelli che ci seguono.

Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it

40Kg di ginger sulle spalle

Acquisti per il campo

Calbiga River

Calbiga River in piena, 50 metri cubi al secondo!

"Camera-Gatto" alla Lulugayan Falls

Campo in foresta

Galleria 10x20 in zona Canlobo

Il rituale del cocco

La nostra cena

Lulugayan Falls

Mototaxi verso Calbiga

Rapide del Calbiga River

Riso ad essiccare per le strade di Calbiga

 

17 Aprile
Alta pressione

Calbiga Base Camp, domenica 17 Aprile 2011 ore 3:12 (ore 21:12 in Italia)

Ieri per il gruppetto dei fantastici di Calbiga giornata di riprese lungo il fiume, dalla prima rapida dopo Otoc fino alla foce sul mare. Un bel racconto scritto lungo le rive, storia di gente ed acqua in simbiosi ma ho ancora le orecchie che piangono per il rumore della bancas…

Oggi invece siamo tornati a Dimagbaha, una delle sorgenti di Balogo appartenenti ad un sistema parallelo a Langun dove un bravo e finalmente sorridente Marc, bussola alla mano per visibilità di 1 metro, è riuscito a trovare la prosecuzione oltre il limite americano-tedesco: è sceso a -19 a circa 150 metri lasciando la porta aperta a Gigi per domani. Belle ed angoscianti le riprese fatte con la Gopro montata sul casco! Come del resto bello ed angosciante il nostro operatore Gattone in slip e pinne…

Incredibile, nelle ultime ore la pressione si è alzata brutalmente e la pioggerellina che cade nelle ore pomeridiane non da più nemmeno fastidio!

Anche dalla foresta arrivano notizie positive malgrado la Mama Cave non sia saltata fuori: la squadra tornata alla grotta dove Davide nei primi giorni aveva provato a sorseggiarne l’attivo, ha rilevato circa 1 km di bellissime gallerie. Dopo due giorni di battute finalmente raggiungono anche la grande perdita di Antol (Mainoswagon, uno degli obbiettivi della spedizione) senza però superare i 100 metri: sifonaccio…

Domani i ragazzi, senza Rok e Marija che sono rientrati, dovrebbero fare l’ultimo sforzo e raggiungere una grande grotta segnalata dai locali. Sempre abbiano ancora la pazienza di inseguire le loro labili indicazioni…

Ma lasciamolo raccontare per bene da Rok di ritorno da questa full immersion in foresta:

Just returned from the 2nd jungle three day trip. Again the main goal was our most wanted Mama cave. This time    team  members   slightly changed: instead of Mark who had focused on diving in sumps saraunding, Calbiga Lillo and Tristan joined to the “forest” group, and of course Joni , who took the position of local speleo guide. His mate Dodo, very active and fit 65 years old retired school teacher, couldn t be present because of some mountain bike race somewhere in samar….so on Tuesday 12.4 we were again  on the way Panasanan-Canlobo, this time at least half of the path night be considered almost Sunday afternoon easy stroll. Mud of previous trip disappeared?? Not exactly…Short rain and the rest of the road quickly transformed in the ditch like path as we were used from previous trip…slippery and muddy to the knee….well anyway walking time seemed  pass  faster, and again Canlobo welcomed us. After  good sleep without disco music, which  fulfilled our first night in first  Canlobo trip. Next day jungle  trip begun. We were all very keeny to find  mitic Mama  cave, but after all day hike only 150 m long  cave with small outlet stream was our biggest discovery. Some of us had possibility to meet Mr.Ibingam alias cobra filippino, who usually greets  visitors inside  tropic caves, well in this ocasion the meeting was far away of the underground, in the  field on the margin of forest. An isolated rock shelter became   our camping site for first forest night , it   revealed dry and quite comfortable . So new day arose and new hope for Mama cave. Again walking up and down, to the river of previous jungle trip.  This time level of water was  at least two times lower than previously. The sinkhole of the river, found on first trip was possible to descent, but again exploration finished quickly in the sump after only around 70m.  So again hiking ,hiking, hiking up to the slopes and down to the valleys, and  even most reliable Five ten shoes start to strike what  some of us felt as more or less painfull blisters, mostly located on dr.”s feet, who was also most frequent user bandages and iod tincture.   Instead of lunch  time siesta ,we had sort of rain shower  wet time out beneath the bush. In the end of 2nd day found ourselves  again on the entrance of the first cave of first trip, where Davide had a chanse to taste unwillingly pure Filipino underground water. It was also time to set up camp. The only place available was muddy field in between two entrances of the same cave. Not to be enough, again rain and it looks like more pig party ground. Tristan and JP very quickly established their hamac quarter enough dry and confortable to rise a bit of envy in rest of us. But never the less with leaves, plants and big tent the rest of team had more or less dry and confortable shelter. Menu offered same combination of rise with tuna and dry mango for dessert for dinner, after that night caving trip with twice less water weak river stream and around 980m of surveyd and explored galleries. But this is not mama cave! Next morning two new local guides showed up who supposed to now the Mama cave, but they could n t find the entrance as well! So it will be a mistery cave, maybe one day solved with the help of Bulalacao…who nows? return to Canlobo was not so sad anyway..Nice, friendly and honest local people in remote village benath  wonderfull night with sort of cloudy halo around full moon, tasted with bit of Generoso closed this 2nd Canlobo trip. Next day brif visit to Antol sinkhole which again showed up as less than 100m long cave. Here team split, Mariia, Joni and Rok returned to Calbiga, while other guys stood in Antol for another cave chek up, far in the forest.

Members: Marija “La bella principessa”, Guido “il professore”, Joni “the Mama cave leader”, Jean Paul “JP”, Tristan “the tropic hiker” , Rok “dr.blister foot”, Davide “Mr.allegria”, Lillo  “the tropic panzer”

Report di Rok  Stopar (alias Rocco Stoppaglio) da www.ggb.it

Aquila delle Filippine

Calbiga vista dal fiume

Il campo tra Canlobo e Antol

Il carso di Canlobo

Fast-food in foresta

Grand Hotel Canlobo

Inghiottitoio vicino ad Antol

L'inquietante strega inventata dal Gatto per terrorizzare i bambini

Lottatori di sumo locali

Maanghit Cave

Marc nel sifone di Dimagbaha, una delle sorgenti di Balogo

No Five-Ten? ...ahi, ahi, ahi, ahi!

Scialuppa di salvataggio in banano...

Verso Balogo Spring

Verso la sorgente di Balogo

 

18 Aprile
Il ritorno dalla foresta

Calbiga Base Camp, lunedì 18 Aprile 2011 ore 13:02 (ore 7:02 in Italia)

Oggi giornata di riassetto dopo quella campale di ieri per i nostri due gruppi, ovviamente ben accompagnati dalla ormai inseparabile sfiga…

La squadra sub si è giocata subito il jolly con un colpo della strega rimediato da Gigi mentre saliva sulla barca a Balogo, regalo della giornate come passeggeri di moto devastanti. Nella sorgente di Dimagbaha poi, con uno stile da novantenne ricurvo, è riuscito ad indossare il suo rebreather e a continuare per altri 200 metri oltre il limite di Marc su un fronte e degli americani su un altro. Niente male se consideriamo la visibilità ridotta ad un metro e uno sviluppo abbastanza articolato degli ambienti. Ora la parte sommersa della sorgente del sistema parallelo a quello di Langun si attesta sui 300 metri circa che vanno sommati ai 450 aerei.

Alle 22:30 invece arriva a Calbiga, direttamente nella baracca di Vilma eletta a nostra trattoria, il gruppo che è rimasto in foresta per 5 giorni. All’urlo di proteine hanno dato fondo alle riserve della stamberga, l’unica eatery che comunque è stata capace di assecondare le nostre richieste. Tra una San Miguel e un’altra si rincorrono fatiche di marce pesanti e grotte viste, perse e ritrovate. Ma lascio la parola a Lillo e alle immagini, ciao a tutti

Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it

Ciao ragazzi,
come già anticipato da Roc sono stati cinque giorni abbastanza massacranti con lunghe marce in foresta senza trovare la tanto sperata grande grotta. Percorsi ad ostacoli tra pioggia, fango e affilati Karren, uno dei quali ha anche tentato di aprirmi una guancia quando al mio passaggio si è rotto facendomi letteralmente cadere a terra sotto il peso dello zaino procurandomi un taglio sul braccio e una botta allo zigomo destro.Comunque il bottino non è poi stato così male. Quando Roc e Mariia, dopo aver visto i cento metri a valle della perdita di Mainoswagon, sono dovuti rientrare, io, Davide ed il mitico professor Rossi siamo andati ad esplorare la parte a monte. Anche stavolta i cugini d’oltralpe, con la solita aria disfattista sono usciti dicendo “ shit cave”, ci hanno lasciati da soli a risalire il corso del fiume. Bene, noi intanto ci siamo sparati circa millecento metri di rilievo tra la galleria principale che si perde in vari rami in frana, un labirinto di piccole condotte attive con le radici degli alberi che in alcuni passaggi ostruivano quasi completamente il passaggio e un ramo attivo col fondo fangoso che si diparte sulla destra idrografica per qualche centinaio di metri, fino ad assumere dimensioni tali da impedirne la percorrenza dopo alcuni passaggi in apnea.
Usciti a notte fonda torniamo da soli al villaggio che oramai dorme da tempo. Temporeggiamo un po’ dopo aver mangiato, ridendo e scherzando prendendo letteralmente per il culo il vecchio Gallo che già dorme, visto che negli ultimi giorni riesce a parlare solo con logorroici monologhi sulle sue spedizioni in Papua e definendo la nostra come una gita organizzata dal GGB trekking club…

Ore 5 di domenica. Sto dormendo nel sottoscala della casa della barangay capitain che di giorno pullula di bambini, visto che è anche l’asilo di Antol. Un gattino si è messo a dormire sopra le mie gambe, ignaro del pericolo che sta correndo vista la fama di noi Vicentini. Di colpo tutti si svegliano e cominciano a chiacchierare: ma porca troia, non bastavano i galli che hanno cominciato a cantare a mezzanotte, ora si mettono anche i locali che con tutta fretta si preparano ad affrontare la domenica che forse non è poi tanto differente dagli altri giorni.Resistiamo fino alle 6, quando ci alziamo e ci organizziamo per andare e vedere le altre segnalazioni.
Piccolo momento di esitazione quando pronti per partire ci dicono che nella foresta ci sono dei “bad boys” e ci consigliano di farci scortare da mezzo paese, chiaramente dietro un lauto compenso. Capito il tentativo di “estorsione”, e comunicata la nostra intenzione di abbandonare la ricerca, magicamente arriva la comunicazione che i ragazzi cattivi se ne sono andati e bastano solo 3 guide.

Mezzora di cammino e siamo in un grande inghiottitoio largo 30 metri e alto 20 preceduto almeno cento metri prima di un nauseante odore di guano.Non importa siamo gasatissimi quando sentiamo dentro scorrere un grosso fiume!Amaramente e con i conati di vomito, scopriamo che il rumore non è di acqua ma è causato da qualche migliaio di pipistrelli grandi come i nostri piccioni, che letteralmente ci investono come un vortice di vento e miasmi causati dal guano e tonnellate di tronchi di banano in decomposizione che la grotta si è risucchiata. A stento io e Davide rileviamo i 244 metri di sviluppo. Non mi era mai capitata una cosa del genere! All’uscita ci giochiamo l’ultima carta. Altra mezzora e troviamo veramente una grande grotta: peccato che si tratti di Can-Yawa, tredici chilometri di gallerie esplorate  da Jean Paul e company nel 2002. Va beh, è andata così.
Tornati troviamo mezzo villaggio ubriaco, con la barangay capitain che a stento si regge in piedi e mi saluta con pacche sulle spalle ed occhiali di traverso sostenuti a stento dal naso: ma se stamattina non mi guardava neanche, cosa è successo? Entrati in casa, troviamo il professor Rossi, venerato come il colonnello Kurtz in Apocalips Now che a suon di Tanduay ha letteralmente sconvolto una tranquilla domenica di un paesino sperduto nel carso di Samar. Chiaramente non hanno bevuto tanto ma è che non hanno l’imprinting Veneto del vecchio geologo in fatto di alcool.

A stento riusciamo a organizzare il ritorno con i villaggio in delirio. Troviamo cinque portatori tra i più sobri. Tenta di venire con noi anche Samy, ragazzo di vent’anni che a stento si regge in piedi. Dopo essere scivolato e caduto in acqua, percorrendo la palma che a due metri altezza attraversa il fiume facendomi quasi cadere con lui, decide che forse è meglio cedere il pesante zaino. Due ore e mezza di buon passo sotto la luna piena ci portano a Literon dove dopo aver svaligiato un negozio di alimentari, prendiamo tre moto per Calbiga.

Report di Lillo da www.ggb.it

Aspettando la barca a Balogo

Battendo riso a Canlobo

Campo lungo il Limatcong River

Il dottor Rok con la siringa pronta per Gigi

Gigi e Marc nel sifone di Dimagbaha

Il villaggio di Antol

Il villaggio di Canlobo

Lillo sul p.60 vicino a Gobingob Cave

L'inghiottitoio di Limatcong River

Mostrando le immagini a Canlobo

Mototaxi da Literon a Calbiga

Occhialini per la pesca in osso e vetro!

Pescatori di Antol

Pipistrelli in Saob lungib

Riso e portatori ad Antol

Saob lungib

Scimmietta vicono a Canlobo

Topografando Binagay lungib

Trovata la settima entrata di Can yawa

 

20 Aprile
Immersione a Langun

Calbiga Base Camp, mercoledì 20 Aprile 2011 ore 23:40 (ore 17:40 in Italia)

Ciao a tutti, vi anticipo che eventuali castronerie scritte potrebbero essere dovute alla difficile merenda di oggi pomeriggio, 60 spiedini e 9 litri di San Miguel in 4…
Beh, potrei raccontarvi che era quasi obbligatoria essendo rientrati verso le 13 da un mini campo di 2 giorni a Langun con l’obbiettivo presuntuoso di una doppia immersione: io, Jean Paul e Lillo a valle per esplorare il post sifone, Marc accompagnato da Davide, Tristan e Guido a monte verso la giunzione con il sistema di Borabot-Ludi Bito-Camparina Cave.
Arrivando sul fiume avevamo già capito che la portata e la visibilità non erano migliorate per niente. Marc non sembrava convinto di immergersi fin dal primo momento…
A nulla è valso infatti il paziente accompagnamento dei ragazzi che hanno gestito il trasporto dei materiali, 3 bombole più rebreather laterale messi sul canotto per tutti i 500 metri allagati verso il sifone, visto che 50 metri prima di arrivarci Marc decideva di lasciar perdere.
Nessuno ovviamente pretendeva di più di un onesto tentativo – per carità – ma è stato un peccato davvero per tutti visto che un semplice sopralluogo avrebbe probabilmente sciolto molti dubbi sulla reale lunghezza del sifone. Forse solo pochi metri per poi sbucare in galleria aperta. Vivida la sensazione che il complesso da sopra si beffi dei cagasotto…

Meglio è andata a valle con un Jean Paul che per nulla intimorito dalla corrente di poco inferiore alla volta precedente (2500 l/sec al posto dei 3000 circa quando con Gigi avevano deciso di lasciar perdere), è entrato lateralmente al flusso con una corda da 10 mm palpando il soffitto fino a sbucare dall’altra parte. Chapeau en bas ma poi è toccato a me e a Lillo seguire a bracciate quell’unica sagola in un verde opprimente con 50 cm di visibilità a favore di corrente! Malgrado una sacca d’armo con sassi sono positivo, tocco più volte il soffitto, il bombolino singolo da 4 litri a tracolla che si impiglia: tutte cosine che non fanno belle sensazioni…
Invece dei 5-6 metri dichiarati dai sub americani che per primi hanno superato il sifone detto Luropod senza però proseguire, ho contato una dozzina di metri con profondità massima di 3. Viaggio nella terra di mezzo, ci siamo detti io e Lillo…
Dall’altra parte salone, poi galleria. Ancora salone. Dopo 120 metri di nuovo su un sifone. Grande e per noi definitivo con l’altimetro che segna 20 metri sul livello del mare: troppo pochi per sperare vi siano ancora molti spazi aperti prima di arrivare alla sorgente di Balogo distante 3 Km in linea d’aria e a zero di quota… Prima di arrenderci ci buttiamo su due arrampicate. La prima in libera porta a 30 metri di condotte cieche poi nella seconda sul marcio di blocchi fangosi Lillo mette il primo ed unico spit di varie spedizioni poi qualche chiodo per arrivare ad altri 50 metri di una galleria chiusa.
Il chiodo di calata non canta abbastanza per un’auto moulinette: gli ricordo dove siamo, semmai lo avesse dimenticato…
Tra ramo principale e laterali percorriamo quasi 250 metri prima di ritornare alla realtà nella follia di quella corda controcorrente che non avrei mai lasciato.

Appena sbucato trovo Davide e Tristan che perde la sua macchina foto nei flutti dell’ultima arrabbiatissima cascata. Più sopra Guido ieraticamente avvolto dal fumo dell’ennesima sigaretta. Mi ripete che stenta a riconoscere la parte finale della grotta (esplorata proprio da lui stesso 24 anni fa), all’epoca completamente asciutta!
Provvidenzialmente i ragazzi ci daranno una mano per trasportare tutto alla confluenza dove ci ritroviamo uomini, bombole e bidoni in un ammasso di materiale assurdo. Zaini non trasportabili per due viaggi a testa in tre (visto che gli altri hanno pensato bene di dileguarsi) poi un penoso passa sacco nelle strettoie prima del campo dove alle 21:30 finalmente ricompattiamo i nostri 15 sacchi. Jean Paul e Tristan decidono di partire al volo in maniera di avvisare Lando e i porters per l’indomani; io, Guido, Lillo, Davide e un abbacchiato Marc ci gustiamo invece un meraviglioso bivacco sotto la volta di uno degli ingessi più belli del mondo. Il fornello a benzina come da manuale non funziona quindi cena ridimensionata a lattine di tonno piccante e marmellata di manghi.
Mi sveglio alle 2 per divorare una busta di mango secco. La schiena a pezzi, il collo con ancora la forma della bottiglia di Pepsi usata come cuscino. Per un attimo confondo i rumori di Marc che dorme nella sua tendina monoposto per un cinghiale, immaginandomelo come un baboy (maiale) albino cieco che grufola per Langun…
Alla mia sinistra intanto il sacco lenzuolo di lino infangato di Guido pare la copia della sacra sindone, macchie gialle di Auromicina a parte…
Apro la zanzariera. Tra mille pensieri l’alba arriva lentissima alle 5 nella danza delle rondini che volano in vortici aspettando il rientro del milione di pipistrelli: mezzora di sogno a occhi aperti fissando quel sipario azzurro. Uno dei ritratti di cielo più belli che le grotte abbiano mai incorniciato.

Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it

Albin osserva un P30 non ancora sceso

Campo a Langun Cave

Guido sotto i giochi di luce alla base del P.120 a Langun

Sempre un piccolissimo Guido sotto il P.120 a Langun

Lillo in versione speleosub

Lillo nella corrente poco prima del sifone a valle

Post-sifone a valle di Langun

Topografando il post-sifone a valle di Langun

Migale da 15cm a Langun

Sorpresa in strettoia a Gobingob, Lillo è passato a 20cm...

15 sacchi da passare in strettoia

Aspettando i porters a Langun

Piatti nuovi di zecca da Vilma!

 

21 Aprile
Le esplorazioni proseguono!

Calbiga Base Camp, giovedì 21 Aprile ore 23:00 (17:00 in Italia)

Ciao a tutti! Finalmente una giornata prolifica, malgrado tutta la pioggia di stanotte, in cui hanno lavorato contemporaneamente 3 gruppi diversi. Guido, Tristan e Jean Paul partendo da Panayoran sono stati accompagnati da Lando in una nuova zona, circa 1 km ad Est di Gobingob, dove sono saltate fuori due grotte. La prima modesta, 70 metri in tutto, mentre la seconda davvero splendida: 300 metri di galleria fossile concrezionatissima.

Io, Lillo e Matteo abbiamo invece sceso dapprima Lando Bito 1, una bella serie di pozzi-cascata fino su un sifone a -60m. Spostandoci 50 metri più a Ovest nella stessa depressione siamo entrati nella più lunga ma meno profonda Lando Bito 2 (120m di sviluppo, -30m di profondità).
Per concludere in bellezza a me è toccato l’onore di scendere il terzo ed ultimo pozzo della giornata. Soprattutto di fare l’ennesimo incontro ravvicinato con un ibingan arrotolato alla clessidra in cui stavo mettendo un deviatore!
50 metri di pozzone che mi fanno riprendere dalla storta di ieri sera e sorpresa: atterro in una galleria con tracce di passaggio e un torrente sul fondo. Giunzione! Da fuori mi gridano che è il settimo ingresso del Complesso di Borabot-Ludi Bito-Camparina Cave. Soddisfazione a manetta!

Un Gigi quasi recuperato e un Gatto sempre più gatto hanno invece accompagnato Marc a Balogo dove ha cercato il riscatto sondando il caffelatte fino a -15 mentre il fiume saliva a vista d’occhio per la piena… Notata una singolare corrente aspirante molto probabilmente in relazione ad una polla sorgente posta a soli 5 m in linea d’aria.

Report di Davide Abbagnale Merigo da www.ggb.it

Abalakov sul secondo pozzo di Lando Bito

Topografando Lando Bito

Risalendo il P30 a Lando Bito

All'ingresso di Lando Bito

Ancora una sorpresina per Davide a 20cm dal deviatore sul P50 di Ibingam Bito

Insetto stecco

Ananas a Panayoran

Prova di forza tra Erode e ignaro bambino

 

22 Aprile
Ravanate Pasquali... La spedizione si allunga

Calbiga Base Camp, venerdì 22 Aprile 2011 ore 23:40 (17:40 in Italia)

Altra giornata di lavoro, in un Venerdì Santo che ha reso il paese un pullulare caotico di persone vestite a festa radunarsi vicino alla chiesa che dista solo pochi metri dalla nostra casa non proprio “sensibile” alle feste pasquali. Gente insolitamente curata e sgargiante che emana un misto di aromi e profumi che ci fa un po’ imbarazzare, visto che oramai noi ci siamo adattati e cominciamo ad essere circondati da un alone di odori che ricordano la Calbiga di tutti i giorni.
Due gruppi: io e Matteo con una guida a ravanare nella dolina di Gobingob per verificare un ingresso con punto di domanda presente nel rilievo, l’altro con Jean P., Tristan e Davide a rilevare e fotografare le due nuove grotte trovate ieri con Lando.
Stamattina partiamo un po’ più tardi del solito e presto ci pentiamo quando sotto un sole cocente più che mai, ci rendiamo conto che la nostra guida non ha capito affatto dove volevamo andare. Una corsa a seguirlo lungo un tortuoso sentiero con i nostri soliti zaini pesanti, mentre lui scarico balza da un karren all’altro. Quando ormai arrivati al gancio, si ferma davanti ad un pendio completamente coperto di fittissima e bassa vegetazione dicendoci che in cima c’è un pozzo, quasi ci vien da piangere. Lui tranquillo comincia ad aprire un tunnel a suon di machete, chiaramente di dimensioni filippine, che ci obbliga a continue contorsioni per passare con lo zaino in spalla. Dopo venti minuti e quasi in asfissia arriviamo ad un pozzo di dieci metri di nessun interesse, e soprattutto siamo vicini al bordo superiore della dolina e non dentro come volevamo noi. Per fortuna che il nostro amico non capiva nessuna parola d’italiano viste le nostre esclamazioni di gioia! Finalmente riusciamo a farci riportare dentro la dolina, che una volta percorsa lungo tutto il suo perimetro interno non rivelerà altre novità se non farci capire che il punto di domanda nel rilievo, non proprio corretto, risultava essere il P.70 sceso da me e Tristan una settimana fa.
Davide e gli altri intanto dalla Lando’s Lungib portano a casa altri 380 mt di rilievo e un bel po’ di foto. E’ proprio in nostro quasi architetto di spedizione che ci informa che oggi la spedizione ha superato i 5 km di esplorato e poco meno di metri rilevati.

Report di Lillo da www.ggb.it

Oggi per me è stata una giornata durissima. Non tanto per la bollita da rianimazione presa nella calura di mezzogiorno con Lillo ma per la decisione di posticipare la data di rientro. L’unica maniera per giocarsi in 8 persone tutti i giorni da domani al 28 Aprile compreso per poi spostarmi con Gigi a Manila per le pratiche di dogana i primi di Maggio. Loro rientreranno il 29 su 30 come da programma, noi la settimana dopo. D’altronde troppi sforzi soprattutto economici per non provarci fino in fondo. Anche se si è stanchi dentro per la delusione con i piedi che bruciano ormai macerati nei calzari, tutti i giorni sullo stesso sentiero guardando un Calbiga River sempre più marrone. Anche se a casa i bambini stavano facendo il conto alla rovescia.
Adesso dormono tutti. Il ventilatore che sbatte i rilievi sul tavolo. Il neon più rumoroso del mondo che mi frulla la testa. Zanzare allevate nella roba marcia appesa dappertutto. Esco per il rituale del modem. Solo uno speleologo confiderebbe ancora nel miracolo dell’ultima settimana.

Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it

Al McDonald di Calbiga

Ancora concrezioni a Lando Lungib

Back stage a Balogo

Concrezioni in Lando Lungib

Il Calbiga River di nuovo in piena!

La galleria di 400m di lando Lungib

Lando Lungib

Lungo il Balogo River

Marc a Balogo Spring, risorgenza di Langun

Sosia di John Mina

Tuffo nel Calbiga River

Un incredibile nodo a otto naturale fatto da una liana!

 

24 Aprile
Delusioni ed entusiasmi

Calbiga Base Camp, domenica 24 Aprile 2011 ore 23:28 (17:28 in Italia)

Carissimi, ecco come è andata negli ultimi due giorni.
Ieri, io, Lillo Jean Paul e Tristan, accompagnati dal simpatico Lando, siamo finiti su una dolina profonda sulla quale si affacciavano due portali impressionanti. Dai che ci siamo! 20 metri di corda poi il vuoto. Da dove partiamo? Entriamo a sinistra correndo per mezzo chilometro tra una selva di concrezioni. Immaginatevi una galleria larga 50 squarciata nel punto più alto dal raggio di un lucernario. Al suo termine una corrente d’aria decisa ci regala un altro ingresso. Eravamo presi troppo bene, per dirla in gergo: il rilievo che scorre impazzito poi alla settima tratta da 30 metri di media, la doccia gelida: troviamo un pezzo di filo compatibile con quello che 20 anni fa veniva usato nel topofilo (strumento ideato per il rilievo ipogeo), segno indiscutibile che la cavità è già stata rilevata. E’ ovvio pensare a Bito Maanghit, quasi un km di sviluppo vicinissimo a Gobingob, ma che le guide, primi esploratori compresi, pensavano si trovasse da tutt’altra parte…
La coincidenza con la festività pasquale, devotamente seguita a meno di 20 metri da casa nostra, ci suggerisce di non infierire con la divinità ritenuta anche a torto eventualmente responsabile…

Dopo la magrissima consolazione di aver per lo meno posizionato la grotta in carta, finiamo su Golugan Tubli Cave che riporta il nome dell’eremita che pare la abitasse una cinquantina d’anni fa. Tre saloni fossili da 30-40 metri di diametro concrezionatissimi che ovviamente chiudono dopo 250 metri rendendo vero il detto che la calcite è nemica dello speleologo.
Non contenti, sul pantano del ritorno, mi infilo in un bito (pozzo) da 25 metri. Attenzione a non annodare la corda dietro un banano marcio! Ma attenzione soprattutto a quel serpentello fine verdissimo e ahimè mortale che per fortuna è stato notato da una delle due guide mentre pendeva sulle nostre teste!
Una diaclasi in libera per altri 25 m poi finisco in una bella galleria larga fino a 15 m e lunga 200. Di per sé niente ma interessante tassello nella ricostruzione di un reticolo di drenaggio sud-nord appartenente ad un carso ormai smembrato.

A casa ci ritroviamo ormai a mezzanotte con il gruppo che è stato a Barruz nella zona di Gandara, 2 ore da qui più un’altra ora di enduro durissimo, per un’immersione in sorgente. Marc ha un sorriso a 36 denti (come diceva il buon Mike…). Pare estasiato dalla sorgente sbucata credo da imprecisati racconti alcolici più che da una razionale ricerca di condizioni di fattibilità. Un bel fiume bluastro da 2-3 metri cubi, visibilità a 2 m: 160 metri percorsi per buona parte sommersi! Il bello è che sopra vi sono grotte aeree, odore di sistemone, teorizza Guido guardandomi di lato con aria mefistofelica.

Fermento, fermento. Oggi tutti, sia quelli dotati di bombole d’aria sia quelli che preferiscono l’instabile ma generoso acetilene, affilavano le armi per battersi negli ultimi 3-4 giorni proprio nel carso di Gandara.
Io, Lillo e Davide nel frattempo abbiamo seguito l’ennesima segnalazione di Lando fino a Majangcao. Sono spuntati 850 metri divertenti tra una galleria fossile epidermica a 5 ingressi collegata da ripida condotta al fiume posto più in basso. Cogliamo l’occasione per ringraziare tale corso d’acqua per aver lasciato aperto quei 10 cm d’aria mentre fuori pioveva…

Una fitta pioggia cade ancora adesso sulle lamiere di Calbiga. Come volesse diluire le ultime gocce di un programma che ci avrebbe svelato i segreti dei suoi fiumi sotterranei. Come se volesse ricordarci che non c’è avventura migliore di quando si confonde il caso con la sfortuna.
Un abbraccio a chi non si è perso nemmeno una puntata.

Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it

La nostra balera-magazzino

Trasporti sacri di Pasqua

L'unguento usato anche per gli zoccoli dei cavalli, fondamentale per non prendere funghi e parassiti

La nostra guida Lando con Jean-Paul - praticamente i Ringo Boys

Città di roccia verso Bito Maanghib

Uno dei due portali di Bito Maanghib

L'imponente portale di Bito Maanghib

Golugan Tubli Cave

Rondini tra le concrezioni

Innocuo grillo

Sorgente-lavanderia a 5 minuti da Majangcao

Uno dei 5 ingressi di Camanga Cave

Fauna di Camanga Cave

Parete tappezzata di amblipigi

Semisifone a Kamanga Cave

Sempre passaggi in semisifone a Kamanga Cave mentre fuori piove...

Spuntino a Kamanga Cave...

Un carabao si crogiola nel fango meglio di qualsiasi speleo

Un'ora di enduro per arrivare a Barruz

Motociclisti vs Camion: 0-2, fuori Calbiga

Barangay di Barruz prossima destinazione

La sorgente di Sulpan Barruz

 

26 Aprile
Grandiosa esplorazione a Samar!

Il mio cellulare suona, cade la linea, poi risuona e la linea cade ancora. Va bene cosa c’è di strano vi chiederete?
Nulla se non fosse che il numero che compare sul display è quello del telefono satellitare di Matteo (Pota) Rivadossi. Deve essere qualcosa di eccezionale, penso, se mi chiama direttamente. Ed infatti, quando la linea è presa:
“Ciao Gianni, scusa ma non potevo aspettare a darvi questa notizia…”

Come tradizione vuole, anche questa volta dal cilindro dei complicati carsi filippini è uscito il “mostro” di fine spedizione. A due giorni dalla partenza i nostri compiono finalmente una grande esplorazione. Si tratta di un enorme grotta esplorata per cinque chilometri con al suo interno un fiume di 2-3 metri cubi al secondo. Domani l’assalto finale e la conclusione del rilievo topografico.
I dettagli e le foto, come sempre, arriveranno appena possibile. Seguiteci.

Report di Gianni Garbelli da www.ggb.it

 

27 Aprile
Slideshow

Come promesso Marc ci invia una bella serie di immagini che ci raccontano gli ultimi appassionanti momenti della spedizione a Samar.

Un'ora di enduro da Barruz verso Gandara

Alla base del "sotano", quarto ingresso di Sulpan Maliw

Arrivo a Barruz

Carla, 14ma dei 16 figli del barangay captain che ci ospita, sceglie il riso

Cena presso la casa del barangay captain di Barruz

Galleria in Sulpan Maliw

Il simpatico maialino di Kamunuan, in pratica un cagnolino...

Il "sotano" da 50m, quarto ingresso di Sulpan Maliw

Incredibile risalita dalle rapide con la bancas a bilanceri!

Marc a Sulpan Barruz

Partenza da Gandara, ci aspettano 3 ore di fiume!

Passando sotto il terzo ingresso

Sempre sotto il "sotano"

Sulpan Barruz, risorgiva di Sulpan Maliw

Tramonto sul carso

Tratto in corrente...

Verso il secondo ingresso, la galleria prosegue oltre...

 

28 Aprile
Superati i 10Km di esplorazione! Il miracolo degli ultimi giorni si riavvera...

Pubblichiamo di seguito le note relative alle fotografie della news precedente:  nella concitazione febbrile degli ultimi giorni di esplorazione, i nostri non avevano avuto neanche il tempo di inviarci il resoconto!

Casa del Barangay Captain di Barruz (Matuguinao), martedì 26 Aprile 2011 ore 23:30 (17:30 in Italia)

Incredibile. Non Abbiamo parole. Ieri una giornata intera per arrivare qui da Calbiga con 3 ore di jeepney, poi altre 3 di bancas assordante risalendo il Gandara River lungo il quale non sono mancati i numeri sulle rapide…
A Barruz un’ospitalità fantastica: la barangay intera si offre per la spola poi una famiglia esagerata, quella del captain, che si mobilita per ospitare noi e i nostri 5 quintali di materiali. Cena a lume di frontale prendendo le misure della capanna direttamente sulla fronte e negli stinchi… Il bello viene poi quando noi 8 più papà e mamma con i loro 16 figli satureranno la capanna per dormire…
Tra un Cuba Libre e l’altro rigorosamente a base di Tanduay, ci diciamo che ora mancherebbero solo i chilometri di grotta!

E così è stata: Gigi e Marc impegnati in acqua tra la bellissima sorgente e un suo troppo pieno, 200 metri in totale per poi sbucare alla base di un sotano. Noi invece dopo 1 ora e mezza di sentieri nel fango arriviamo alla barangay Kamunuan quindi all’ingressone di Sulpan Maliw. Un sogno, come volevamo!
Beh, vi dico solo che abbiamo rilevato 3 km e visto almeno un altro tra gallerie larghe fino a 50 m e sotani che illuminano la prima parte. Dopo la parola passa al fiume che vi romba all’interno con i suoi 2-3 metri cubi: ovvio che sia quello che finisce a Sulpan Barruz, che caso!

Domani entriamo sempre con 2 squadre per chiudere la topografia mentre un terzo gruppo andrà in avanscoperta di una nuova grossa segnalazione. Ultimo giorno utile, ce la metteremo tutta!

A prestissimo!

Report di Davide e Matteo da www.ggb.it

(…mentre tutti ronfano, i bresciani mai finiti…)

PS ieri è partito JP, oggi in compenso sono arrivati Venus e un altro speleo da Manila, stanotte alle 3 Marc ritornerà a Calbiga.

 

29 Aprile
Incredibile: 14Km di rilievo con giunzione!

Calbiga, ormai ex Base Camp… venerdì 29 Aprile 2011 ore 22:59 (16:59 in Italia)

Non ho parole davvero. Rientrato oggi da Barruz con il grande Tristan raggiungendo Gigi che è qua da ieri a preparar casse, sto cercando ancora di capire cosa e come è successo ancora. Guido che è già in aeroporto con Lillo, Davide, Marc e il Gatto, per telefono mi ha fatto notare che una volta la ciliegina arrivava l’ultima settimana, ora l’ultimo giorno!
Ce l’abbiamo fatta, i complimenti sono reciproci, caro lolo (nonno)!
Dunque dove eravamo rimasti? Ah, sì, all’altro ieri quando dovevamo entrare in Sulpan Maliw per finire topografia ed esplorazione. A proposito, nel frattempo da Joni abbiamo saputo purtroppo che la grotta era già stata vista da Paul Marcel e compagni nel ’94, stimata per 4 km ma rilevata per 3. Panico, sms a Marcel che è irraggiungibile ormai perso in qualche foresta giù per la Taft. Poi, per non sapere ne’ leggere ne’ scrivere, abbiamo pensato bene di forzare nel nostro stile topografando 5 km in 2 giorni e soprattutto annusando una grossa diramazione al di là di uno stretto laminatoio: almeno 800 metri sfiorati correndo per poi abbandonarli ad un bivio. Vento forte, il nasino funziona ancora…
Ieri mattina mentre una bancas riportava il grosso del gruppo con Venus e Martz a Gandara, io, la mia dolorosissima micosi ai piedi e Tristan decidavamo di rimanere ancora un giorno nell’accogliente Barruz per dare l’assalto definitivo alla Maliw tale da giustificare la scelta di lavorare un buco in sostanza già visto anche se allungato di brutto.

Ebbene, sulla soglia della capanna, clamoroso cambio di programma semmai non fosse una novità. Troppo curiosi di capire quello che la nostra guida Nando mima a braccia ed occhiate. Dako bito, dako tubig! E grande pozzo e grande fiume siano! Per di più è solo ad 1 ora dalla barangay e visto che zoppico non sarebbe una cazzata…
In soli 20 minuti siamo all’ingresso: dolina di crollo, selva di colonne poi la galleria tagliata da un sotano da 70 m. Il fiume che si sente rombare da paura è solo una milionata di pipistrelli… Nando è sempre arrivato solo fino alla base della frana. Il buio nuovo è a monte, alla nostra sinistra, fatto da un chilometro di gallerie larghe fino a 50 metri che si inzuppano sdoppiandosi in un bel lago sifone. Al ritorno da un enorme salone entriamo nella follia di gallerie da urlo. Un altro chilometro con vari laterali e sfondamenti sull’attivo profondo ma corrente per poi decidere di ritornare indietro topografando una roba ormai impensabile per due persone. Il secondo ibingan della giornata, 3 metri buoni ben acciambellati, potrebbe essere un buon caposaldo…
Prima però risalgo i 3 metri della scusa di mollare e sono lungo una sezione gotica di 10 per 15 lunga 3-400 metri. Salone con la galleria che prosegue decisa ma tornare è l’imperativo contro ogni istinto anche se ormai cammino a 4 zampe. Tristan vorrebbe immortalarmi con la Gopro…
Stiamo partendo con la topo ( che fa rima perche con l’accento alla francese) quando succede qualcosa che ne’ io ne’ Tristan riusciamo ancora a spiegare: un rumore impressionante di animale che lotta per 10-15 secondi appena sopra di noi. I primi 2 centesimi di secondo sono comunque bastati per leggerci negli occhi ciò che ovviamente non poteva essere ne’ un serpente ne’ un pipistrello ma neanche un cinghiale… Chi lo saprà mai? Enchanted oppure bulalakao, ci direbbero i locali ma per noi è bastato a cagarci addosso…

Sotto la doccia di luce del sotano continuiamo verso l’avalle; l’ambiente è enorme. Ecco ancora il livello di base. Fermo e profondo. Tristan, guarda se trovi il filo di Gigi, per favore! E lui con la sua naturale impassibilità che mi dice: oui, il y a le fil de Gigi (anche lui con l’accento alla francese…).
E’ giunzione! Giunzione bellissima, così fuori programma e per questo così sorprendente! Giunzione tra il sifone di 80 m a -15 situato a monte del canyon esterno, Sulpan Lake che a sua volta è collegata alla sorgente Sulpan Barruz da un sifone di 60 m a -24.
Davvero un bel giochetto, ripeteva un Gigi tutto bello contento dopo un mese di attesa!
Ora il disegno è quasi completo: Manca solo il collegamento con il bestione della Maliw di sopra, chilometri di gallerie percorse da un fiume di 3 metri cubi che romba nelle nostre teste da solo 4 giorni ma ormai per sempre.
Una scusa per tornare a godere dell’accoglienza davvero commuovente di Barruz, della grazia delle 7 figlie del barangay capitain. Della magia di un altro finale già scritto.

Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it

14Km di rilievo da asciugare

A Calbiga si rifanno le casse

All'ingresso di Sulpan Maliw con Elena

Concrezioni

Dopo 2 ore di avvicinamento scalza Carla, la figlia del Barangay captain, si mette le scarpe decisa ad entrare con noi

Gigi per le rapide del Gandara River

Il lago sifone a monte di Sulpan Lake

Il sotano di Sulpan Maliw

Immersione accompagnati dai bambini di Barruz

In casa del Barangay captain comandano le donne...

Lasciare Barruz è proprio dura

La seconda entrata di Suplan Maliw

L'attivo poco prima della perdita

L'ultima poderosa rapida in Sulpan Maliw

L'ultima punta in grotta, trascinandosi per la micosi ai piedi!

Perdita dell'attivo a Sulpan Maliw

Sulpan Cave

Sulpan Maliw

Tartaruga in Sulpan Maliw

Trovato il filo di Gigi in Sulpan Cave, giunzioneee!

Un banano a 1km all'ingresso...

 

3 Maggio
Dal Samar a Manila, 24 ore di bus

Casa Orlanes, Quezon City (Metro Manila), martedì 3 maggio 2011 ore 1:27 (19:30 del giorno prima in Italia)

Siamo rientrati ieri, o meglio Domenica visto l’orario, dall’incubo di un viaggio tanto affascinante quanto scomodo. Da Catbalogan a Manila con le ginocchia in bocca e mezzo culo fuori da un sedile che ti fondeva l’altra metà. Attenti a non calpestare i bimbi che crollavano di sonno sul sacco di riso tipo argine a fianco, con i finestrini chiusi quando pioveva: roba da soffocamento se non graziati da una decina di soste fisiologiche in una sorta di autogrill popolati di zoombies. Muri di scatole di cartone, 80 persone e 5 galletti che hanno pure scandito l’alba, 850 km senza rettilinei, aria baganta, appiccicosa per 24 ore da ridurti ad uno straccio.
Ci mancava poi un’attesa di oltre 3 ore per un camion di cocchi con gli assali spezzati prima di decidere di cambiare strada…
Non so bene perché io, Tristan e Gigi alla fine ci siamo ritrovati sul più marcio dei bus economici quando, con 3 euro di più, avremmo viaggiato su sedili standard e con il lusso dell’air con: boh, ci ricordiamo solo della faccia schifata di Joni mentre ci accompagnava…

Il furgone stracarico guidato da Jomar ci raggiunge proprio al bel negozietto d’avventura di Joni a Catbalogan: ovviamente è a secco di benza e di denari; speriamo di rivederlo l’indomani a Manila con tutta la nostra tonnellata stipata questa mattina a Calbiga. A proposito: riconsegnare la casa alla signora Isa è stata quasi una liberazione. Quel che è certo è che il nostro affitto non gli basterà a farla esorcizzare…
Un abbraccio ovviamente a Bebet e al Muto ma con la fretta di lasciare una cittadina ormai insopportabile.

Ora siamo di nuovo qui. Ospiti ingombranti di una famiglia che praticamente ha preso parte alla spedizione: papà Osmund si è trovato fatture e cargo intestati, la dolce Tweet ha praticamente smesso di lavorare facendo la hostess per noi, Jomar è autotrasportatore, la mamma cuoca e la nipote è la nostra broker… Oggi abbiamo ritornato la bombola d’ossigeno e sbrigato varie pratiche per rispedire il materiale, mentre domani giornatina cruciale. Anche se, lo dico ravanandomi ben bene, riportare via tutto sembrerebbe davvero più facile. Da segnalare solo una testata, orrenda per il gong e relativo unto lasciato, piantata da Gigi in un centro commerciale…

Peccato davvero invece per l’sms di Davide dagli infettivi dell’ospedale civile di Brescia dove è ricoverato con 42 di febbre e blocco renale giusto appena rientrato. Ovvio rivedersi lo spettro della leptospirosi, unica rogna che talvolta ha segnato i nostri viaggi nell’arcipelago. Davide mola mia! Aspettando le analisi comunque ti abbracciamo tutti urlandoti un “dai gnaro! da ribaltare il reparto.

Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it

24 ore bestiali tra Catbalogan e Manila

Assali posteriori spaccati per questo camion stracarico di noci di cocco...

Ancora pioggia con i colori di un quadro impressionista

Catbalogan

Carabao

Gandara

In una eatery a Gandara

Impianti a norma

Jeepney in sorpasso

La costa occidentale di Samar dopo Calbayog

Pioggia sul Gandara River

Salto da 20m dal ponte di Gandara

Traghetto tra Samar e Luzon ad Allen

Nel negozio bazar di Joni a Catbalogan

Tramonto ad Allen

Magari avessimo preso questo di autobus!

 

6 Maggio
Good morning, o meglio Good Bye Philippines!

Manila, hall del Malate Pensionne, Venerdì 6 Maggio ore 9:30 (3:30 in Italia)

Per me e Gigi oggi pomeriggio finalmente il volo di rientro. A 41 giorni dalla partenza di un viaggio incasinato fa davvero piacere. Tristan, che ieri è stato accompagnato in moto al commissariato perché a dorso nudo, invece aspetta Emilie, sua compagna, con la quale si fermerà altre 2 settimane nella bellissima isola di Coron, Palawan.
Martedì è stata una giornata cruciale in cui abbiamo sbrigato gran parte delle scartoffie per l’export della merce che poi, con gran sollievo, mercoledì mattina abbiamo caricato su un camion: Casa Orlanes restituita ai legittimi proprietari…
Gli ultimi due giorni sono passati ancora in casa loro con la paziente Tweet davanti al pc componendo fatture, documenti, autocertificazioni in qualità ormai di broker professionali con la paura che saltasse fuori qualche rogna. In realtà, a parte 20 e-mail e un paio di assurdità solite UPS, tutto liscio. Anche perché alle 18 abbiamo il volo e quindi…

Tra una mail e l’altra ho avuto modo di sognare mettendo sulla carta appena acquistata le grotte di Barruz. Il fiume che si perde in una depressione distante 8 km dalla sorgente: lì siamo finiti in qualcosa di veramente colossale e forse ad un passo dall’essere completamente percorribile! Nei prossimi giorni sotto con l’inserimento dei dati di 8 km di topo (sempre alla francese…). A proposito Gigi mi ha fatto notare che il sifone di Sulpan Barruz è 160 m con altri 140 allagati laterali e non 60… L’orgoglio…

Lasciare la famiglia Orlanes ieri sera è stato come salutare dei parenti. Un grazie a tutti loro, travolti dallo tsunami della spedizione, non basta di certo. Ciao Tweet, ciao Osmund: la prossima volta il mio bagaglio sarà una ventiquattrore, promesso!
L’ultima notte in una capitale ormai opprimente è passata incredibilmente tranquilla resistendo alle tentazioni di karaoke e avvenenti signorine: forse grazie al pieno di calamari ingoiati a cena in tutte le salse…
Bene, ora scappiamo. Farò fermare il taxi per gli ultimi 2 kg di mango poi basta, all’aeroporto per recuperare documenti da Chares che tra l’altro si era incazzata a morte perché gli avevamo dato della pasticciona, regalo di google traduttore…

Il resto sarà tempo di pensare a questa spedizione, al sorriso dei bimbi e di Sonia che mi reclamano. A un altro viaggio che rimane.
Un abbraccio a tutti quelli che non si sono persi nemmeno una puntata.

Report di Matteo Pota Rivadossi da www.ggb.it

Ad Intramuros con la broker e Tweet a sbrigare le carte

Si preparano le casse

Arachidi bollite

Autoricambi

Gigi, Trista e Tweet

Binondo Church

La Cattedrale ad Intramuros

Interno della Cattedrale

Il fritto più buono del mondo a Ong pin North bridge

Kalesa tirata da cavallo schiumante per l'afa

Spacciatori di canna da zucchero a China Town

Lasciamo l'opprimente Manila

 

Considerazioni finali di Gigi sulla Spedizione "Samar 2011":

Il fascino di una spedizione extra europea, dopo tanti anni dall’ultima, nei cenotes del Messico nel secolo scorso cioè, non si spaventi nessuno, nel 1993 mi coglie e mi avvince: quale occasione migliore per vivere emozioni inattese molto diverse da quelle che si possono più facilmente immaginare durante le spedizioni europee.

La pietra viene scagliata nel mio stagno lo scorso autunno da Pota, che mi chiede se sono interessato a partecipare ad una spedizione speleo subacquea nelle Filippine e precisamente nell’isola di Samar. L’acqua del mio stagno ribolle addirittura, mentre mi ritornano in mente i ricordi non solo del Messico ma anche della Russia (nel 2003) con Jean Jacques. Ascolto attentamente i racconti delle esplorazioni speleologiche effettuate negli anni scorsi sull’isola, immagino  limpide sorgenti da cui escono fiumi navigabili, la descrizione di sifoni superando i quali si unirebbero chilometri di gallerie. Tutto s’intuisce affascinante e a portata di mano così che i pensieri sognanti galoppano e s’intrecciano. Nell’attesa pregusto la piacevolezza dell’acqua tiepida di quelle regioni, immagino lo stupore che mi pervaderà davanti alle dimensioni ciclopiche di gallerie da cui escono 20mc/sec di acqua in condizioni di regime normale, mi proietto già nel bel mezzo di una giungla dalle piante aggrovigliate e dai rumori sconosciuti degli animali. Una spedizione in un luogo a 14.000 km. dalla mia casetta è una promessa, oltre al goal esplorativo, di incontri con abitudini, persone, volti che con la loro diversità potranno solo farmi crescere umanamente.

Il giorno della partenza ci troviamo quasi tutti a Malpensa: fra noi il Gatto che, nel suo universo rotondo, privo di asprezze, dove si fondono scherzetti, storielle ilari, battutine “tiramisù”, diventerà, durante le tappe nei vari villaggi o cittadine, tra una foresta e l’altra, il vero e proprio punto di riferimento per i bambini. Alla vista della sua mole, essi saranno incuriositi e attratti, mentre lui, contorcendo il viso e trasformandosi in un “mostro”, li sorprenderà, facendoli correre in preda ad un finto terrore, disperso poi, in un mare di risa.

Raggiungiamo Manila dopo una ventina di ore: l’aspetto è quello di una città calda, umida e caotica. Dopo aver trascorso la notte in una pensione situata in un quartiere, centro della vita notturna della città, al mattino ci separiamo: gli altri vanno subito a Calbiga (isola Samar) , il Pota ed io rimaniamo per espletare le operazioni doganali. L’incubo ha inizio: giorni interi passati tra squallide mura di uffici vari, dove testimoniamo a nostre spese, i risultati dell’inefficienza ed dell’inerzia totale: gente assorbita nell’impegno di guardare la televisione, gente che si dedica alla propria pedicure, qualcuno che dorme svaccato sulla sedia dell’ufficio con una salvietta in faccia per proteggersi dalla luce e dai seccatori, chi si dedica al cibo apparecchiando la scrivania come fosse una tavola da pranzo; dopo il pranzo che si fa? Ci si pettina e ci si trucca, mentre il duro di turno, con espressione “intelligente” sfoggia, appoggiato al bancone, occhiali a specchio stile anni ’60, mirando il vuoto. M’immagino la caterva di materiale su cui scrivere, disegnare o elaborare un film, dopo una visita in questi uffici, per un neo Kafka, un Bruegel o un Fellini.

E’ quasi miracoloso, dopo aver speso una cifra folle per riuscire a ritornare in possesso delle nostre attrezzature, partire e raggiungere Calbiga. Questa è una piccola cittadina a ovest dell’isola, campo base della spedizione dove ci riuniamo con tutti. Scopriamo che in questa zona ha diluviato per giorni e che a marzo, era tutto allagato; brutte notizie ovviamente, per quanto riguarda la possibilità di esplorare sott’acqua. Le sorgenti, già visitate dai nostri compagni, hanno in media un livello di oltre 5 m. più alto rispetto al livello normale in questa stagione, mentre il colore delle acque vorticose spazia nelle varie tonalità tra il verde e il marrone.

L’ottimista Pota dichiara che con qualche giorno di bel tempo la situazione migliorerà sistemandosi, e noi speleo-sub speranzosi, aspettiamo con fiducia senza prendere in considerazione opzioni che, valutate col senno di poi, sarebbero state migliori.

Scelte che poi si riveleranno improprie, ne commettiamo più di una. Il ruolo dell’inesperienza dei luoghi e del clima, l’entusiasmo e la voglia di fare che ci inducono a sottovalutare gli ostacoli oggettivi, ci impediscono di concretizzare solidamente gli obbiettivi ma, “les jeux sont faits” e lo sguardo retrospettivo, piuttosto che la commiserazione degli errori, deve essere utile come esperienza per il futuro, un futuro che spero sia a breve termine.

Un’esperienza esplorativa scarsa di risultati rilevanti, almeno dal punto di vista speleo subacqueo, un’esperienza che segna profondamente l’orgoglio e ti suggerisce una volta di più la consapevolezza della nostra fragilità di fronte alle forze della natura che in queste condizioni, vincono sempre sull’uomo. Non siamo noi i primi né saremo gli ultimi, a ritornare mogi, con le pive un po’ nel sacco, da un viaggio così promettente: un investimento poco fruttuoso, per qualcuno le vacanze di un anno consumate, per un risultato totale di 500 m. d’esplorazioni speleo subacquee che, per me, confrontato con le attese è un po’ poco. Per percorrere 170 m. alla profondità massima di 13 m. nella sorgente di Balogo, chiamata Dimagbaha Spring sono stato in acqua più di un’ora, mentre normalmente in un’ora, in una sorgente in condizioni normali, percorro a pinne facilmente più di 1500 m.

Abbiamo girato in lungo e largo per l’isola per verificare altre sorgenti e trovare un’alternativa dando così un risultato più significativo al nostro viaggio, ma nulla: tutto era incredibilmente fuori condizioni come se la stagione delle piogge fosse nel pieno del suo ciclo. Posti apocalittici con fiumi impetuosi alimentati da sorgenti turbolente e violente che fanno stimare gallerie interne spropositate, da dove, con una seppur empirica stima a occhio, escono 50mc/sec per la sorgente che riversa nel fiume Calbiga, o i 20mc/sec che escono dalle due sorgenti nel Taft River.

Dalle foto che Joni mi mostra con le sorgenti in magra, noto che la visibilità non è quella dei cenotes messicani, ma comunque è accettabile. La lucina della voglia di fare, che stava per attenuarsi riprende intensità e ripristina il desiderio di tornare e di misurarmi con queste sorgenti, con questi fangosi sifoni che al momento mi si negano.

Calbiga, dove sta il campo base baricentrico per le nostre esplorazioni, è una cittadina caotica con motorini che sfrecciano gracchianti a tutte le ore della notte, scuotendoci da un sonno che vorrebbe essere tranquillo. Numerose zanzare volano radenti presso le nostre orecchie poi si sfamano con il nostro sangue. La ciliegina sulla torta, per coronare il disagio, sono le campane di una piccola chiesa. Altro che romantiche armonie di antica memoria! Tutte le mattine alle 5,30 e per trenta minuti senza pausa, queste vengono azionate da un isterico campanaro, invadendo con un suono fesso e irritante, un sognato silenzio. Segue, subito dopo alle sei, una filastrocca di preghiere e litanie, provenienti da altoparlanti a tutto volume: non c’è tregua per buona parte della giornata, a volte fino oltre la mezzanotte, in una sorta di preoccupante estremo fanatismo religioso. Nonostante la popolazione in questa cittadina sia stata sempre ospitale, gentile, simpatica, in qualsiasi posto dove abbiamo avuto contatti, penso che nel futuro eviterò di fermarmi qui.

Il tempo impiegato per la ricerca di luoghi appetitosi da esplorare, ci dona la possibilità di imbatterci, raggiungendo le barangays, villaggi di poche casette, in ragazzini e ragazzine con volti sorridenti ed espressivi: potendo, scattiamo loro qualche foto affinché, quello che la memoria crede di non saper perdere, rimanga comunque immortalato e possa essere mostrato ad altri che non possono vivere direttamente queste immagini. La semplicità e genuinità con la quale essi si divertono, è esemplare: giocano con la posizione delle loro proprie mani, con le ombre create dall’intreccio delle dita; per la strada, usano le ciabatte lanciandole in un gioco simile al nostro delle bocce, passano ore sul bordo dei fiumi vivendo il contatto della natura e acquisendo un’esperienza di vita che pochi nel nostro mondo possono vantare.

Quando il viaggio sta per finire, ci spostiamo, per gli ultimi giorni, in un posto nuovo, lontano dai nostri progetti iniziali: alla barangay Barruz. Dopo tre ore di barca risalendo il fiume, arriviamo al villaggio accolti festosamente dai ragazzini radunati nel punto di sbarco. Essi, dopo averci calorosamente salutato, ci aiutano a trasportare i materiali fino alla casa del Captain, il capo villaggio.

Due sono gli obiettivi: la sorgente di Sulpan Barruz e il Sulpan Lake. Marc svolge la ricerca in Sulpan Barruz, completando un’esplorazione totale di 250 m. suddivisa in tre rami, io supero il sifone di Sulpan Lake dopo 80 m., profondità massima di -15 m. raggiungendo una sala enorme piena di pipistrelli e rondoni; guardandomi in giro, vedo la luce penentrare nel salone e decido di non uscire dall’acqua perché è più facile cercare l’ingresso dall’esterno.

Quando Marc rientra, colgo l’occasione per provare a continuare la sua esplorazione. La corrente inizialmente è forte, e il filo la segue fino a un grosso tronco incastrato di traverso nella galleria poi, appena dopo, quando la corrente si attenua e sparisce, proseguo ugualmente anche se non credo di andare nella direzione più appropriata. Mi ritrovo in mezzo a tronchi di varie misure ma, vedendo molto poco attraverso il fango, non riesco a capirci molto. Andando ancora avanti e sentendo qualche cosa cadermi sulle gambe, ho un fremito di paura. Sarà un cobra nero che si è dedicato alla subacquea? Mi giro delicatamente e vedo solo un ramo appoggiato sulle gambe. Risalgo aspettandomi di arrivare in superficie e di fatto, quando vedo una luce e caccio fuori la testa dall’acqua, constato di trovarmi nella “perdita” di Sulpan Lake: un tunnel perfetto e, che bello, una meritata soddisfazione: 80 m. di esplorazione di Marc a -24 m. più altri 50 m. di mia esplorazione per uscire in aria; un totale di 130 m. di galleria allagata. I due sifoni si susseguono uno dopo l’altro nel Sulpan Lake e suggeriscono prosecuzioni sia all’asciutto che in acqua, per kilometri.

Al ritorno mi trovo di fronte un enorme tronco che non avevo notato all’andata; del resto, un metro di visibilità non è molto e in queste gallerie, il fango ovunque, è di moda.  Tento di seguire la corrente per trovare la via attiva dell’acqua, ma i miei tentativi non portano a nessun risultato; l’esplorazione attuata mi soddisfa comunque e riemergo felice.

A monte del sifone di Sulpan Lake, grazie ad un cambio di programma, Pota e Tristan trovano un ingresso che conduce in un mondo di gallerie vergini da esplorare.

Il rientro a Manila è la chiusura del cerchio. Da Samar il mezzo di trasporto è un pullman scalcinato con sedili a misura di filippino magro e piccoletto, galletti e pollame garrulo, traballamenti e caldo soffocante. Prendiamo aria sul traghetto attraversando una lingua di mare ma siamo talmente frastornati che l’autista e gli altri passeggeri che ci richiamano per risalire sul bus. Probabilmente facciamo tenerezza perché a Manila, l’autista, prima di ripartire per la successiva destinazione, si congeda da noi come fossimo vecchi amici mentre i passeggeri rimasti a bordo, gli fanno da coro salutandoci e agitando le mani.

La già presente nostalgia per la foresta e per le barangays viene soffocata dall’incombenza di Manila città di 18.000.000 di abitanti orrenda e invivibile con veicoli altamente inquinanti che per fortuna, non tutti hanno la possibilità di avere, povertà reietta e tangibile con il panorama, famiglie intere comprese di bambini che dormono per le strade in mezzo ai topi, a pochi metri dai locali karaoke e dalle agenzie dei venditori di appartamenti in lussuosi avveniristici grattacieli. Contrasti sociali enormi, scenari degradanti dei molti che non hanno chanches di migliorare la loro esistenza: strisciare nel fango sfiorando i cobra, è meno angosciante.

La perla nera del viaggio è la serenità e la felicità trasmessa dalle persone incrociate in queste regioni, per la naturalezza senza problemi, con la quale sono accettati i diversi di stato fisico, censuario e religioso.

La speleologia o la speleologia subacquea, quando si programmano spedizioni, per forza di cose, obbligano ad avere contatti sul posto e questo permette una conoscenza meno superficiale perché occorre adeguarsi ai ritmi e alle abitudini indigene ottenendo risultati tanto migliori quanto meglio si riesce a comprendere il genius loci.

Me ne sto allontanando e già disegno di ritornare: le possibilità esplorative sono veramente ampie, ma per ritornare realizzando un progetto, occorre, sfruttando le esperienze appena vissute, un lavoro metodico approfondito di ricerca, non indifferente e certamente un convinto sostegno finanziario.

Non mi resta che ringraziare calorosamente tutte le persone che ci hanno sostenuto e aiutato in ogni modo, ospitato, sopportato e i compagni di viaggio con cui ho assaggiato e condiviso una fetta gustosa della torta della mia vita.

         
     
 
Simpatia
Foto: Gigi Casati 

 

 
A spasso sul fiume
Foto: Gigi Casati

 

 
     
 
Piove, tanto per cambiar
Foto: Gigi Casati

 

 
Si lava sotto la pioggia
Foto: Gigi Casati

 

 
     
 
Ci si lava sotto la pioggia
Foto: Gigi Casati

 

 
Si nuota sotto la pioggia
Foto: Gigi Casati

 

 
     
 
Si passeggia sotto la pioggia
Foto: Gigi Casati

 

 
Non vorrei ridere
Foto: Gigi Casati

 

 
     
 
Mi mancano i denti
Foto: Gigi Casati

 

 
Che paura, ma chi sono quelle persone nel display?
Foto: Gigi Casati

 

 
     
 
Siamo sorelle
Foto: Gigi Casati

 

 
Mi lascio pettinare
Foto: Gigi Casati

 

 
     
 
Ora sono perfetta
Foto: Gigi Casati

 

 
Ma siamo noi nel display?
Foto: Gigi Casati

 

 
     
 
Concentrate
Foto: Gigi Casati

 

 
Chi mi distrae?
Foto: Gigi Casati

 

 
     
 
Ancora un po' e si affonda
Foto: Gigi Casati

 

 
Natura
Foto: Gigi Casati

 

 
     
 
A spasso nella jungla
Foto: Gigi Casati

 

 
Aiutoo!! Frankestein-Gatto
Foto: Gigi Casati

 

 
     
 
Con le dita si gioca e si passa il tempo
Foto: Gigi Casati

 

 
C'è chi passa il tempo con la Playstation, chi attraversa ponti
Foto: Gigi Casati

 

 
     
 
Colori al tramonto
Foto: Gigi Casati

 

 
Pianta rasta
Foto: Gigi Casati

 

 
     
 
Colori
Foto: Gigi Casati

 

 
Frutta a Manila
Foto: Gigi Casati

 

 
     
 
Dragon fruit
Foto: Gigi Casati

 

 
Un casco di banane?
Foto: Gigi Casati

 

 
     
 
Aspettando un gelato
Foto: Gigi Casati

 

 
Tramonto a Manila
Foto: Gigi Casati

 

 
     
 
Un canale
Foto: Gigi Casati

 

 
Meduse all'Acquario di Manila
Foto: Gigi Casati

 

 
     
 
Cambia il colore, ma le meduse restano
Foto: Gigi Casati

 

 
Sempre loro
Foto: Gigi Casati

 

 
     
 
Non proprio una medusa
Foto: Gigi Casati

 

 
Ma da dove venite?
Foto: Alessandro Gatti

 

 
     
 
Guarda come mangiano questi turisti
Foto: Alessandro Gatti

 

 
A cinquanta centimetri di distanza
Foto: Marc Vandermeulen

 

 
     
 
Almeno oggi c'è il sole
Foto: Marc Vandermeulen

 

 
Sul fiume in direzione di Dimagbaha Spring
Foto: Marc Vandermeulen

 

 
       
 
Forse è meglio iniziare a svuotare la barca
Foto: Marc Vandermeulen

 

     
         

 

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