
Isola di SAMAR (Filippine) 2011

[Locandina]
28 Marzo
Giorno della partenza
976kg di materiale stipati in 15 casse, sono stati spediti via aerea ad inizio
settimana e ci aspettano a Manila.
Non avendo per ora contatti affidabili con subacquei della zona, abbiamo scelto
di essere autonomi in tutto.
Abbiamo perciò dovuto spedire oltre alle due attrezzature personali, anche un
compressore da 6 mc, un booster, un rebreather Copis-Megalodon, due rebreather
laterali, uno scooter Suex XK1, bombole varie tra 2 lt e 12 lt contenenti aria,
miscele ternarie e ossigeno puro.
Lo sforzo economico per poter effettuare la spedizione del materiale, è stato
considerevole e, per ora, sostenuto interamente dall’Associazione per le
Esplorazioni Geografiche Odissea Naturavventura.
La partenza dall’Italia, è fissata per il 28 marzo ed il rientro è previsto per
il 30 aprile.
Gli obbiettivi della spedizione sono le esplorazioni all’interno di alcuni
imponenti sistemi come Langun-Gobingob e Borabot-Ludi Bito-Camparina: vari
sifoni aspettano di essere superati per poter unire fisicamente questi complessi
di gallerie. Oltre ai sifoni saremo concentrati nelle vergini sorgenti del Taft
River e del Calbiga River.
29 Marzo
Arrivo a Manila
Manila, stanza
225 del Malate Pensionne, giovedì ore 10:30 (4:30 in Italia).
Eccomi qua, seduto nel rombo gelido del condizionatore a
cercare tasti troppo piccoli per il mio nervosismo. A fianco russa Gigi in
versione Gesù Cristo sopravissuto come me al karaoke di stanotte, ultimo atto
della giornataccia di ieri.
E’ anche la prima sosta in tre giorni e ne approfitto per raccontarvi il
viaggio: beh, lunedì sera avreste dovuto essere a Malpensa, non tanto per
salutarci come primi otto partenti ma per vedere cosa si è portato appresso il
nostro voluminoso Gatto (Alessandro). Due agghiaccianti sacconi da 32 kg (più
del doppio consentito) e due borsoni di telecamere e custodie come bagaglio a
mano. Quest’ultimo goffamente mimetizzato da una giacca militare tanto lurida da
offendere un clochard, era trascinato a mo’ di mocio su un pesante carrello
(10kg!) appena verniciato di nero opaco (ovviamente per non dare nell’occhio ma
colpendo l’olfatto…) .
Al ceck-in, va beh, solite sceneggiate alla Merola. Ma
il come abbia fatto a passare i vari controlli successivi con quel capanno da
caccia su ruote, meriterebbe certo uno dei suoi appassionanti documentari…
Il volo è stato sopportabilissimo (tranne per il filippino
che sorrideva sconcertato quando ha scoperto di essere a fianco del Gatto) e lo
scalo a Dubai, tra grattacieli e contrasti, ha offerto l’occasione di conoscere
Gabriel. Cuoco di Singapore ma ancor prima personaggio da 8 lingue e famiglia da
ex moglie italiana. Ottima la sua bottiglia di vino francese!
All’aeroporto di Manila a fatica siamo riusciti a convincere Rok che senza
visto se fosse restato imboscato nei bagni aspettando la mezzanotte, avrebbe sì
accorciato di un giorno la permanenza a Manila ma avrebbe perso i bagagli, il
taxi e l’albergo…
Arrivati qua al Malate a mezzanotte non potevamo certo
infrangere la tradizione della solita intima cenetta a bordo strada shekerati
dal traffico tra miasmi di fogna e irresistibile fuliggine di calamari
grigliati. Una cerimonia degna delle prime trenta birre San Miguel…
Ieri vi dicevo giornatona infinita e difficile. Difficile
perché ancora dalle sorti incerte.
Mentre Guido con Davide, Alex, Marc, Rok e Mariia hanno raggiunto Tacloban
in aereo quindi Calbiga sotto una pioggia inaugurale, io e Gigi siamo rimasti a
Manila a cercare il bandolo della matassa di uno sdoganamento molto più
complicato di quanto già previsto.
La mattinata, iniziata troppo festosamente per l’arrivo di Osmund e Tweet,
l’abbiamo persa con loro tra uffici fantozziani e traffico. Il resto della
giornata tutto un susseguirsi di colpi di scena tra bonifici impossibili,
burocrazia e mail fantasma.
Posso solo dirvi che il buon Osmund ha perso 3 gg solo per capire come mai,
oltre alle nostre 15 casse, c’erano anche 15.000 dollari di fattura brasiliana
evidentemente frutto di qualche rito vudu… Assurdo, ci siamo detti. Un allegato
assurdo che poi si è smaterializzato!!! Con i tempi già stretti ci mancava solo
questa rogna…
Il gruppo di Calbiga è sotto una pioggia incessante ma con un asso nella
manica. Un bestione di Mama Cave che il nostro Joni pare abbia percorso per 5
km!
Ora aspettiamo che dal turbinio di sms e telefonate spunti qualcosa di
buono.
Un’altra giornata accompagnati dallo scricchiolio di
questo pavimento coloniale di tek lucidato a gasolio. Meglio dell’afa polverosa
di Adriatico Street.
Report di Matteo Pota Rivadossi da
www.ggb.it
In Aeroporto a Manila
Bombole da imballare
Tre simpatiche canaglie
Arrivo in albergo
Osmund sfoglia una delle innumerevoli e-mail
La bella...
...e la bestia!
Con Tweet ordinando l'ossigeno
Il "pusher" di Pop-Corn
2 Aprile
Manila: i problemi con la dogana continuano...
Manila, hall del Malate Pensionne, sabato 2 Aprile ore 8:30
(14:30 in Italia)
Per me e Gigi ieri e l’altro ieri sono state due giornate
da dimenticare: spese nella vana speranza di non perdere il week-end, altri tre
preziosi giorni. Ma cosa potevamo aspettarci dopo un prologo malaugurante
agitato dal forte terremoto su Luzon della scorsa settimana, dalla radioattività
del Giappone e dall’alluvione su Tacloban? Un ravanamento inguinale è d’obbligo
anche mentre scrivo…
E pensare che manca solo una firma. Uno scarabocchio del responsabile di
quello che potrebbe essere l’ufficio IVA; ma quello basta a bloccare lo
sdoganamento e quindi il ritiro delle merci il cui costo di deposito, tra
l’altro, continua a lievitare. Inutile spiegarvi cosa pensiamo di questo
assenteista e del suo squallido ufficio che puzza di fritto con tre bambi che
gli aprono solo la porta. Altrimenti ci oscurerebbero il sito…
Sdrammatizzando posso raccontarvi la scena di una ragazza inglese che si è
precipitata terrorizzata proprio qui nella hall perche ha trovato un bel ratto
in camera! Forse si è persa cosa gira per Manila!
Oppure della comica del bombolone d’ossigeno medicale noleggiato e caricato
sulla minuscola Matiz di Tweet! Il bello è stato girare per Makati nello spazio
che rimaneva del baule, e vedersi il film di mille Jeepney che stampano la tua
serigrafia sul loro lucido bull bar fatto di belle putrelle…
Tornando tra le ombre schiaccianti degli infiniti grattacieli di Makati,
cuore commerciale di una conurbazione di 18 milioni di persone, ci imbuchiamo
nell’ennesimo centro commerciale pacchiano. La nostra guida si salva dalla
lapidazione mostrandoci a sorpresa la stazione del metro. Salutiamo Tweet
assorbiti dal fiume di persone: destinazione Taft Avenue poi Central, per
avvicinarci ad Intramuros, cittadella fortificata che racchiude il maggior
numero di costruzioni coloniali oltre alla imponente cattedrale.
Per arrivarci sfidiamo la sorte davanti al Rizal Park a bordo di un triciclo
in contro mano: i polpacci del driver sono strizzati dalla nostra mole
occidentale, cioè da quattro volte il suo peso e poco ci manca che a metà di un
incrocio l’agonia di tutti e tre finisca sul muso risolutorio di una Toyota…
Con una lunga camminata fotografica siamo a Binondo
Church quindi nella China Town, anticipata dai suoi colori e dalle sue porte
fiammeggianti: cena ovviamente al chiosco di Ongpin North Bridge dove, a pochi
metri da un maleodorante canale mefitico, ci gustiamo ancora una serie di piatti
di frutti di mare da urlo. Assolutamente insospettabile ma anche questo è un
segreto di dieci spedizioni…
Dal gruppo di Calbiga (a cui il 1 Aprile si è aggiunto Jean
Paul mentre Tristan arriverà domani) per fortuna qualche buona notizia che
esorcizza un tempo ancora brutto tempo con fiumi in piena da far paura. La casa
che il sindaco ci ha concesso in uso come campo base è comodissima.
Il dottor Rok è riuscito ad avere i permessi di polizia e barangay capitain per
accedere alla grande grotta segnalataci a Canlobo, a pochi km da Calbiga.
Guido e Marc invece sono stati a Catbalogan per recuperare del materiale
lasciato 2 anni fa e del carburo. Carburo, avete capito bene, perché a noi le
grotte non piace solo immaginarle…
Mentre tutti sono impegnati ricevo un inquietante sms dal Gatto e Davide da cui
si intuisce purtroppo che stanno mettendo a dura prova le riserve di cibo di
Calbiga…
Domani la squadra comunque dovrebbe compattarsi e partire per una prima punta di
3-4 giorni cercando di spazzolare il più possibile visto che la Mama Cave di
Canlobo si trova a 8 ore di cammino! Dai gnari, siamo con voi!
A questo punto ammesso che io e Gigi riuscissimo a partire lunedì notte o
martedì, evitando ulteriori nottate in cui spacciarci per una coppia di bakla
filippini (ma solo per non cadere in tentazione…), non li vedremo che al loro
rientro, mercoledì o giovedì prossimi. Un delirio, davvero! Ma d’altronde non
sarebbe un’avventura…
Report di Matteo Pota Rivadossi da
www.ggb.it
Binondo Church
Cattedrale in Intramuros
Centri Commerciali di Makati
Con la bombola di ossigeno nella Matiz
Delfino sofferente di prostata
Il chiosco segreto
Il fascino italiano
Il Pasay River China-Town
Jeepney tuning 8 cilindri in vista
Mais alla brace, traffico e tricicli
Makati non smette di crescere
Sindrome di Peter-Pan
Una delle porte della China-Town
Uno dei canali mefitici di Ongpin Street
3 Aprile
Cambiamenti e preparazioni
Quezon City (Metro Manila), Casa Orlanes,
domenica 3 Aprile ore 23:30 (17:30 in Italia)
Ieri giorno di cambiamenti: sbaracchiamo
dall’hotel per andare a casa di Osmundo. La figlia Tweet viene a prelevarci a
mezzogiorno con la sua “magic car”: la solita Matiz microscopica dentro la quale
riusciamo ad infilare 6 sacconi da 140 litri di volume pieni zeppi e 3 zaini.
Pota ed io gioco forza siamo costretti a prendere il treno. Il ritrovo con
Tweet per mangiare un boccone è alla stazione di Monument, dove noi due
arriviamo puntuali, ma poi iniziamo a girovagare per la caotica via principale
senza trovare il punto esatto dell’incontro. Dopo vari tentativi di
comunicazioni telefoniche ci rendiamo conto di non essere nel posto giusto,
visto che l’sms di Tweet fa riferimento ad un centro commerciale a 20 minuti di
pullman…
Che l’abbia fatto per sbarazzarsi di noi era evidente…
Nel mentre riceviamo nuove notizie dal
fronte Calbiga dove i nostri compagni di spedizione si apprestano a partire per
il paese di Pinabacdao, per poi arrivare presso il piccolo villaggio di Canlobo
posto a 5 ore di cammino. Da qui ancora 3 ore per arrivare a quella che sempre
più pare essere una grotta ciclopica.
Unico problema, oltre all’avvicinamento e al campo volante all’ingresso, un
profondo lago dove i locali hanno scorto inquietanti anguille di 20 cm di
diametro! Boh?
Alex il Gatto invece è rimasto volentieri in ciabatte a Calbiga (visto che la
sua attrezzatura è qui da noi…) ad aspettare Tristan. Con soddisfazione ci
comunica che non piove da qualche ora e già il livello del fiume Calbiga si è
abbassato di 1 metro e mezzo facendoci ben sperare per le nostre future
immersioni.
Raggiunta la casa di Osmundo siamo accolti
con un’ospitalità d’altri tempi. Con stupore troviamo nel salotto di casa tutti
i nostri sacchi: insistiamo per metterli fuori ma alla fine rimangono ammassati
tra tavoli intarsiati e poltrone imbottite.
Tweet conversa con noi in inglese perfetto mentre noi ci forziamo di capire e
spiegare usando un inglese maccheronico. Ma tant’è che dopo una settimana di
lingua, grazie alla nostra irriverenza, riusciamo addirittura a fare battute.
Tra queste la gag del nostro cambio di personalità: le raccontiamo di aver detto
in giro di essere una coppia gay in viaggio di nozze da Amsterdam. Dopo aver
riflettuto per un attimo sullo humor italiano, lei ci invita a vedere uno
spettacolo tenuto da un “suo-amica” drag queen in un locale vicino a casa che,
grazie alla guida del fratello Jomar, raggiungeremo anche in perfetto orario.
All’interno ci stupiamo di trovare intere famiglie venute a guardare questo
spettacolo di varietà. Gli artisti si alternano sul palco sostenendosi “l’uno
con l’altra” con battute; cantano modificando i toni vocali con una facilità e
capacità incredibili. Pota mi erudisce sul fatto che i filippini sono molto
conosciuti ed apprezzati come cantanti e ballerini.
Intanto la sala si riempie e pian piano il coinvolgimento del pubblico
s’intensifica. Naturalmente noi forestieri siamo le vittime predestinate del
gioco. Non passa molto e riceviamo dal gruppo di scalmanati artisti un
insistente invito a salire sul palco. “The show must go on” penso, mentre vengo
preso gentilmente per mano da un sessantenne travestito che mi accompagna a
destinazione.
Il pavido Pota mi lascia solo in balia dei 5 drag. Domande, risposte, battute e
risate, scambio di baci sulle guance, ma il bello deve ancora venire: il più
folkloristico del gruppo mi invita ad un bacio sulla bocca. E in men che non si
dica, mi ritrovo faccia a faccia con due labbroni giganti! Devio il tiro
declinando l’invito con un “no, no it’s impossibile”. Per fortuna perché poco
dopo veniamo a sapere che il personaggio è soprannominato “wash machine”…
Finito lo spettacolo, mentre raggiungiamo la macchina, ci viene a salutare “lo
amica” di Tweet riuscendo poi a passare assieme a noi ancora una decina di
simpatici minuti.
La serata continua in un piccolo karaoke
bar ormai sulla via di casa. Siamo ospiti del proprietario, un sub americano di
primo pelo che vive qui a Manila. Una birra tira l’altra (troppe…) e pure
portate di calamari e anelli di cipolla fritti: come per sortilegio ci
ritroviamo a scegliere canzoni da cantare.
Arriva il momento delle nostre scelte e con esso la sorpresa che saremo noi a
doverle cantare! Pota, preso da una coscienziosa par condicio, “decide” che è il
suo turno per affrontare il pubblico esibendo le sue doti canore. Si inizia con
una esilarante versione di “Sweet Child O’Mine” per finire con “Wind of Change”:
un delirio! Abbiamo le mascelle bloccate dalle risate. Alla fine in Pota si
rafforza la consapevolezza di non essere perfettamente pronto per l’avventura
canora…
La domenica scorre veloce. Sveglia a
mezzogiorno con tavolo imbandito a festa mentre nel pomeriggio siamo precettati
per assistere ad un balletto al sontuosissimo Meralco Theater. Praticamente un
saggio delle scuole di danza di Manila… Più di due ore trascorse nel buio gelido
del locale: tra un fugace sonnellino e l’altro possiamo assistere ad esibizioni
degne di nota, ad aritmici incroci di futuri ballerini ed alla nobile rigidità
dei movimenti delle loro nonne…
Cena in stile giapponese, halo-halo (ghiaccio, latte, mais e frutta candita) al
posto del gelato ed ora a nanna prima del solito perché domani sarà una
fastidiosa giornata di burocrazia.
Se andrà tutto bene finalmente smetteremo le vesti della notturna coppia insonne
per reindossare quelle che ci piacciono tanto: quelle speleo.
Report di Gigi Gheisa Casati da
www.ggb.it
Con Omar e Tweet
Gigi sul palco
Wash-Machine
Al tavolo
Sushi-bar
Meralco Theatre
6 Aprile
La maledizione continua
Ancora a Quezon City (Metro Manila), Casa
Orlanes, mercoledì 6 Aprile 2011 ore 23:38 (ore 5:38 in Italia)
E’tutto talmente assurdo che ormai va
preso come una barzelletta: ieri, dopo aver ricevuto la taumaturgica firma,
l’iter delle scartoffie che aspettavamo dalla dogana è tornato all’ufficio
finanza perché c’era una lettera “A” al posto di una “L”! Daccapo? Non e’
possibile!
Oggi con l’ultima incazzatura pensavamo di concludere tutto ma ovviamente
solo miraggi. In compenso al Ministero del Turismo abbiamo conosciuto l’omino
giusto, istruttore sub che si è commosso a leggere il curriculum di Gigi.
Speriamo solo che domani possa far valere la sua gerarchia…
L’ultima piacevole novità della giornata è la notizia di un’ispezione
puntigliosa (ma guarda un po’…) che vogliono fare alle nostre 15 casse di cui
ovviamente ho perso le chiavi, i’m sorry… L’aspetto positivo è che almeno dopo
10 giorni vediamo il materiale!
Intanto ancora una volta ritorniamo alla base scornati
come i nostri ospiti riattraversando le due ore di horror 3D ingasati nel
traffico di Manila. Talmente sfiniti da accorgerci solo oggi che la nostra bara
Matiz in fondo era solo una Picanto…
Siccome la sfiga ci vede benissimo nel
mentre riceviamo pure la telefonata da Davide e Guido di ritorno a Calbiga da
una tre giorni di fuoco: hanno camminato 24 ore in 3 giorni su terreno
difficilissimo ma purtroppo la Mama Cave non era transitabile visto che, da buon
inghiottitoio attivo in piena, si succhiava circa 3 metri cubi al secondo. I
gnari sono riusciti comunque a trovare altre due grotte, una fossile molto
grande e una attiva piuttosto pericolosa dove, con una bella bevuta in corrente
(te l’avevo detto io!), è stata celebrato il battesimo di Davide. Nonché la sua
entrata ufficiale nel gruppo degli Abbagnale: ha celebrato la funzione il membro
anziano e pluridecorato Guido Rossi…
Un totale di 600 metri di rilievo apre comunque queste
sofferte danze che forse, ma non basta più nemmeno il condizionale, dovrebbe
risentire del positivo arrivo di Lillo previsto per sabato.
Da fatalisti intanto prepariamo il van di
Jomar che da mezzogiorno di domani starà in stand-by in caso d’intervento
soprannaturale: cambio olio e gomme usate, ovviamente. Giusto quel che serve per
spararsi i 920 km di gimkana che ci separano da Samar.
Ventiquattrore dai nostri sogni.
Report di Matteo Pota Rivadossi da
www.ggb.it
Aspettando una firma
La legge punisce la corruzione
Se lo sapevamo prima
8 Aprile
Finalmente liberi!
Manila, Bureau of Customs,
venerdi’ 8 Aprile ore 21:00 (le 15 in Italia)
Ce l’abbiamo fatta! Mi rendo conto di
avervi tediato ma fatemelo almeno urlare come fosse il risultato della
spedizione! Si parte!
L’odore di ogni magazzino si mischia alle scarburate dei camion: chiudiamo
il portellone del nostro furgone stracarico che oltre quella barriera e’ gia’ in
viaggio verso Samar. “Jomar, drive slowly, please: the expedition is inside…”.
Attorno rimane un brulicare di curiosi. Custodi e
portantini con gli occhi sgranati per cosa riamo riusciti a cacciare nel Vanette:
1 tonnellata di materiale, eccetto noi, che seguiremo in aereo o bus a seconda
di cosa troviamo.
Siamo distrutti da una punta allucinante
passata tra uffici fantozziani al ritmo del solito flemmatico “pilipino time”.
Stamattina alla dogana tutto bene, appostati ad aliatare sul collo a giovani
portaborse e anziane troppo scafate. Era da film: immaginatevi uno squallido
open space beige, gelato dai condizionatore, dove 60 figuranti si massaggiano i
piedi, fissano nel vuoto con gli occhiali da sole, mangiano o improvvisano
banchetti di uova e sacchetti di riso, oppure dormono con l’asciugamano in
testa! Almeno ci passa, pensiamo…
Poi nel pomeriggio ahia: finalone in
salita tipo tappa dolomitica. Da ore fremiamo per l’ennesima firma poi,
all’avvicinarsi all’orario di chiusura degli uffici che corrisponde a perdere
un’altro giorno, non c’ho piu’ visto. All’Ups poi hanno capito che il giochino
era pericoloso e hanno mollato…
Con i minuti contati e ormai divisi in due gruppi siamo corsi
contemporaneamente in aeroporto per la cauzione e alla dogana a pregarci di
aspettare. Seguo Cherise, la nostra broker pasticciona, ormai ipnotizzato:
plichi di carte spillate piegate strappate timbrate commentate e firmate da
almeno 5 banchi diversi che pretendono ognuno documenti originali poi!
Una volta alla dogana la ciliegina sulla torta visto i soldi non basteranno
nemmeno impegnando i denti d’oro.
Con gli spiccioli alla fine insomma fuori…
A Calbiga giorno di riposo speso tra
Tacloban e la sorgente di Baguio mentre domani son almeno 2 i gruppi che faranno
sopralluoghi a sifoni, prossimi obbiettivi.
Report di Matteo Pota Rivadossi da
www.ggb.it
PS: Le foto non ce le hanno fatte fare!
9 Aprile
Finalmente a Calbiga!
Calbiga (Samar), sabato 9 Aprile 2011 ore 17: 30
(ore 11:30 in Italia)
In piedi a bordo strada al buio stellato.
Una gomma distrutta del furgone per respirare il verde della foresta a pieni
polmoni sciogliendo ogni tensione.
Ci siamo, pochi chilometri e ci siamo
davvero. Adesso ci siamo tutti con tutto qui al nuovo campo base che almeno a
noi pare fantastico. Bello riabbracciare tutti, bello sentire le cazzate del
Gatto ormai aspirante sindaco, inciampare in una tonnellata di bombole e
materiale che spero valgano un matematico esaurimento nervoso.
Io e Gigi siamo arrivati ieri sera appena
dopo il furgone dei materiali, il Lillo oggi. Non mi pare vero: ora siamo la
spedizione che tutti avevamo sperato. E il tempo pare essere dalla nostra
parte anche se le condizioni tarderanno ancora a venire: pensate che oggi la
squadra che è andata a Langun ha dovuto nuotare!
Stamattina si sono uniti anche Joni e i
tolonesi Marcel e compagna, coppia ormai veterana di 11 spedizioni da queste
parti che ci terrà compagnia per qualche giorno.
Così senza farci scappare nemmeno un
minuto scappa la prima punta: Il mitico Gatto strappa la moto ad uno dei drivers
e altro che test ammortizzatori!
Seguono Rok, Maria, Davide, Tristan e Jean
Paul con la mission di un sopralluogo a Palaspas, inghiottitoio a monte del
sistema Borabot-Ludi bito-Camparina ovviamente girando qualche immagine.
A casa invece, nel nostro disco-salotto
prepariamo il materiale per le immersioni di domani dissepolto dalle bibliche
casse. Il Bauer di Marc parte al volo ridandogli il sorriso.
La cosa più bella della giornata? Adesso
tre bambini seduti al cancello stanno guardando scorrere il filo d’arianna
cantando “mariposa eh eh” ad ogni passaggio del nastro dei 5 metri.
Ciao a tutti voi
Report di Matteo Pota Rivadossi da
www.ggb.it
Seconda sorgente di Balogo
Benzinaio
Campo in foresta a 4 ore da Canlobo
Carabao al lavoro
Come trasformare una casa in un magazzino speleo
In bancas verso la sorgente di Balogo
Inghiottitoio sotto Maanghit Cave
La sorgente di Calidungan in piena
Langun completamente allagata
L'inghiottitoio di Palaspas
Lucertolone
Maanghit Cave
Marc felice di rivedere il suo compressore
MotoGatto
Palaspas
Pipistrelli a Langun Cave
Porters
Stalagmiti enormi a Langun
11 Aprile
Sifoni con troppa corrente
Isa’s House base camp, Calbiga, lunedì 11
Aprile ore 10:50 (ore 4:50 in Italia)
Ieri giornata campale per due squadre che
hanno dovuto arrendersi allo stesso problema: sifoni a valle con corrente
troppo forte.
Marc ha effettuato un tentativo a Palaspas ma entrato
nel sifone alimentato da circa 3 metri cubi al secondo ha scoperto che un
restringimento di sezione causava un risucchio impossibile da gestire. Ne usciva
impiegando 3 minuti per fare 3 metri!
Noi con Gigi e Jean Paul attraverso
Gobingob siamo arrivati a Langun trovandolo ancora parzialmente allagato. La
portata di circa 300 l/sec, non colando nello stretto pozzetto d’accesso,
lasciava ben sperare ma una volta sul fiume principale, gli stessi 3 metri cubi
più affluenti vari che l’altra squadra stava affrontando 3 km più a monte, ci si
è resi conto che la massa d’acqua era preoccupante.
In prossimità del sifone a valle i due sub faticano ad arrivare oltre il
gorgo dell’ultima cascata ma poi comune accordo decidono che non vi sono
condizioni. Torniamo scornati alla prima comoda terrazza decidendo di lasciarvi
il materiale per ritornarvi non prima di 3 giorni.
Vano anche il raggiungimento in arrampicata di un
by-pass che ricade purtroppo prima del sifone. Nel mentre arrivano anche Tristan
e Lillo che si erano fermati nella dolina di Gobingob per scendere e rilevare un
P.60 che chiude 10 metri più sotto in frana.
Un ramo magnifico comunque quello di
Langun a valle, percorso in splendida compagnia anche dei locali tra cui il
giovanissimo Albin (battezzato a Camparina Cave nel 2009 con 20 ore di punta) e
un amico porter rigorosamente scalzo. Rientro verso le 20 a Panayoran ovviamente
sotto una fastidiosa pioggerellina e solo dopo aver incontrato il secondo cobra
della giornata…
Oggi giornata di preparativi, cambio
dollari e contatti vari per partire domani con un piano alternativo in attesa di
condizioni migliori: Guido ritornerà con un Joni e un bel gruppo alla volta di
Canlobo per ritrovare la mitica Mama Cave con un campo in foresta di 4-5 giorni.
Io, Gigi, Marc ed il Gatto punteremo invece su obiettivi acquatici che
rinfranchino lo spirito anfibio dei nostri sub troppo all’asciutto per i loro
gusti… Ben 6 le grosse sorgenti da vedere con la fortuna di muoversi sulle
tracce di un paio di sub, uno statunitense e l’altro tedesco che hanno fatto
varie interessanti prospezioni in zona.
Vedremo cosa succederà. Tanto per cambiare qui ha ricominciato a piovere
fortissimo…
Report di Matteo Pota Rivadossi da
www.ggb.it
PS Ma scrivo solo io? Finalmente, direte
voi, le impressioni di qualcun altro!
Hello I`m Maria Tikka
from Russia! This is my first time in Philippines and I`m impressed so much! The
caves are so big and absolutely different then I usually saw. I was surprised so
many insets, bats and spiders inside the caves but the halls and galleries huge
and beautiful that doesn`t matter what are under your footJ! Ones more
unexpected were the temperature in the cave! It is 25°C!!! So warm!!! And you
don`t need to wear so much clothes as in usual caves in Europe! Just T-short and
trousers!
The new experience for me was the trip to the jungle! Several hours walking
in the forest, crossing the rivers and sometimes climbing to the wall! It was
very interesting!! Our goal was to find big cave- Mama Cave! But after 3 days
searches we found only baby-cave, grandmother-cave and some strange caves but no
any Mama caveJ! But anyway it was very exciting and funny trip!
I hope all plans of this expedition will be successful and we find and
explore new cave or caves! Will see!
Bat's shit
Ibingan, o cobra nero delle Filippine, visto in Langun
Il carso di Calbiga
Il muto, Albin ed un amicoi a piedi nudi
Il P.60 nella dolina di Gobingob
Il P.120 mai sceso lungo la galleria di Langun
Langun
Langun ancora mezzo allagato
L'ordinatissima farmacia del dottor Rok
Maria e Jpaul
Passaggi allagati verso il fiume a Langun
Preparazione dei sub al sifone a valle di Langun
12 Aprile
Due gruppi per due obiettivi
Dalla sponda sinistra del Calbiga River vicino
alla chiesa, martedì 12 Aprile ore 23:49 (le 17:49 in Italia)
Vi scrivo seduto sugli stessi gradini di
17 anni fa. Alloggiavamo qua dietro io Aki e Guido. Ricordo l’infarto di un geko
da 40 cm mentre lavavo i panni alla prima spedizione extraeuropea.
Dovevo scrivervi due ore fa ma sono crollato per l’arretrato totale di una
notte, la scorsa, passata a maledire un acquazzone violento. Il prezzo del
sonnellino tra i materiali fradici? becconi di zanzara ovunque…
Stamattina impegnati tutti al massimo con il gruppo di Guido che si
preparava ad un campo itinerante pensato per un’autonomia di 5 giorni nella zona
di Canlobo, otto dei nostri e altrettanti portatori più il Muto, ovviamente: 35
kg solo di riso, non vi dico altro!
Nella stessa stanza Marc che cercava la concentrazione
preparando bombole e apparecchiature mentre io approfittavo della fortuita
presenza fuori di casa del sindaco di San Sebastian, municipalità di cui fa
parte Banlogo. Obiettivo della nostra immersione.
Arrivati alla barangay servirà anche l’ok
del captain poi via di pompboat sul Balogo River.
Obiettivo la sorgente captata di Dimagbaha che, appartendo forse ad un
acquifero diverso e più profondo, dovrebbe avere una visibilità migliore di
quella delle vicine Balogo Springs vere e proprie.
A nuoto controcorrente per i primi bellissimi 70 metri con uno zaino
negativo (ma mettiamo ancora un’altra batteria!) poi 300 metri di corridoio
sabbioso 6-8 x 4 fino al sifone. Visibilità di 1,5 m. Marc parte per un
tentativo. Sifone basso e largo con concrezioni che parzializzano la sezione: a
– 8 trova la sagola dei due sub che nel 2009 hanno fatto la prima parziale
esplorazione ma basta un attimo e la visibilità si azzera. Riprova altre due
volte ma niente, non resta che tornare tra qualche giorno pioggia permettendo…
Io e il Pesce Gatto, un raro esemplare di Caecogobius Trippocalmus, ci
organizziamo allora in un’improbabile squadra topografica.
All’uscita per i fantastici 4 un fantastico cocco di
consolazione al prezzo della solita immancabile pioggia. Ancora bombole, zaini,
acqua, canoe e verde: un verde che apre il respiro. Allunghiamo di 300 metri il
ritorno per un sopralluogo ai due laghi delle Balogo Springs che ovviamente sono
di un nocciola impenetrabile grazie all’uragano di stanotte.
Un attimo fa mi ha chiamato Lillo da
Canlobo: la gente è contentissima di rivederli e mi conferma che domani verranno
accompagnati alla mitica Mama Cave. Con loro proprio il cacciatore che meglio
conosce la zona. Che i chilometri siano con voi!
Ora scappo in casa con modem e fili perche tanto per cambiare piove di
brutto. Duro sentirsi così impotenti dopo tanto lavoro, bip di censura…
Cerco di non pensarci almeno per qualche ora. Inizio
con una cucchiaiata di burro di arachidi da cementare il palato.
A domani, ciao “gnari”!
Report di Matteo Pota Rivadossi da
www.ggb.it
Alla barangay di canlobo
Bombole, verde, acqua e canoe
Risalendo il Balogo River
Ingresso in foresta a 3 ore da Canlobo
Occhio alle mani
Zona Canlobo, 4 ore di marcia solo per arrivare al villaggio
Un rarissimo esemplare di Caecogobius Trippocalmus
a 5cm dal caposaldo 16!
Marc all'ingresso di Dimagbaha Spring
Marc al sifone di Dimagbaha Spring
13 Aprile
In cerca di sorgenti
Calbiga Base Camp, mercoledì 13 Aprile 2011
ore 23:55 (ore 17:55 in Italia)
Qui e’ Gordon che vi parla: oggi prova
speciale nel fango con furgoncino Vanette, l’ideale per il fuoristrada… Ma noi,
i magnifici 4 non molliamo nemmeno dopo la prima bucatura e rifacendo la
massicciata varie volte fino ad un punto impossibile. Da qui ci facciamo
trasportare in moto fino a Concorde da dove si proseguirà per le risorgenze.
Mentre i tre dell’Ave Maria cercano sorgenti possibilmente fattibili, io
ritorno fiutando il villaggio giusto per preparare la merenda. Arrivato a
Bagacay faccio due foto ai bellissimi bambini. Trovo pure l’omino della griglia
e a gesti gli spiego che dobbiamo mettere qualcosa sotto i denti: ottimo, con
l’ultima jeepney sono arrivati dei pesciolini per il mercato. Gran festa! Ci
guardano tutti, anche i cagnolini. Si riparte. Lungo la strada vediamo una
scritta che indica “cold water resort“ e decidiamo di fermarci. Sono le 20, un
po’ tardi, tutto chiuso ma ci fanno entrare. C’é una magnifica piscina con acqua
a 23°, gelida per lo standard locale! E’ buio ma cerchiamo di capire da dove
esce tutta quell’acqua: costume e maschera noto un passaggio forse transitabile
se liberato da una grossa pietra: ritorneremo a vedere un altro giorno. Ci
aspetta ancora un’oretta per tornare a casa ma la vista di un baracchino lungo
la strada impone un’altra sosta gastronomica: scendo al volo per controllare se
e’ valido, non credo ai miei occhi: c’e’ di tutto, pesce pollo, carne, frutti di
mare… Che magnata! Pagato un po’ caro, 580 pesos in 4. Quasi 2 euro e 50 a
testa…
Devo proprio dire che qui non manca nulla e che sono
tutti gentili e sorridenti. In quindici giorni non ho ancora visto un turista,
siamo fuori dal mondo. Per oggi è tutto, passo e chiudo. Alla prossima…
Report di Alex
Gordon Gatti da
www.ggb.it
Ecco la situazione sorgenti: tutte
assolutamente in piena ma soprattutto tutte con visibilità zero. Aspettando le
condizioni di Langun-Gobingob in cui abbiamo lasciato i materiali, oggi abbiamo
completato questo tour delle sorgenti più interessanti lungo il corso della Taft:
dai magnifici “cenotes” di Concorde alla sorgente della Taft fino a Binaloan
ormai a due passi dalla costa orientale di Samar.
Duro non solo per i sub essere fermi per una meteo assolutamente
straordinaria per il periodo di massima siccità: piove praticamente da 45
giorni!
Stasera è abbastanza aperto ma se va avanti così il bibombola lo useremo qui
in paese e ai sub daremo il Prozac a colazione…
Fino a questo momento non ho ricevuto ancora un
aggiornamento dalla squadra accampata in foresta dopo Canlobo: spero solo non
possano chiamarmi perché ancora in grotta a rilevare!
Report di Matteo Pota Rivadossi da
www.ggb.it
30Km di enduro tra Concorde e Bagacay
Alla bottega del riso
La nostra merenda
Lavorazione della copra
L'ennesima foratura
L'insettino che Pota aveva sulla schiena
Merenda con pesce alla griglia
Sorgente tipo cenote lungo la Taft
14 Aprile
Lulugayan Falls e nuove grotte
Calbiga Base Camp, giovedì 14 Aprile 2011 ore
22:27 (16:27 in Italia)
Oggi finalmente abbiamo ricevuto notizie e dati via satellite dal gruppo che
ormai da 2 giorni è a zonzo per la foresta ad est di Canlobo. Ieri e oggi hanno
esplorato grotte lunghe al massimo 2-300 metri mentre stasera tardi, continuava
a raccontare un Lillo entusiasta, stavano partendo per una punta in una bella
galleria ferma su un lago a 500 metri dall’ingresso.
Per di più domani pare raggiungano la Mama Cave, a
detta anche dei cacciatori la cavità più importante della zona. Almeno lì il
morale è alto e il ritmo frenetico.
Per me, Gigi e il Gatto invece giornata di
pioggerellina dedicata alle riprese in zona delle spettacolari Lulugayan Falls,
tra il vapore di 50 metri cubi e la follia omicida del Gatto che vorrebbe
vederci inghiottiti dai flutti per esigenze di copione…
Alla barangay di S.Mauricio rituale delle noci di
cocco poi rientro in moto con il Gatto che sfida i drivers locali: un’impennata
accidentale lungo un salitone rischia di rovinare la festa per motociclisti in
ciabatte, ragazze sedute sul serbatoio e speleologi in astinenza.
A Calbiga cena pantagruelica costruita
comprando il pesce al mercato e consegnandolo alla ristoratrice di turno che
aveva già chiuso il locale per mancanza di cibo…
Squaletto, tranci di tonno e pesciolini marinati: mai mangiato così tanto
pesce in una volta!
Un errore forse avere un cambusiere con portafoglio come il Gatto ma nessuna
maniera migliore in attesa di qualche giorno di bel tempo.
Adesso sono tutti a nanna e come al solito esco in piazza qua fuori a
collegare pc e modem. I vicini ormai mi compatiscono risparmiandomi i classici
“americano?” e “ what’s your name?”.
Un salutone a tutti quelli che ci seguono.
Report di Matteo Pota Rivadossi da
www.ggb.it
40Kg di ginger sulle spalle
Acquisti per il campo
Calbiga River
Calbiga River in piena, 50 metri cubi al secondo!
"Camera-Gatto" alla Lulugayan Falls
Campo in foresta
Galleria 10x20 in zona Canlobo
Il rituale del cocco
La nostra cena
Lulugayan Falls
Mototaxi verso Calbiga
Rapide del Calbiga River
Riso ad essiccare per le strade di Calbiga
17 Aprile
Alta pressione
Calbiga Base Camp, domenica 17 Aprile 2011 ore
3:12 (ore 21:12 in Italia)
Ieri per il gruppetto dei fantastici di
Calbiga giornata di riprese lungo il fiume, dalla prima rapida dopo Otoc fino
alla foce sul mare. Un bel racconto scritto lungo le rive, storia di gente ed
acqua in simbiosi ma ho ancora le orecchie che piangono per il rumore della
bancas…
Oggi invece siamo tornati a Dimagbaha, una
delle sorgenti di Balogo appartenenti ad un sistema parallelo a Langun dove un
bravo e finalmente sorridente Marc, bussola alla mano per visibilità di 1 metro,
è riuscito a trovare la prosecuzione oltre il limite americano-tedesco: è sceso
a -19 a circa 150 metri lasciando la porta aperta a Gigi per domani. Belle ed
angoscianti le riprese fatte con la Gopro montata sul casco! Come del resto
bello ed angosciante il nostro operatore Gattone in slip e pinne…
Incredibile, nelle ultime ore la pressione
si è alzata brutalmente e la pioggerellina che cade nelle ore pomeridiane non da
più nemmeno fastidio!
Anche dalla foresta arrivano notizie
positive malgrado la Mama Cave non sia saltata fuori: la squadra tornata alla
grotta dove Davide nei primi giorni aveva provato a sorseggiarne l’attivo, ha
rilevato circa 1 km di bellissime gallerie. Dopo due giorni di battute
finalmente raggiungono anche la grande perdita di Antol (Mainoswagon, uno degli
obbiettivi della spedizione) senza però superare i 100 metri: sifonaccio…
Domani i ragazzi, senza Rok e Marija che
sono rientrati, dovrebbero fare l’ultimo sforzo e raggiungere una grande grotta
segnalata dai locali. Sempre abbiano ancora la pazienza di inseguire le loro
labili indicazioni…
Ma lasciamolo raccontare per bene da Rok
di ritorno da questa full immersion in foresta:
Just returned from the
2nd jungle three day trip. Again the main goal was our most wanted Mama cave.
This time team members slightly changed: instead of Mark who had focused
on diving in sumps saraunding, Calbiga Lillo and Tristan joined to the “forest”
group, and of course Joni , who took the position of local speleo guide. His
mate Dodo, very active and fit 65 years old retired school teacher, couldn t be
present because of some mountain bike race somewhere in samar….so on Tuesday
12.4 we were again on the way Panasanan-Canlobo, this time at least half of the
path night be considered almost Sunday afternoon easy stroll. Mud of previous
trip disappeared?? Not exactly…Short rain and the rest of the road quickly
transformed in the ditch like path as we were used from previous trip…slippery
and muddy to the knee….well anyway walking time seemed pass faster, and again
Canlobo welcomed us. After good sleep without disco music, which fulfilled our
first night in first Canlobo trip. Next day jungle trip begun. We were all
very keeny to find mitic Mama cave, but after all day hike only 150 m long
cave with small outlet stream was our biggest discovery. Some of us had
possibility to meet Mr.Ibingam alias cobra filippino, who usually greets
visitors inside tropic caves, well in this ocasion the meeting was far away of
the underground, in the field on the margin of forest. An isolated rock shelter
became our camping site for first forest night , it revealed dry and quite
comfortable . So new day arose and new hope for Mama cave. Again walking up and
down, to the river of previous jungle trip. This time level of water was at
least two times lower than previously. The sinkhole of the river, found on first
trip was possible to descent, but again exploration finished quickly in the sump
after only around 70m. So again hiking ,hiking, hiking up to the slopes and
down to the valleys, and even most reliable Five ten shoes start to strike
what some of us felt as more or less painfull blisters, mostly located on dr.”s
feet, who was also most frequent user bandages and iod tincture. Instead of
lunch time siesta ,we had sort of rain shower wet time out beneath the bush.
In the end of 2nd day found ourselves again on the entrance of the
first cave of first trip, where Davide had a chanse to taste unwillingly pure
Filipino underground water. It was also time to set up camp. The only place
available was muddy field in between two entrances of the same cave. Not to be
enough, again rain and it looks like more pig party ground. Tristan and JP very
quickly established their hamac quarter enough dry and confortable to rise a bit
of envy in rest of us. But never the less with leaves, plants and big tent the
rest of team had more or less dry and confortable shelter. Menu offered same
combination of rise with tuna and dry mango for dessert for dinner, after that
night caving trip with twice less water weak river stream and around 980m of
surveyd and explored galleries. But this is not mama cave! Next morning two new
local guides showed up who supposed to now the Mama cave, but they could n t
find the entrance as well! So it will be a mistery cave, maybe one day solved
with the help of Bulalacao…who nows? return to Canlobo was not so sad
anyway..Nice, friendly and honest local people in remote village benath
wonderfull night with sort of cloudy halo around full moon, tasted with bit of
Generoso closed this 2nd Canlobo trip. Next day brif visit to Antol
sinkhole which again showed up as less than 100m long cave. Here team split,
Mariia, Joni and Rok returned to Calbiga, while other guys stood in Antol for
another cave chek up, far in the forest.
Members: Marija “La
bella principessa”, Guido “il professore”, Joni “the Mama cave leader”, Jean
Paul “JP”, Tristan “the tropic hiker” , Rok “dr.blister foot”, Davide “Mr.allegria”,
Lillo “the tropic panzer”
Report di Rok
Stopar (alias Rocco Stoppaglio) da
www.ggb.it
Aquila delle Filippine
Calbiga vista dal fiume
Il campo tra Canlobo e Antol
Il carso di Canlobo
Fast-food in foresta
Grand Hotel Canlobo
Inghiottitoio vicino ad Antol
L'inquietante strega inventata dal Gatto per terrorizzare i bambini
Lottatori di sumo locali
Maanghit Cave
Marc nel sifone di Dimagbaha, una delle sorgenti di Balogo
No Five-Ten? ...ahi, ahi, ahi, ahi!
Scialuppa di salvataggio in banano...
Verso Balogo Spring
Verso la sorgente di Balogo
18 Aprile
Il ritorno dalla foresta
Calbiga Base Camp, lunedì 18 Aprile 2011 ore
13:02 (ore 7:02 in Italia)
Oggi giornata di riassetto dopo quella
campale di ieri per i nostri due gruppi, ovviamente ben accompagnati dalla ormai
inseparabile sfiga…
La squadra sub si è giocata subito il
jolly con un colpo della strega rimediato da Gigi mentre saliva sulla barca a
Balogo, regalo della giornate come passeggeri di moto devastanti. Nella sorgente
di Dimagbaha poi, con uno stile da novantenne ricurvo, è riuscito ad indossare
il suo rebreather e a continuare per altri 200 metri oltre il limite di Marc su
un fronte e degli americani su un altro. Niente male se consideriamo la
visibilità ridotta ad un metro e uno sviluppo abbastanza articolato degli
ambienti. Ora la parte sommersa della sorgente del sistema parallelo a quello di
Langun si attesta sui 300 metri circa che vanno sommati ai 450 aerei.
Alle 22:30 invece arriva a Calbiga,
direttamente nella baracca di Vilma eletta a nostra trattoria, il gruppo che è
rimasto in foresta per 5 giorni. All’urlo di proteine hanno dato fondo alle
riserve della stamberga, l’unica eatery che comunque è stata capace di
assecondare le nostre richieste. Tra una San Miguel e un’altra si rincorrono
fatiche di marce pesanti e grotte viste, perse e ritrovate. Ma lascio la parola
a Lillo e alle immagini, ciao a tutti
Report di Matteo Pota Rivadossi da
www.ggb.it
Ciao ragazzi,
come già anticipato da Roc sono stati cinque giorni abbastanza massacranti
con lunghe marce in foresta senza trovare la tanto sperata grande grotta.
Percorsi ad ostacoli tra pioggia, fango e affilati Karren, uno dei quali ha
anche tentato di aprirmi una guancia quando al mio passaggio si è rotto
facendomi letteralmente cadere a terra sotto il peso dello zaino procurandomi un
taglio sul braccio e una botta allo zigomo destro.Comunque il bottino non è poi
stato così male. Quando Roc e Mariia, dopo aver visto i cento metri a valle
della perdita di Mainoswagon, sono dovuti rientrare, io, Davide ed il mitico
professor Rossi siamo andati ad esplorare la parte a monte. Anche stavolta i
cugini d’oltralpe, con la solita aria disfattista sono usciti dicendo “ shit
cave”, ci hanno lasciati da soli a risalire il corso del fiume. Bene, noi
intanto ci siamo sparati circa millecento metri di rilievo tra la galleria
principale che si perde in vari rami in frana, un labirinto di piccole condotte
attive con le radici degli alberi che in alcuni passaggi ostruivano quasi
completamente il passaggio e un ramo attivo col fondo fangoso che si diparte
sulla destra idrografica per qualche centinaio di metri, fino ad assumere
dimensioni tali da impedirne la percorrenza dopo alcuni passaggi in apnea.
Usciti a notte fonda torniamo da soli al villaggio che
oramai dorme da tempo. Temporeggiamo un po’ dopo aver mangiato, ridendo e
scherzando prendendo letteralmente per il culo il vecchio Gallo che già dorme,
visto che negli ultimi giorni riesce a parlare solo con logorroici monologhi
sulle sue spedizioni in Papua e definendo la nostra come una gita organizzata
dal GGB trekking club…
Ore 5 di domenica. Sto dormendo nel
sottoscala della casa della barangay capitain che di giorno pullula di bambini,
visto che è anche l’asilo di Antol. Un gattino si è messo a dormire sopra le mie
gambe, ignaro del pericolo che sta correndo vista la fama di noi Vicentini. Di
colpo tutti si svegliano e cominciano a chiacchierare: ma porca troia, non
bastavano i galli che hanno cominciato a cantare a mezzanotte, ora si mettono
anche i locali che con tutta fretta si preparano ad affrontare la domenica che
forse non è poi tanto differente dagli altri giorni.Resistiamo fino alle 6,
quando ci alziamo e ci organizziamo per andare e vedere le altre segnalazioni.
Piccolo momento di esitazione quando pronti per
partire ci dicono che nella foresta ci sono dei “bad boys” e ci consigliano di
farci scortare da mezzo paese, chiaramente dietro un lauto compenso. Capito il
tentativo di “estorsione”, e comunicata la nostra intenzione di abbandonare la
ricerca, magicamente arriva la comunicazione che i ragazzi cattivi se ne sono
andati e bastano solo 3 guide.
Mezzora di cammino e siamo in un grande
inghiottitoio largo 30 metri e alto 20 preceduto almeno cento metri prima di un
nauseante odore di guano.Non importa siamo gasatissimi quando sentiamo dentro
scorrere un grosso fiume!Amaramente e con i conati di vomito, scopriamo che il
rumore non è di acqua ma è causato da qualche migliaio di pipistrelli grandi
come i nostri piccioni, che letteralmente ci investono come un vortice di vento
e miasmi causati dal guano e tonnellate di tronchi di banano in decomposizione
che la grotta si è risucchiata. A stento io e Davide rileviamo i 244 metri di
sviluppo. Non mi era mai capitata una cosa del genere! All’uscita ci giochiamo
l’ultima carta. Altra mezzora e troviamo veramente una grande grotta: peccato
che si tratti di Can-Yawa, tredici chilometri di gallerie esplorate da Jean
Paul e company nel 2002. Va beh, è andata così.
Tornati troviamo mezzo villaggio ubriaco, con la
barangay capitain che a stento si regge in piedi e mi saluta con pacche sulle
spalle ed occhiali di traverso sostenuti a stento dal naso: ma se stamattina non
mi guardava neanche, cosa è successo? Entrati in casa, troviamo il professor
Rossi, venerato come il colonnello Kurtz in Apocalips Now che a suon di Tanduay
ha letteralmente sconvolto una tranquilla domenica di un paesino sperduto nel
carso di Samar. Chiaramente non hanno bevuto tanto ma è che non hanno
l’imprinting Veneto del vecchio geologo in fatto di alcool.
A stento riusciamo a organizzare il
ritorno con i villaggio in delirio. Troviamo cinque portatori tra i più sobri.
Tenta di venire con noi anche Samy, ragazzo di vent’anni che a stento si regge
in piedi. Dopo essere scivolato e caduto in acqua, percorrendo la palma che a
due metri altezza attraversa il fiume facendomi quasi cadere con lui, decide che
forse è meglio cedere il pesante zaino. Due ore e mezza di buon passo sotto la
luna piena ci portano a Literon dove dopo aver svaligiato un negozio di
alimentari, prendiamo tre moto per Calbiga.
Report di
Lillo da
www.ggb.it
Aspettando la barca a Balogo
Battendo riso a Canlobo
Campo lungo il Limatcong River
Il dottor Rok con la siringa pronta per Gigi
Gigi e Marc nel sifone di Dimagbaha
Il villaggio di Antol
Il villaggio di Canlobo
Lillo sul p.60 vicino a Gobingob Cave
L'inghiottitoio di Limatcong River
Mostrando le immagini a Canlobo
Mototaxi da Literon a Calbiga
Occhialini per la pesca in osso e vetro!
Pescatori di Antol
Pipistrelli in Saob lungib
Riso e portatori ad Antol
Saob lungib
Scimmietta vicono a Canlobo
Topografando Binagay lungib
Trovata la settima entrata di Can yawa
20 Aprile
Immersione a Langun
Calbiga Base Camp, mercoledì 20 Aprile 2011
ore 23:40 (ore 17:40 in Italia)
Ciao a tutti, vi anticipo che eventuali
castronerie scritte potrebbero essere dovute alla difficile merenda di oggi
pomeriggio, 60 spiedini e 9 litri di San Miguel in 4…
Beh, potrei raccontarvi che era quasi obbligatoria essendo rientrati verso
le 13 da un mini campo di 2 giorni a Langun con l’obbiettivo presuntuoso di una
doppia immersione: io, Jean Paul e Lillo a valle per esplorare il post sifone,
Marc accompagnato da Davide, Tristan e Guido a monte verso la giunzione con il
sistema di Borabot-Ludi Bito-Camparina Cave.
Arrivando sul fiume avevamo già capito che la portata e la visibilità non
erano migliorate per niente. Marc non sembrava convinto di immergersi fin dal
primo momento…
A nulla è valso infatti il paziente accompagnamento dei ragazzi che hanno
gestito il trasporto dei materiali, 3 bombole più rebreather laterale messi sul
canotto per tutti i 500 metri allagati verso il sifone, visto che 50 metri prima
di arrivarci Marc decideva di lasciar perdere.
Nessuno ovviamente pretendeva di più di un onesto
tentativo – per carità – ma è stato un peccato davvero per tutti visto che un
semplice sopralluogo avrebbe probabilmente sciolto molti dubbi sulla reale
lunghezza del sifone. Forse solo pochi metri per poi sbucare in galleria aperta.
Vivida la sensazione che il complesso da sopra si beffi dei cagasotto…
Meglio è andata a valle con un Jean Paul
che per nulla intimorito dalla corrente di poco inferiore alla volta precedente
(2500 l/sec al posto dei 3000 circa quando con Gigi avevano deciso di lasciar
perdere), è entrato lateralmente al flusso con una corda da 10 mm palpando il
soffitto fino a sbucare dall’altra parte. Chapeau en bas ma poi è toccato a me e
a Lillo seguire a bracciate quell’unica sagola in un verde opprimente con 50 cm
di visibilità a favore di corrente! Malgrado una sacca d’armo con sassi sono
positivo, tocco più volte il soffitto, il bombolino singolo da 4 litri a
tracolla che si impiglia: tutte cosine che non fanno belle sensazioni…
Invece dei 5-6 metri dichiarati dai sub americani che per primi hanno
superato il sifone detto Luropod senza però proseguire, ho contato una dozzina
di metri con profondità massima di 3. Viaggio nella terra di mezzo, ci siamo
detti io e Lillo…
Dall’altra parte salone, poi galleria. Ancora salone. Dopo 120 metri di
nuovo su un sifone. Grande e per noi definitivo con l’altimetro che segna 20
metri sul livello del mare: troppo pochi per sperare vi siano ancora molti spazi
aperti prima di arrivare alla sorgente di Balogo distante 3 Km in linea d’aria e
a zero di quota… Prima di arrenderci ci buttiamo su due arrampicate. La prima in
libera porta a 30 metri di condotte cieche poi nella seconda sul marcio di
blocchi fangosi Lillo mette il primo ed unico spit di varie spedizioni poi
qualche chiodo per arrivare ad altri 50 metri di una galleria chiusa.
Il chiodo di calata non canta abbastanza per un’auto moulinette: gli ricordo
dove siamo, semmai lo avesse dimenticato…
Tra ramo principale e laterali percorriamo quasi 250
metri prima di ritornare alla realtà nella follia di quella corda controcorrente
che non avrei mai lasciato.
Appena sbucato trovo Davide e Tristan che
perde la sua macchina foto nei flutti dell’ultima arrabbiatissima cascata. Più
sopra Guido ieraticamente avvolto dal fumo dell’ennesima sigaretta. Mi ripete
che stenta a riconoscere la parte finale della grotta (esplorata proprio da lui
stesso 24 anni fa), all’epoca completamente asciutta!
Provvidenzialmente i ragazzi ci daranno una mano per trasportare tutto alla
confluenza dove ci ritroviamo uomini, bombole e bidoni in un ammasso di
materiale assurdo. Zaini non trasportabili per due viaggi a testa in tre (visto
che gli altri hanno pensato bene di dileguarsi) poi un penoso passa sacco nelle
strettoie prima del campo dove alle 21:30 finalmente ricompattiamo i nostri 15
sacchi. Jean Paul e Tristan decidono di partire al volo in maniera di avvisare
Lando e i porters per l’indomani; io, Guido, Lillo, Davide e un abbacchiato Marc
ci gustiamo invece un meraviglioso bivacco sotto la volta di uno degli ingessi
più belli del mondo. Il fornello a benzina come da manuale non funziona quindi
cena ridimensionata a lattine di tonno piccante e marmellata di manghi.
Mi sveglio alle 2 per divorare una busta di mango secco. La schiena a pezzi,
il collo con ancora la forma della bottiglia di Pepsi usata come cuscino. Per un
attimo confondo i rumori di Marc che dorme nella sua tendina monoposto per un
cinghiale, immaginandomelo come un baboy (maiale) albino cieco che grufola per
Langun…
Alla mia sinistra intanto il sacco lenzuolo di lino infangato di Guido pare
la copia della sacra sindone, macchie gialle di Auromicina a parte…
Apro la zanzariera. Tra mille pensieri l’alba arriva
lentissima alle 5 nella danza delle rondini che volano in vortici aspettando il
rientro del milione di pipistrelli: mezzora di sogno a occhi aperti fissando
quel sipario azzurro. Uno dei ritratti di cielo più belli che le grotte abbiano
mai incorniciato.
Report di Matteo Pota Rivadossi da
www.ggb.it
Albin osserva un P30 non ancora sceso
Campo a Langun Cave
Guido sotto i giochi di luce alla base del P.120 a Langun
Sempre un piccolissimo Guido sotto il P.120 a Langun
Lillo in versione speleosub
Lillo nella corrente poco prima del sifone a valle
Post-sifone a valle di Langun
Topografando il post-sifone a valle di Langun
Migale da 15cm a Langun
Sorpresa in strettoia a Gobingob, Lillo è passato a 20cm...
15 sacchi da passare in strettoia
Aspettando i porters a Langun
Piatti nuovi di zecca da Vilma!
21 Aprile
Le esplorazioni proseguono!
Calbiga Base Camp, giovedì 21 Aprile ore 23:00
(17:00 in Italia)
Ciao a tutti! Finalmente una giornata
prolifica, malgrado tutta la pioggia di stanotte, in cui hanno lavorato
contemporaneamente 3 gruppi diversi. Guido, Tristan e Jean Paul partendo da
Panayoran sono stati accompagnati da Lando in una nuova zona, circa 1 km ad Est
di Gobingob, dove sono saltate fuori due grotte. La prima modesta, 70 metri in
tutto, mentre la seconda davvero splendida: 300 metri di galleria fossile
concrezionatissima.
Io, Lillo e Matteo abbiamo invece sceso
dapprima Lando Bito 1, una bella serie di pozzi-cascata fino su un sifone a
-60m. Spostandoci 50 metri più a Ovest nella stessa depressione siamo entrati
nella più lunga ma meno profonda Lando Bito 2 (120m di sviluppo, -30m di
profondità).
Per concludere in bellezza a me è toccato l’onore di scendere il terzo ed
ultimo pozzo della giornata. Soprattutto di fare l’ennesimo incontro ravvicinato
con un ibingan arrotolato alla clessidra in cui stavo mettendo un deviatore!
50 metri di pozzone che mi fanno riprendere dalla
storta di ieri sera e sorpresa: atterro in una galleria con tracce di passaggio
e un torrente sul fondo. Giunzione! Da fuori mi gridano che è il settimo
ingresso del Complesso di Borabot-Ludi Bito-Camparina Cave. Soddisfazione a
manetta!
Un Gigi quasi recuperato e un Gatto sempre
più gatto hanno invece accompagnato Marc a Balogo dove ha cercato il riscatto
sondando il caffelatte fino a -15 mentre il fiume saliva a vista d’occhio per la
piena… Notata una singolare corrente aspirante molto probabilmente in relazione
ad una polla sorgente posta a soli 5 m in linea d’aria.
Report di
Davide Abbagnale Merigo da
www.ggb.it
Abalakov sul secondo pozzo di Lando Bito
Topografando Lando Bito
Risalendo il P30 a Lando Bito
All'ingresso di Lando Bito
Ancora una sorpresina per Davide a 20cm dal deviatore sul P50 di Ibingam Bito
Insetto stecco
Ananas a Panayoran
Prova di forza tra Erode e ignaro bambino
22 Aprile
Ravanate Pasquali... La spedizione si allunga
Calbiga Base Camp, venerdì 22 Aprile 2011 ore
23:40 (17:40 in Italia)
Altra giornata di lavoro, in un Venerdì
Santo che ha reso il paese un pullulare caotico di persone vestite a festa
radunarsi vicino alla chiesa che dista solo pochi metri dalla nostra casa non
proprio “sensibile” alle feste pasquali. Gente insolitamente curata e sgargiante
che emana un misto di aromi e profumi che ci fa un po’ imbarazzare, visto che
oramai noi ci siamo adattati e cominciamo ad essere circondati da un alone di
odori che ricordano la Calbiga di tutti i giorni.
Due gruppi: io e Matteo con una guida a ravanare nella dolina di Gobingob
per verificare un ingresso con punto di domanda presente nel rilievo, l’altro
con Jean P., Tristan e Davide a rilevare e fotografare le due nuove grotte
trovate ieri con Lando.
Stamattina partiamo un po’ più tardi del solito e presto ci pentiamo quando
sotto un sole cocente più che mai, ci rendiamo conto che la nostra guida non ha
capito affatto dove volevamo andare. Una corsa a seguirlo lungo un tortuoso
sentiero con i nostri soliti zaini pesanti, mentre lui scarico balza da un
karren all’altro. Quando ormai arrivati al gancio, si ferma davanti ad un pendio
completamente coperto di fittissima e bassa vegetazione dicendoci che in cima
c’è un pozzo, quasi ci vien da piangere. Lui tranquillo comincia ad aprire un
tunnel a suon di machete, chiaramente di dimensioni filippine, che ci obbliga a
continue contorsioni per passare con lo zaino in spalla. Dopo venti minuti e
quasi in asfissia arriviamo ad un pozzo di dieci metri di nessun interesse, e
soprattutto siamo vicini al bordo superiore della dolina e non dentro come
volevamo noi. Per fortuna che il nostro amico non capiva nessuna parola
d’italiano viste le nostre esclamazioni di gioia! Finalmente riusciamo a farci
riportare dentro la dolina, che una volta percorsa lungo tutto il suo perimetro
interno non rivelerà altre novità se non farci capire che il punto di domanda
nel rilievo, non proprio corretto, risultava essere il P.70 sceso da me e
Tristan una settimana fa.
Davide e gli altri intanto dalla Lando’s Lungib portano a casa altri 380 mt
di rilievo e un bel po’ di foto. E’ proprio in nostro quasi architetto di
spedizione che ci informa che oggi la spedizione ha superato i 5 km di esplorato
e poco meno di metri rilevati.
Report di
Lillo da
www.ggb.it
Oggi per me è stata una giornata durissima.
Non tanto per la bollita da rianimazione presa nella calura di mezzogiorno con
Lillo ma per la decisione di posticipare la data di rientro. L’unica maniera per
giocarsi in 8 persone tutti i giorni da domani al 28 Aprile compreso per poi
spostarmi con Gigi a Manila per le pratiche di dogana i primi di Maggio. Loro
rientreranno il 29 su 30 come da programma, noi la settimana dopo. D’altronde
troppi sforzi soprattutto economici per non provarci fino in fondo. Anche se si
è stanchi dentro per la delusione con i piedi che bruciano ormai macerati nei
calzari, tutti i giorni sullo stesso sentiero guardando un Calbiga River sempre
più marrone. Anche se a casa i bambini stavano facendo il conto alla rovescia.
Adesso dormono tutti. Il ventilatore che sbatte i rilievi sul tavolo. Il neon
più rumoroso del mondo che mi frulla la testa. Zanzare allevate nella roba
marcia appesa dappertutto. Esco per il rituale del modem. Solo uno speleologo
confiderebbe ancora nel miracolo dell’ultima settimana.
Report di Matteo Pota Rivadossi da
www.ggb.it
Al McDonald di Calbiga
Ancora concrezioni a Lando Lungib
Back stage a Balogo
Concrezioni in Lando Lungib
Il Calbiga River di nuovo in piena!
La galleria di 400m di lando Lungib
Lando Lungib
Lungo il Balogo River
Marc a Balogo Spring, risorgenza di Langun
Sosia di John Mina
Tuffo nel Calbiga River
Un incredibile nodo a otto naturale fatto da una liana!
24 Aprile
Delusioni ed entusiasmi
Calbiga Base Camp, domenica 24 Aprile 2011 ore
23:28 (17:28 in Italia)
Carissimi, ecco come è andata negli ultimi
due giorni.
Ieri, io, Lillo Jean Paul e Tristan, accompagnati dal simpatico Lando, siamo
finiti su una dolina profonda sulla quale si affacciavano due portali
impressionanti. Dai che ci siamo! 20 metri di corda poi il vuoto. Da dove
partiamo? Entriamo a sinistra correndo per mezzo chilometro tra una selva di
concrezioni. Immaginatevi una galleria larga 50 squarciata nel punto più alto
dal raggio di un lucernario. Al suo termine una corrente d’aria decisa ci regala
un altro ingresso. Eravamo presi troppo bene, per dirla in gergo: il rilievo che
scorre impazzito poi alla settima tratta da 30 metri di media, la doccia gelida:
troviamo un pezzo di filo compatibile con quello che 20 anni fa veniva usato nel
topofilo (strumento ideato per il rilievo ipogeo), segno indiscutibile che la
cavità è già stata rilevata. E’ ovvio pensare a Bito Maanghit, quasi un km di
sviluppo vicinissimo a Gobingob, ma che le guide, primi esploratori compresi,
pensavano si trovasse da tutt’altra parte…
La coincidenza con la festività pasquale, devotamente
seguita a meno di 20 metri da casa nostra, ci suggerisce di non infierire con la
divinità ritenuta anche a torto eventualmente responsabile…
Dopo la magrissima consolazione di aver
per lo meno posizionato la grotta in carta, finiamo su Golugan Tubli Cave che
riporta il nome dell’eremita che pare la abitasse una cinquantina d’anni fa. Tre
saloni fossili da 30-40 metri di diametro concrezionatissimi che ovviamente
chiudono dopo 250 metri rendendo vero il detto che la calcite è nemica dello
speleologo.
Non contenti, sul pantano del ritorno, mi infilo in un bito (pozzo) da 25
metri. Attenzione a non annodare la corda dietro un banano marcio! Ma attenzione
soprattutto a quel serpentello fine verdissimo e ahimè mortale che per fortuna è
stato notato da una delle due guide mentre pendeva sulle nostre teste!
Una diaclasi in libera per altri 25 m poi finisco in
una bella galleria larga fino a 15 m e lunga 200. Di per sé niente ma
interessante tassello nella ricostruzione di un reticolo di drenaggio sud-nord
appartenente ad un carso ormai smembrato.
A casa ci ritroviamo ormai a mezzanotte
con il gruppo che è stato a Barruz nella zona di Gandara, 2 ore da qui più
un’altra ora di enduro durissimo, per un’immersione in sorgente. Marc ha un
sorriso a 36 denti (come diceva il buon Mike…). Pare estasiato dalla sorgente
sbucata credo da imprecisati racconti alcolici più che da una razionale ricerca
di condizioni di fattibilità. Un bel fiume bluastro da 2-3 metri cubi,
visibilità a 2 m: 160 metri percorsi per buona parte sommersi! Il bello è che
sopra vi sono grotte aeree, odore di sistemone, teorizza Guido guardandomi di
lato con aria mefistofelica.
Fermento, fermento. Oggi tutti, sia quelli
dotati di bombole d’aria sia quelli che preferiscono l’instabile ma generoso
acetilene, affilavano le armi per battersi negli ultimi 3-4 giorni proprio nel
carso di Gandara.
Io, Lillo e Davide nel frattempo abbiamo seguito
l’ennesima segnalazione di Lando fino a Majangcao. Sono spuntati 850 metri
divertenti tra una galleria fossile epidermica a 5 ingressi collegata da ripida
condotta al fiume posto più in basso. Cogliamo l’occasione per ringraziare tale
corso d’acqua per aver lasciato aperto quei 10 cm d’aria mentre fuori pioveva…
Una fitta pioggia cade ancora adesso sulle
lamiere di Calbiga. Come volesse diluire le ultime gocce di un programma che ci
avrebbe svelato i segreti dei suoi fiumi sotterranei. Come se volesse ricordarci
che non c’è avventura migliore di quando si confonde il caso con la sfortuna.
Un abbraccio a chi non si è perso nemmeno una puntata.
Report di Matteo Pota Rivadossi da
www.ggb.it
La nostra balera-magazzino
Trasporti sacri di Pasqua
L'unguento usato anche per gli zoccoli dei cavalli, fondamentale per non
prendere funghi e parassiti
La nostra guida Lando con Jean-Paul - praticamente i Ringo Boys
Città di roccia verso Bito Maanghib
Uno dei due portali di Bito Maanghib
L'imponente portale di Bito Maanghib
Golugan Tubli Cave
Rondini tra le concrezioni
Innocuo grillo
Sorgente-lavanderia a 5 minuti da Majangcao
Uno dei 5 ingressi di Camanga Cave
Fauna di Camanga Cave
Parete tappezzata di amblipigi
Semisifone a Kamanga Cave
Sempre passaggi in semisifone a Kamanga Cave mentre fuori piove...
Spuntino a Kamanga Cave...
Un carabao si crogiola nel fango meglio di qualsiasi speleo
Un'ora di enduro per arrivare a Barruz
Motociclisti vs Camion: 0-2, fuori Calbiga
Barangay di Barruz prossima destinazione
La sorgente di Sulpan Barruz
26 Aprile
Grandiosa esplorazione a Samar!
Il mio cellulare suona, cade la linea, poi
risuona e la linea cade ancora. Va bene cosa c’è di strano vi chiederete?
Nulla se non fosse che il numero che compare sul display è quello del telefono
satellitare di Matteo (Pota) Rivadossi. Deve essere qualcosa di eccezionale,
penso, se mi chiama direttamente. Ed infatti, quando la linea è presa:
“Ciao Gianni, scusa ma non potevo aspettare a darvi
questa notizia…”
Come tradizione vuole, anche questa volta dal
cilindro dei complicati carsi filippini è uscito il “mostro” di fine spedizione.
A due giorni dalla partenza i nostri compiono finalmente una grande
esplorazione. Si tratta di un enorme grotta esplorata per cinque chilometri con
al suo interno un fiume di 2-3 metri cubi al secondo. Domani l’assalto finale e
la conclusione del rilievo topografico.
I dettagli e le foto, come sempre, arriveranno appena possibile. Seguiteci.
Report di
Gianni Garbelli da
www.ggb.it
27 Aprile
Slideshow
Come promesso Marc ci invia
una bella serie di immagini che ci raccontano gli ultimi appassionanti momenti
della spedizione a Samar.
Un'ora di enduro da Barruz verso Gandara
Alla base del "sotano", quarto ingresso di Sulpan Maliw
Arrivo a Barruz
Carla, 14ma dei 16 figli del barangay captain che ci ospita, sceglie il riso
Cena presso la casa del barangay captain di Barruz
Galleria in Sulpan Maliw
Il simpatico maialino di Kamunuan, in pratica un cagnolino...
Il "sotano" da 50m, quarto ingresso di Sulpan Maliw
Incredibile risalita dalle rapide con la bancas a bilanceri!
Marc a Sulpan Barruz
Partenza da Gandara, ci aspettano 3 ore di fiume!
Passando sotto il terzo ingresso
Sempre sotto il "sotano"
Sulpan Barruz, risorgiva di Sulpan Maliw
Tramonto sul carso
Tratto in corrente...
Verso il secondo ingresso, la galleria prosegue oltre...
28 Aprile
Superati i 10Km di esplorazione! Il miracolo degli ultimi giorni si riavvera...
Pubblichiamo di seguito le note relative alle
fotografie della news precedente: nella concitazione febbrile degli ultimi
giorni di esplorazione, i nostri non avevano avuto neanche il tempo di inviarci
il resoconto!
Casa del Barangay Captain di Barruz (Matuguinao),
martedì 26 Aprile 2011 ore 23:30 (17:30 in Italia)
Incredibile. Non Abbiamo parole. Ieri una
giornata intera per arrivare qui da Calbiga con 3 ore di jeepney, poi altre 3 di
bancas assordante risalendo il Gandara River lungo il quale non sono mancati i
numeri sulle rapide…
A Barruz un’ospitalità fantastica: la barangay intera si offre per la spola
poi una famiglia esagerata, quella del captain, che si mobilita per ospitare noi
e i nostri 5 quintali di materiali. Cena a lume di frontale prendendo le misure
della capanna direttamente sulla fronte e negli stinchi… Il bello viene poi
quando noi 8 più papà e mamma con i loro 16 figli satureranno la capanna per
dormire…
Tra un Cuba Libre e l’altro rigorosamente a base di
Tanduay, ci diciamo che ora mancherebbero solo i chilometri di grotta!
E così è stata: Gigi e Marc impegnati in
acqua tra la bellissima sorgente e un suo troppo pieno, 200 metri in totale per
poi sbucare alla base di un sotano. Noi invece dopo 1 ora e mezza di sentieri
nel fango arriviamo alla barangay Kamunuan quindi all’ingressone di Sulpan Maliw.
Un sogno, come volevamo!
Beh, vi dico solo che abbiamo rilevato 3 km e visto
almeno un altro tra gallerie larghe fino a 50 m e sotani che illuminano la prima
parte. Dopo la parola passa al fiume che vi romba all’interno con i suoi 2-3
metri cubi: ovvio che sia quello che finisce a Sulpan Barruz, che caso!
Domani entriamo sempre con 2 squadre per
chiudere la topografia mentre un terzo gruppo andrà in avanscoperta di una nuova
grossa segnalazione. Ultimo giorno utile, ce la metteremo tutta!
A prestissimo!
Report di
Davide e Matteo da
www.ggb.it
(…mentre tutti ronfano, i bresciani mai
finiti…)
PS ieri è partito JP, oggi in compenso sono
arrivati Venus e un altro speleo da Manila, stanotte alle 3 Marc ritornerà a
Calbiga.
29 Aprile
Incredibile: 14Km di rilievo con giunzione!
Calbiga, ormai ex Base Camp… venerdì 29 Aprile
2011 ore 22:59 (16:59 in Italia)
Non ho parole davvero. Rientrato oggi da
Barruz con il grande Tristan raggiungendo Gigi che è qua da ieri a preparar
casse, sto cercando ancora di capire cosa e come è successo ancora. Guido che è
già in aeroporto con Lillo, Davide, Marc e il Gatto, per telefono mi ha fatto
notare che una volta la ciliegina arrivava l’ultima settimana, ora l’ultimo
giorno!
Ce l’abbiamo fatta, i complimenti sono reciproci, caro lolo (nonno)!
Dunque dove eravamo rimasti? Ah, sì, all’altro ieri quando dovevamo entrare
in Sulpan Maliw per finire topografia ed esplorazione. A proposito, nel
frattempo da Joni abbiamo saputo purtroppo che la grotta era già stata vista da
Paul Marcel e compagni nel ’94, stimata per 4 km ma rilevata per 3. Panico, sms
a Marcel che è irraggiungibile ormai perso in qualche foresta giù per la Taft.
Poi, per non sapere ne’ leggere ne’ scrivere, abbiamo pensato bene di forzare
nel nostro stile topografando 5 km in 2 giorni e soprattutto annusando una
grossa diramazione al di là di uno stretto laminatoio: almeno 800 metri sfiorati
correndo per poi abbandonarli ad un bivio. Vento forte, il nasino funziona
ancora…
Ieri mattina mentre una bancas riportava il grosso del
gruppo con Venus e Martz a Gandara, io, la mia dolorosissima micosi ai piedi e
Tristan decidavamo di rimanere ancora un giorno nell’accogliente Barruz per dare
l’assalto definitivo alla Maliw tale da giustificare la scelta di lavorare un
buco in sostanza già visto anche se allungato di brutto.
Ebbene, sulla soglia della capanna,
clamoroso cambio di programma semmai non fosse una novità. Troppo curiosi di
capire quello che la nostra guida Nando mima a braccia ed occhiate. Dako bito,
dako tubig! E grande pozzo e grande fiume siano! Per di più è solo ad 1 ora
dalla barangay e visto che zoppico non sarebbe una cazzata…
In soli 20 minuti siamo all’ingresso: dolina di crollo, selva di colonne poi
la galleria tagliata da un sotano da 70 m. Il fiume che si sente rombare da
paura è solo una milionata di pipistrelli… Nando è sempre arrivato solo fino
alla base della frana. Il buio nuovo è a monte, alla nostra sinistra, fatto da
un chilometro di gallerie larghe fino a 50 metri che si inzuppano sdoppiandosi
in un bel lago sifone. Al ritorno da un enorme salone entriamo nella follia di
gallerie da urlo. Un altro chilometro con vari laterali e sfondamenti
sull’attivo profondo ma corrente per poi decidere di ritornare indietro
topografando una roba ormai impensabile per due persone. Il secondo ibingan
della giornata, 3 metri buoni ben acciambellati, potrebbe essere un buon
caposaldo…
Prima però risalgo i 3 metri della scusa di mollare e sono lungo una sezione
gotica di 10 per 15 lunga 3-400 metri. Salone con la galleria che prosegue
decisa ma tornare è l’imperativo contro ogni istinto anche se ormai cammino a 4
zampe. Tristan vorrebbe immortalarmi con la Gopro…
Stiamo partendo con la topo ( che fa rima perche con
l’accento alla francese) quando succede qualcosa che ne’ io ne’ Tristan
riusciamo ancora a spiegare: un rumore impressionante di animale che lotta per
10-15 secondi appena sopra di noi. I primi 2 centesimi di secondo sono comunque
bastati per leggerci negli occhi ciò che ovviamente non poteva essere ne’ un
serpente ne’ un pipistrello ma neanche un cinghiale… Chi lo saprà mai? Enchanted
oppure bulalakao, ci direbbero i locali ma per noi è bastato a cagarci addosso…
Sotto la doccia di luce del sotano
continuiamo verso l’avalle; l’ambiente è enorme. Ecco ancora il livello di base.
Fermo e profondo. Tristan, guarda se trovi il filo di Gigi, per favore! E lui
con la sua naturale impassibilità che mi dice: oui, il y a le fil de Gigi (anche
lui con l’accento alla francese…).
E’ giunzione! Giunzione bellissima, così fuori programma e per questo così
sorprendente! Giunzione tra il sifone di 80 m a -15 situato a monte del canyon
esterno, Sulpan Lake che a sua volta è collegata alla sorgente Sulpan Barruz da
un sifone di 60 m a -24.
Davvero un bel giochetto, ripeteva un Gigi tutto bello contento dopo un mese
di attesa!
Ora il disegno è quasi completo: Manca solo il collegamento con il bestione
della Maliw di sopra, chilometri di gallerie percorse da un fiume di 3 metri
cubi che romba nelle nostre teste da solo 4 giorni ma ormai per sempre.
Una scusa per tornare a godere dell’accoglienza
davvero commuovente di Barruz, della grazia delle 7 figlie del barangay capitain.
Della magia di un altro finale già scritto.
Report di Matteo Pota Rivadossi da
www.ggb.it
14Km di rilievo da asciugare
A Calbiga si rifanno le casse
All'ingresso di Sulpan Maliw con Elena
Concrezioni
Dopo 2 ore di avvicinamento scalza Carla, la figlia del Barangay captain, si
mette le scarpe decisa ad entrare con noi
Gigi per le rapide del Gandara River
Il lago sifone a monte di Sulpan Lake
Il sotano di Sulpan Maliw
Immersione accompagnati dai bambini di Barruz
In casa del Barangay captain comandano le donne...
Lasciare Barruz è proprio dura
La seconda entrata di Suplan Maliw
L'attivo poco prima della perdita
L'ultima poderosa rapida in Sulpan Maliw
L'ultima punta in grotta, trascinandosi per la micosi ai piedi!
Perdita dell'attivo a Sulpan Maliw
Sulpan Cave
Sulpan Maliw
Tartaruga in Sulpan Maliw
Trovato il filo di Gigi in Sulpan Cave, giunzioneee!
Un banano a 1km all'ingresso...
3 Maggio
Dal Samar a Manila, 24 ore di bus
Casa Orlanes, Quezon City (Metro Manila),
martedì 3 maggio 2011 ore 1:27 (19:30 del giorno prima in Italia)
Siamo rientrati ieri, o meglio Domenica
visto l’orario, dall’incubo di un viaggio tanto affascinante quanto scomodo. Da
Catbalogan a Manila con le ginocchia in bocca e mezzo culo fuori da un sedile
che ti fondeva l’altra metà. Attenti a non calpestare i bimbi che crollavano di
sonno sul sacco di riso tipo argine a fianco, con i finestrini chiusi quando
pioveva: roba da soffocamento se non graziati da una decina di soste
fisiologiche in una sorta di autogrill popolati di zoombies. Muri di scatole di
cartone, 80 persone e 5 galletti che hanno pure scandito l’alba, 850 km senza
rettilinei, aria baganta, appiccicosa per 24 ore da ridurti ad uno straccio.
Ci mancava poi un’attesa di oltre 3 ore per un camion di cocchi con gli
assali spezzati prima di decidere di cambiare strada…
Non so bene perché io, Tristan e Gigi alla fine ci
siamo ritrovati sul più marcio dei bus economici quando, con 3 euro di più,
avremmo viaggiato su sedili standard e con il lusso dell’air con: boh, ci
ricordiamo solo della faccia schifata di Joni mentre ci accompagnava…
Il furgone stracarico guidato da Jomar ci
raggiunge proprio al bel negozietto d’avventura di Joni a Catbalogan: ovviamente
è a secco di benza e di denari; speriamo di rivederlo l’indomani a Manila con
tutta la nostra tonnellata stipata questa mattina a Calbiga. A proposito:
riconsegnare la casa alla signora Isa è stata quasi una liberazione. Quel che è
certo è che il nostro affitto non gli basterà a farla esorcizzare…
Un abbraccio ovviamente a Bebet e al Muto ma con la
fretta di lasciare una cittadina ormai insopportabile.
Ora siamo di nuovo qui. Ospiti ingombranti
di una famiglia che praticamente ha preso parte alla spedizione: papà Osmund si
è trovato fatture e cargo intestati, la dolce Tweet ha praticamente smesso di
lavorare facendo la hostess per noi, Jomar è autotrasportatore, la mamma cuoca e
la nipote è la nostra broker… Oggi abbiamo ritornato la bombola d’ossigeno e
sbrigato varie pratiche per rispedire il materiale, mentre domani giornatina
cruciale. Anche se, lo dico ravanandomi ben bene, riportare via tutto
sembrerebbe davvero più facile. Da segnalare solo una testata, orrenda per il
gong e relativo unto lasciato, piantata da Gigi in un centro commerciale…
Peccato davvero invece per l’sms di Davide
dagli infettivi dell’ospedale civile di Brescia dove è ricoverato con 42 di
febbre e blocco renale giusto appena rientrato. Ovvio rivedersi lo spettro della
leptospirosi, unica rogna che talvolta ha segnato i nostri viaggi
nell’arcipelago. Davide mola mia! Aspettando le analisi comunque ti abbracciamo
tutti urlandoti un “dai gnaro! da ribaltare il reparto.
Report di Matteo Pota Rivadossi da
www.ggb.it
24 ore bestiali tra Catbalogan e Manila
Assali posteriori spaccati per questo camion stracarico di noci di cocco...
Ancora pioggia con i colori di un quadro impressionista
Catbalogan
Carabao
Gandara
In una eatery a Gandara
Impianti a norma
Jeepney in sorpasso
La costa occidentale di Samar dopo Calbayog
Pioggia sul Gandara River
Salto da 20m dal ponte di Gandara
Traghetto tra Samar e Luzon ad Allen
Nel negozio bazar di Joni a Catbalogan
Tramonto ad Allen
Magari avessimo preso questo di autobus!
6 Maggio
Good morning, o meglio Good Bye Philippines!
Manila, hall del Malate Pensionne, Venerdì 6
Maggio ore 9:30 (3:30 in Italia)
Per me e Gigi oggi pomeriggio finalmente
il volo di rientro. A 41 giorni dalla partenza di un viaggio incasinato fa
davvero piacere. Tristan, che ieri è stato accompagnato in moto al commissariato
perché a dorso nudo, invece aspetta Emilie, sua compagna, con la quale si
fermerà altre 2 settimane nella bellissima isola di Coron, Palawan.
Martedì è stata una giornata cruciale in cui abbiamo sbrigato gran parte
delle scartoffie per l’export della merce che poi, con gran sollievo, mercoledì
mattina abbiamo caricato su un camion: Casa Orlanes restituita ai legittimi
proprietari…
Gli ultimi due giorni sono passati ancora in casa loro
con la paziente Tweet davanti al pc componendo fatture, documenti,
autocertificazioni in qualità ormai di broker professionali con la paura che
saltasse fuori qualche rogna. In realtà, a parte 20 e-mail e un paio di
assurdità solite UPS, tutto liscio. Anche perché alle 18 abbiamo il volo e
quindi…
Tra una mail e l’altra ho avuto modo di
sognare mettendo sulla carta appena acquistata le grotte di Barruz. Il fiume che
si perde in una depressione distante 8 km dalla sorgente: lì siamo finiti in
qualcosa di veramente colossale e forse ad un passo dall’essere completamente
percorribile! Nei prossimi giorni sotto con l’inserimento dei dati di 8 km di
topo (sempre alla francese…). A proposito Gigi mi ha fatto notare che il sifone
di Sulpan Barruz è 160 m con altri 140 allagati laterali e non 60… L’orgoglio…
Lasciare la famiglia Orlanes ieri sera è
stato come salutare dei parenti. Un grazie a tutti loro, travolti dallo tsunami
della spedizione, non basta di certo. Ciao Tweet, ciao Osmund: la prossima volta
il mio bagaglio sarà una ventiquattrore, promesso!
L’ultima notte in una capitale ormai opprimente è passata incredibilmente
tranquilla resistendo alle tentazioni di karaoke e avvenenti signorine: forse
grazie al pieno di calamari ingoiati a cena in tutte le salse…
Bene, ora scappiamo. Farò fermare il taxi per gli
ultimi 2 kg di mango poi basta, all’aeroporto per recuperare documenti da Chares
che tra l’altro si era incazzata a morte perché gli avevamo dato della
pasticciona, regalo di google traduttore…
Il resto sarà tempo di pensare a questa
spedizione, al sorriso dei bimbi e di Sonia che mi reclamano. A un altro viaggio
che rimane.
Un abbraccio a tutti quelli che non si sono persi nemmeno una puntata.
Report di Matteo Pota Rivadossi da
www.ggb.it
Ad Intramuros con la broker e Tweet a sbrigare le carte
Si preparano le casse
Arachidi bollite
Autoricambi
Gigi, Trista e Tweet
Binondo Church
La Cattedrale ad Intramuros
Interno della Cattedrale
Il fritto più buono del mondo a Ong pin North bridge
Kalesa tirata da cavallo schiumante per l'afa
Spacciatori di canna da zucchero a China Town
Lasciamo l'opprimente Manila
Considerazioni finali di Gigi sulla Spedizione "Samar 2011":
Il fascino di una spedizione
extra europea, dopo tanti anni dall’ultima, nei cenotes del Messico nel secolo
scorso cioè, non si spaventi nessuno, nel 1993 mi coglie e mi avvince: quale
occasione migliore per vivere emozioni inattese molto diverse da quelle che si
possono più facilmente immaginare durante le spedizioni europee.
La pietra viene scagliata nel
mio stagno lo scorso autunno da Pota, che mi chiede se sono interessato a
partecipare ad una spedizione speleo subacquea nelle Filippine e precisamente
nell’isola di Samar. L’acqua del mio stagno ribolle addirittura, mentre mi
ritornano in mente i ricordi non solo del Messico ma anche della Russia (nel
2003) con Jean Jacques. Ascolto attentamente i racconti delle esplorazioni
speleologiche effettuate negli anni scorsi sull’isola, immagino limpide
sorgenti da cui escono fiumi navigabili, la descrizione di sifoni superando i
quali si unirebbero chilometri di gallerie. Tutto s’intuisce affascinante e a
portata di mano così che i pensieri sognanti galoppano e s’intrecciano.
Nell’attesa pregusto la piacevolezza dell’acqua tiepida di quelle regioni,
immagino lo stupore che mi pervaderà davanti alle dimensioni ciclopiche di
gallerie da cui escono 20mc/sec di acqua in condizioni di regime normale, mi
proietto già nel bel mezzo di una giungla dalle piante aggrovigliate e dai
rumori sconosciuti degli animali. Una spedizione in un luogo a 14.000 km. dalla
mia casetta è una promessa, oltre al goal esplorativo, di incontri con
abitudini, persone, volti che con la loro diversità potranno solo farmi crescere
umanamente.
Il giorno della partenza ci
troviamo quasi tutti a Malpensa: fra noi il Gatto che, nel suo universo rotondo,
privo di asprezze, dove si fondono scherzetti, storielle ilari, battutine
“tiramisù”, diventerà, durante le tappe nei vari villaggi o cittadine, tra una
foresta e l’altra, il vero e proprio punto di riferimento per i bambini. Alla
vista della sua mole, essi saranno incuriositi e attratti, mentre lui,
contorcendo il viso e trasformandosi in un “mostro”, li sorprenderà, facendoli
correre in preda ad un finto terrore, disperso poi, in un mare di risa.
Raggiungiamo Manila dopo una
ventina di ore: l’aspetto è quello di una città calda, umida e caotica. Dopo
aver trascorso la notte in una pensione situata in un quartiere, centro della
vita notturna della città, al mattino ci separiamo: gli altri vanno subito a
Calbiga (isola Samar) , il Pota ed io rimaniamo per espletare le operazioni
doganali. L’incubo ha inizio: giorni interi passati tra squallide mura di uffici
vari, dove testimoniamo a nostre spese, i risultati dell’inefficienza ed
dell’inerzia totale: gente assorbita nell’impegno di guardare la televisione,
gente che si dedica alla propria pedicure, qualcuno che dorme svaccato sulla
sedia dell’ufficio con una salvietta in faccia per proteggersi dalla luce e dai
seccatori, chi si dedica al cibo apparecchiando la scrivania come fosse una
tavola da pranzo; dopo il pranzo che si fa? Ci si pettina e ci si trucca, mentre
il duro di turno, con espressione “intelligente” sfoggia, appoggiato al bancone,
occhiali a specchio stile anni ’60, mirando il vuoto. M’immagino la caterva di
materiale su cui scrivere, disegnare o elaborare un film, dopo una visita in
questi uffici, per un neo Kafka, un Bruegel o un Fellini.
E’ quasi miracoloso, dopo aver
speso una cifra folle per riuscire a ritornare in possesso delle nostre
attrezzature, partire e raggiungere Calbiga. Questa è una piccola cittadina a
ovest dell’isola, campo base della spedizione dove ci riuniamo con tutti.
Scopriamo che in questa zona ha diluviato per giorni e che a marzo, era tutto
allagato; brutte notizie ovviamente, per quanto riguarda la possibilità di
esplorare sott’acqua. Le sorgenti, già visitate dai nostri compagni, hanno in
media un livello di oltre 5 m. più alto rispetto al livello normale in questa
stagione, mentre il colore delle acque vorticose spazia nelle varie tonalità tra
il verde e il marrone.
L’ottimista Pota dichiara che
con qualche giorno di bel tempo la situazione migliorerà sistemandosi, e noi
speleo-sub speranzosi, aspettiamo con fiducia senza prendere in considerazione
opzioni che, valutate col senno di poi, sarebbero state migliori.
Scelte che poi si riveleranno
improprie, ne commettiamo più di una. Il ruolo dell’inesperienza dei luoghi e
del clima, l’entusiasmo e la voglia di fare che ci inducono a sottovalutare gli
ostacoli oggettivi, ci impediscono di concretizzare solidamente gli obbiettivi
ma, “les jeux sont faits” e lo sguardo retrospettivo, piuttosto che la
commiserazione degli errori, deve essere utile come esperienza per il futuro, un
futuro che spero sia a breve termine.
Un’esperienza esplorativa scarsa
di risultati rilevanti, almeno dal punto di vista speleo subacqueo,
un’esperienza che segna profondamente l’orgoglio e ti suggerisce una volta di
più la consapevolezza della nostra fragilità di fronte alle forze della natura
che in queste condizioni, vincono sempre sull’uomo. Non siamo noi i primi né
saremo gli ultimi, a ritornare mogi, con le pive un po’ nel sacco, da un viaggio
così promettente: un investimento poco fruttuoso, per qualcuno le vacanze di un
anno consumate, per un risultato totale di 500 m. d’esplorazioni speleo
subacquee che, per me, confrontato con le attese è un po’ poco. Per percorrere
170 m. alla profondità massima di 13 m. nella sorgente di Balogo, chiamata
Dimagbaha Spring sono stato in acqua più di un’ora, mentre normalmente in
un’ora, in una sorgente in condizioni normali, percorro a pinne facilmente più
di 1500 m.
Abbiamo girato in lungo e largo
per l’isola per verificare altre sorgenti e trovare un’alternativa dando così un
risultato più significativo al nostro viaggio, ma nulla: tutto era
incredibilmente fuori condizioni come se la stagione delle piogge fosse nel
pieno del suo ciclo. Posti apocalittici con fiumi impetuosi alimentati da
sorgenti turbolente e violente che fanno stimare gallerie interne spropositate,
da dove, con una seppur empirica stima a occhio, escono 50mc/sec per la sorgente
che riversa nel fiume Calbiga, o i 20mc/sec che escono dalle due sorgenti nel
Taft River.
Dalle foto che Joni mi mostra
con le sorgenti in magra, noto che la visibilità non è quella dei cenotes
messicani, ma comunque è accettabile. La lucina della voglia di fare, che stava
per attenuarsi riprende intensità e ripristina il desiderio di tornare e di
misurarmi con queste sorgenti, con questi fangosi sifoni che al momento mi si
negano.
Calbiga, dove sta il campo base
baricentrico per le nostre esplorazioni, è una cittadina caotica con motorini
che sfrecciano gracchianti a tutte le ore della notte, scuotendoci da un sonno
che vorrebbe essere tranquillo. Numerose zanzare volano radenti presso le nostre
orecchie poi si sfamano con il nostro sangue. La ciliegina sulla torta, per
coronare il disagio, sono le campane di una piccola chiesa. Altro che romantiche
armonie di antica memoria! Tutte le mattine alle 5,30 e per trenta minuti senza
pausa, queste vengono azionate da un isterico campanaro, invadendo con un suono
fesso e irritante, un sognato silenzio. Segue, subito dopo alle sei, una
filastrocca di preghiere e litanie, provenienti da altoparlanti a tutto volume:
non c’è tregua per buona parte della giornata, a volte fino oltre la mezzanotte,
in una sorta di preoccupante estremo fanatismo religioso. Nonostante la
popolazione in questa cittadina sia stata sempre ospitale, gentile, simpatica,
in qualsiasi posto dove abbiamo avuto contatti, penso che nel futuro eviterò di
fermarmi qui.
Il tempo impiegato per la
ricerca di luoghi appetitosi da esplorare, ci dona la possibilità di imbatterci,
raggiungendo le barangays, villaggi di poche casette, in ragazzini e ragazzine
con volti sorridenti ed espressivi: potendo, scattiamo loro qualche foto
affinché, quello che la memoria crede di non saper perdere, rimanga comunque
immortalato e possa essere mostrato ad altri che non possono vivere direttamente
queste immagini. La semplicità e genuinità con la quale essi si divertono, è
esemplare: giocano con la posizione delle loro proprie mani, con le ombre create
dall’intreccio delle dita; per la strada, usano le ciabatte lanciandole in un
gioco simile al nostro delle bocce, passano ore sul bordo dei fiumi vivendo il
contatto della natura e acquisendo un’esperienza di vita che pochi nel nostro
mondo possono vantare.
Quando il viaggio sta per
finire, ci spostiamo, per gli ultimi giorni, in un posto nuovo, lontano dai
nostri progetti iniziali: alla barangay Barruz. Dopo tre ore di barca risalendo
il fiume, arriviamo al villaggio accolti festosamente dai ragazzini radunati nel
punto di sbarco. Essi, dopo averci calorosamente salutato, ci aiutano a
trasportare i materiali fino alla casa del Captain, il capo villaggio.
Due sono gli obiettivi: la
sorgente di Sulpan Barruz e il Sulpan Lake. Marc svolge la ricerca in Sulpan
Barruz, completando un’esplorazione totale di 250 m. suddivisa in tre rami, io
supero il sifone di Sulpan Lake dopo 80 m., profondità massima di -15 m.
raggiungendo una sala enorme piena di pipistrelli e rondoni; guardandomi in
giro, vedo la luce penentrare nel salone e decido di non uscire dall’acqua
perché è più facile cercare l’ingresso dall’esterno.
Quando Marc rientra, colgo
l’occasione per provare a continuare la sua esplorazione. La corrente
inizialmente è forte, e il filo la segue fino a un grosso tronco incastrato di
traverso nella galleria poi, appena dopo, quando la corrente si attenua e
sparisce, proseguo ugualmente anche se non credo di andare nella direzione più
appropriata. Mi ritrovo in mezzo a tronchi di varie misure ma, vedendo molto
poco attraverso il fango, non riesco a capirci molto. Andando ancora avanti e
sentendo qualche cosa cadermi sulle gambe, ho un fremito di paura. Sarà un cobra
nero che si è dedicato alla subacquea? Mi giro delicatamente e vedo solo un ramo
appoggiato sulle gambe. Risalgo aspettandomi di arrivare in superficie e di
fatto, quando vedo una luce e caccio fuori la testa dall’acqua, constato di
trovarmi nella “perdita” di Sulpan Lake: un tunnel perfetto e, che bello, una
meritata soddisfazione: 80 m. di esplorazione di Marc a -24 m. più altri 50 m.
di mia esplorazione per uscire in aria; un totale di 130 m. di galleria
allagata. I due sifoni si susseguono uno dopo l’altro nel Sulpan Lake e
suggeriscono prosecuzioni sia all’asciutto che in acqua, per kilometri.
Al ritorno mi trovo di fronte un
enorme tronco che non avevo notato all’andata; del resto, un metro di visibilità
non è molto e in queste gallerie, il fango ovunque, è di moda. Tento di seguire
la corrente per trovare la via attiva dell’acqua, ma i miei tentativi non
portano a nessun risultato; l’esplorazione attuata mi soddisfa comunque e
riemergo felice.
A monte del sifone di Sulpan
Lake, grazie ad un cambio di programma, Pota e Tristan trovano un ingresso che
conduce in un mondo di gallerie vergini da esplorare.
Il rientro a Manila è la
chiusura del cerchio. Da Samar il mezzo di trasporto è un pullman scalcinato con
sedili a misura di filippino magro e piccoletto, galletti e pollame garrulo,
traballamenti e caldo soffocante. Prendiamo aria sul traghetto attraversando una
lingua di mare ma siamo talmente frastornati che l’autista e gli altri
passeggeri che ci richiamano per risalire sul bus. Probabilmente facciamo
tenerezza perché a Manila, l’autista, prima di ripartire per la successiva
destinazione, si congeda da noi come fossimo vecchi amici mentre i passeggeri
rimasti a bordo, gli fanno da coro salutandoci e agitando le mani.
La già presente nostalgia per la
foresta e per le barangays viene soffocata dall’incombenza di Manila città di
18.000.000 di abitanti orrenda e invivibile con veicoli altamente inquinanti che
per fortuna, non tutti hanno la possibilità di avere, povertà reietta e
tangibile con il panorama, famiglie intere comprese di bambini che dormono per
le strade in mezzo ai topi, a pochi metri dai locali karaoke e dalle agenzie dei
venditori di appartamenti in lussuosi avveniristici grattacieli. Contrasti
sociali enormi, scenari degradanti dei molti che non hanno chanches di
migliorare la loro esistenza: strisciare nel fango sfiorando i cobra, è meno
angosciante.
La perla nera del viaggio è la
serenità e la felicità trasmessa dalle persone incrociate in queste regioni, per
la naturalezza senza problemi, con la quale sono accettati i diversi di stato
fisico, censuario e religioso.
La speleologia o la speleologia
subacquea, quando si programmano spedizioni, per forza di cose, obbligano ad
avere contatti sul posto e questo permette una conoscenza meno superficiale
perché occorre adeguarsi ai ritmi e alle abitudini indigene ottenendo risultati
tanto migliori quanto meglio si riesce a comprendere il genius loci.
Me ne sto allontanando e già
disegno di ritornare: le possibilità esplorative sono veramente ampie, ma per
ritornare realizzando un progetto, occorre, sfruttando le esperienze appena
vissute, un lavoro metodico approfondito di ricerca, non indifferente e
certamente un convinto sostegno finanziario.
Non mi resta che ringraziare
calorosamente tutte le persone che ci hanno sostenuto e aiutato in ogni modo,
ospitato, sopportato e i compagni di viaggio con cui ho assaggiato e condiviso
una fetta gustosa della torta della mia vita.