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RIO TORRETTA 2010

 

09-03-10 Mi trovo con il Pifferaio e GiBi alla casa dove saremo ospitati, cioè in una frazione di Pedemonte. Fanni, la musa del luogo, ha organizzato il tutto: casa diversa rispetto lo scorso anno ma, come quella, disabitata nel periodo invernale, anche se in perfetta efficienza, a parte la temperatura interna che non è sicuramente delle più calde. Questo è un particolare di scarsa importanza perché nel pomeriggio riceverò, procuratomi da Simone, un nuovo sacco a pelo che spero faccia il suo dovere.
Raggiungiamo la grotta, dopo aver scaricato la macchina e ricaricato le attrezzature necessarie, a mezzogiorno o quasi. Trasportiamo tutto il Pifferaio ed io, mentre GiBi si dedica alle riprese esterne. Verso le 13.30 arriva Simone, mentre noi stiamo ancora sistemando gli erogatori sulle bombole; pur chiacchierando, montiamo il mio ibrido (Copis-Meg) poi, vista l’ora le 14.30 e la fame, andiamo a mettere qualcosa sotto i denti. Per oggi il lavoro è concluso e domattina ci immergeremo.

10-03-10   Sveglia mattutina dopo una gelida notte con 5cm di neve fresca che rende candido il paesaggio. La neve mette felicità ma i problemi li avrà il Pifferaio che per venire quassù, impiegherà tre volte più del necessario. Boaria e Giuseppe arrivano puntuali, all’unico bar della zona dove aspettiamo al calduccio, di riunirci tutti. Finalmente al completo, raggiungiamo la grotta alle 11.00. Quando tutte le attrezzature, Copis compreso, sono pronte, poco dopo le 12.00, iniziamo a trasportare le bombole nel sifone. Poiché livello è molto basso, faremo più fatica del solito per trasportare tutto quanto fino al terzo sifone ma, la visibilità è buona e la voglia di continuare è ottima. I primi a partire siamo Boaria ed io: gli altri ci seguiranno a ruota. Una volta superato il primo sifone, accatastiamo le bombole su di un sasso che sembra fatto apposta e raggiungiamo il secondo sifone con l’attrezzatura da immersione in spalla; io rimango li ad aspettare mentre i prodi compagni, una volta scaricatisi del bibo, fanno un paio di viaggi a testa per terminare il trasporto. Una volta rimesse addosso le attrezzature, si parte alla volta del terzo sifone. E’ qui che ci accorgiamo di quanto sia basso il livello perché, per superare il collo di detriti, dobbiamo risalirlo per un paio di metri all’asciutto. In quattro, il passamano è veloce ma, quando scendiamo dall’altra parte, ci rendiamo conto di dover proseguire ancora per qualche metro, prima di trovare l’acqua; unica cosa positiva è che con il livello così basso, la sala tra il secondo ed il terzo sifone non è in pressione e quindi non ci saranno problemi di ristagno di Co2. Di nuovo Boaria ed io al via, il Pifferaio e Franco  partiranno dopo una decina di minuti per non intasare il passaggio nelle strettoie. Il mio Copis è normale e sono convinto di poter passare con facilità anche senza le modifiche apportate la volta scorsa. Boaria scende per primo mentre da sopra gli passo lo svolgisagola, le tre bombole da 12lt. ed una da 10lt; una volta liberata la strettoia, con una bombola da 12lt. m’infilo con decisione ed in un attimo sbuco dall’altra parte. Mi carico di tre bombole da 12lt. e procedo mentre Boaria, con lo svolgisagola, una bombola da 12lt. ed una 10lt. mi segue da vicino. Nel sifone ci sono frecce indicanti la direzione di uscita lavoro del super-ego di chi le ha posizionate che, non essendo in grado di esplorare, si è gratificato riempiendo le pareti dei sifoni con il suo nome.
A -21m trovo la matassa del filo che, spezzato circa una quindicina di metri più avanti e portato indietro dalla corrente, si è ammassato infido in un angolo come una trappola. Procedo tirandolo per ristenderlo, e quando si blocca, da dietro Boaria che si è accorto, risolve il problema. Continuo fino alla fine del capo e poi lo annodo con il capo che segue. Segnalo a Boaria di andare avanti, perché lui è in circuito aperto e queste soste contribuiscono solo a consumare gas. Siamo a -28m, i terzi sul suo bibo da 12lt. sono finiti per cui Boaria mi lascia le bombole ed inizia il rientro.
Rimango solo come piace a me, libero dal vincolarmi o vincolare il compagno: raggiungo la strettoia che con questi livelli si trova a -32m, lascio la bombola da 10lt ed attraverso il pertugio con il mio carico di 12lt. Il percorso è facile, quasi troppo facile e incredibile se penso al lavoro dello scorso anno, già ma del resto le notizie in nostro possesso erano drammatiche.
Superata la strettoia, penso che potrebbe esserci qualche cosa sulla sinistra, ma il filo continua a destra e quindi lo seguo. A -40m deposito due bombole e lo svolgisagola e dopo una ventina di metri fino a -44m, lascio la bombola che rimarrà lì come emergenza, mentre le altre due le porterò più avanti fino al prossimo passaggio. Rientro con calma, sistemando come meglio posso il filo in alcuni punti dove è rovinato e troppo lasco. Sono di ritorno dai compagni dopo un ora esatta e tutti insieme torniamo veloci fino al secondo sifone. Riemersi anche da quello, lasciamo parte delle attrezzature e non ci resta altro che superare l’ultimo ostacolo. Fuori alle 16.00, troviamo 10cm di neve bella fresca che ci impone una buona attenzione nel percorrere il greto del fiume, iperscivoloso. Per me è già tardi perché devo tenere una proiezione ai Lions di Bassano. Considerando l’abbondante nevicata che sta scendendo e sapendo che le previsioni annunciano bel tempo solo a partire da giovedì pomeriggio decidiamo di saltare l’immersione del giorno dopo.
Corro a prepararmi, andando a fare una calda doccia in una stanza da bagno gelida.

12-03-10 Partiamo dall’ingresso della grotta alle 10.00, siamo Boa, Franco, Mosè, Giuseppe ed io determinati a svolgere un perfetto lavoro d’équipe per raggiungere un buon risultato esplorativo.

Collaborazione perfetta per trasportare le attrezzature fino al terzo sifone, poche le bombole ma tra fari e telecamera, il peso non è da sottovalutare. Nel terzo sifone entriamo Mosè ed io, gli unici con il rebreather. Nuoto lentamente per permettere a Mosè le riprese, con la poca profondità che gioca in favore ed anche se la concentrazione per l’esplorazione ne risente, mi fermo in diversi punti per permettere a Mosè di raggiungere zone di ripresa di fronte a me. Raggiungiamo la strettoia dei -32m insieme, poi ci separiamo. Saluto, mentre entro nel buchetto con i relè da 12lt ed iniziando a percorrere la galleria già sagolata, recupero la concentrazione per l’esplorazione. Superata la parte profonda inizio le tappe decompressive, fino a raggiungere il limite della scorsa esplorazione. Attacco il filo e, mentre avanzo, quello che vedo non mi sembra la giusta prosecuzione: dopo soli 30m raggiungo una superficie, e mentre la galleria si è riempita di fango, mi convinco sempre di più che non può essere la via giusta. Comunque sono qui e decido di togliere il rebreather per andare a vedere la galleria asciutta. Dopo altri 20m di percorso all’asciutto, mi fermo su delle strettoie impraticabili. Ritorno all’acqua ricoperto di fango, mi rivesto per l’immersione e rientro nell’acqua che, in un attimo, si intorbida tutta cosicché devo tenere il filo in mano fino a -3/4m di profondità poi, mentre scendo nella sala, rifletto che una prosecuzione ci deve essere e deve essere qui. A -10m la visibilità è decisamente migliorata per cui, inizio a cercare. Forse ci siamo: sulla mia destra sembrerebbe aprirsi una galleria; sono a -15m, collego il mio svolgisagola ed inizio a svolgere il filo. Risalgo a -10m poi scendo quasi subito a -20m, la galleria è di 5m di larghezza per 3m di altezza, non ci sono depositi di fango, le rocce sono bianche: questa non è solo la prosecuzione ma qualche cosa di più. Avanzo tra saliscendi divertenti fino a fermarmi per aver raggiunto il limite consentitomi dal circuito aperto di emergenza a -30m e dopo aver tirato ulteriori 240m di filo. Non male mi dico, ho pinneggiato per oltre un chilometro ed ora devo ancora ripercorrere la galleria al contrario e per di più recuperando tutte le bombole. Lascio alla strettoia dei -32m le bombole, pensando alle riprese che faremo domani e rientro, effettuando le poche tappe di decompressione necessarie prima della riemersione. Scambio le mie impressioni con gli amici che pazientemente mi hanno aspettato: la curiosità è ovviamente tanta e le mie rivelazioni fanno sognare incredibili esplorazioni anche su questo versante del massiccio dell’altopiano di Asiago. Rientriamo insieme e, tra il terzo sifone e l’uscita, penso che se avessi un maialino, domenica potrei tentare la prosecuzione. Sogni, solo sogni, il maialino è a Lecco e non ho tempo per andare a recuperarlo.

13-03-10 La notte è trascorsa rimuginando su come risolvere il problema dell’esplorazione mutilata dalla mancanza del maialino. Con tutto preparato come abbiamo fatto, non mi va giù l’idea di precludermi una bella avanzata, così al mattino, mentre si fa colazione, il Pifferaio suggerisce che un maialino lo potrebbe prestare GiBi. Appena raggiunti da GiBi ne chiediamo subito la disponibilità che ci viene accordata. Boa, Franco ci sono anche domenica e la Cosa allora si può fare.
Per la giornata odierna, Mosè si dedica alla video camera riprendendomi mentre andrò a riposizionare le bombole nel sifone, un compito in più ma che svolgo con molta felicità; Boa, Franco, Nadia ed il Pifferaio aiutano nel trasporto aereo dopodiché andranno a vedere qualcosa per conto loro. Questa volta Mosè rimane ad aspettarmi alla strettoia dei –7m per riprendere anche un po’ del ritorno ed io, superandola al rientro, trovo la visibilità ridotta a poco più di un metro. Quando riemergiamo, troviamo gli altri che ci aspettano tutti felici per comunicarci di aver esplorato una galleria laterale di 95m ad una profondità di circa -3m, che prosegue. Questa sorgente è una vera sorpresa.

14-03-10 Al “bar della colazione”, Francesco, Laura e Nadia arrivano con un vassoio di paste fresche e Boa non è da meno con le brioches. Anche se questa abbuffata è benvenuta, il più atteso da me è il maialino di GiBi che si rivela un maialone per le dimensioni ed il peso.
Con il sopraggiungere di Giuseppe ed il Pifferaio, l’équipe ricomincia il lavoro. L’ultimo ad apparire è il Proteo che ci raggiungerà oltre i sifoni più tardi per dare un aiuto. Tra un sifone e l’altro cerco di non sudare ma la cosa non sembra possibile, anche se devo solo trasportare sulla schiena il rebreather; gli altri, Boa, Giuseppe, Nadia ed il Pifferaio porteranno il maialone fino al terzo sifone. Boa mi accompagna fino alla strettoia a -7m per aiutarmi a far passare il propulsore perché viste le dimensioni ho qualche dubbio sulla possibilità di riuscirci. Il bestione è perfettamente bilanciato in acqua ma una volta impugnato, la sua velocità mi delude assai; abituato ai miei piccoletti questo risulta lento, tanto è che, anche Boa riesce a seguirmi pinneggiando, senza nemmeno troppo impegno. Comunque sia, con il bestione non sopporterò la fatica di pinneggiare. La strettoia è superata senza fatica e posso farmi trainare fino al punto di esplorazione. Supero la parte profonda -55m, risalgo osservando i pochi minuti di decompressione che mi obbligano a soste forzate poi, finalmente posso filare nella galleria esplorata l’altro ieri: riconosco il punto in cui ho tagliato il filo, mi fermo attacco il nuovo svolgisagola ed inizio a tirare nuovo filo facendomi tirare dal maialone.
I metri di nuovo filo scorrono, la quota varia con qualche saliscendi fino a raggiungere i -40m dopo circa 150m di progressione, la galleria continua a scendere e questo è per me un limite nuovamente a causa del circuito di emergenza in aperto. A -50m, quando decido di fermarmi, ho steso 235m di nuovo filo, e sono contento anche se avrei voluto andare un po’ più lontano, ma per questa volta si chiude qui.
Il tempo al rientro scorre veloce tra qualche tappa di deco ed il recupero delle bombole relè. Supero la strettoia a -32m con quattro bombole da 12lt ed una da 10lt oltre al maialone; ma la parte più divertente è il superamento della strettoia a -7m, la più selettiva, con altre due bombole, una da 7lt ed una da 10lt. La decompressione è talmente corta che non mi accorgo nemmeno di farla e riemergo trasportando tutto con me. Rimane ora la parte pesante del lavoro, cioè il trasporto del materiale nei tratti asciutti che verrà fatto dagli altri componenti del gruppo. Riemergo accolto dalle luci e dalle risate dei componenti del gruppetto: non posso uscire dall’acqua se prima non parlo. Sembra un interrogatorio in piena regola. La prima informazione che do è che non è necessario andare alla strettoia a recuperare le bombole perché, sentendomi in forma le ho recuperate tutte da solo, la seconda la più attesa, è una descrizione rapida dell’esplorazione e la possibilità di continuare. Poche parole che tuttavia danno una carica di energia importante per il lavoro ancora da fare. Me ne vado da solo con il mio Copis-Meg in spalla e la bombola di emergenza mentre Boa, Giuseppe, Nadia ed il Pifferaio si occupano del trasporto tra il terzo ed il secondo sifone, il Proteo prende una bombola e va verso l’uscita. Riemergo all’aria libera per primo dopo 220’, mentre l’efficiente quartetto riemerge trasportando praticamente tutto il materiale, dopo poco più di quattro ore.
Riceviamo un ultimo grosso aiuto per trasportare il materiale dalla grotta alla macchina da Iste, Laura ed Enniosan.
Rio Torretta rimasto un punto interrogativo per molti anni, ora sta diventando una delle esplorazioni più lunghe del nord Italia, con oltre 1500m di sviluppo planimetrico.

 

Partecipanti:
Alberto Cavedon (Proteo)
Alessandro Fantini (Pifferaio)
Ennio Lazzarotto (Enniosan)
Francesco Boaria (Boa)
Francesco Marchesini (Iste)
Franco Giordani
Giovanni Bertani (GiBi)
Giuseppe Frison (Beppe)
Laura Nicolini
Luca Pedrali (Mosè)
Luigi Casati (Gigi)
Nadia Bocchi
Romano Trevisiol

Ringraziamenti particolari:
Gruppo Grotte Trevisiol
Alberto Rossi
Claudio Barbato
Fanni Cerato
Francesco Boaria
Maurizio Da Meda
Romano Trevisiol

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