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MATKA VRELO (Macedonia) - Luglio 2010

 

Introduzione
Fra gli obiettivi esplorativi di quest’anno, non poteva mancare un nuovo appuntamento con la sorgente di Makta Vrelo in Macedonia dove l’anno scorso mi sono recato grazie all’invito degli amici belgi che avevano fermato le loro esplorazioni e dove si era acceso un notevole entusiasmo nelle autorità Macedoni, per la fama suscitata dalle mie immersioni che risvegliava anche un meritato interesse da parte dei non adepti, per la località stessa che conserva paesaggi rustici, selvaggi, intriganti.

09 Luglio 2010
Parto da Lecco, a Brescia Nadia sale con me, ad Ancona il Pifferaio si unisce a noi e riuniti, ci imbarchiamo.

10 Luglio 2010
Sbarchiamo a Igoumenitsa al mattino: la nostra meta, Skopje, dista circa 470 km. ma la giornata, tipicamente estiva, rende la guida rilassante e il panorama quasi alpino, ricorda il mio paesaggio formato da montagne alte e rocciose anche se, ancora in territorio greco, il punto più alto che raggiungiamo è solo 970m.
Il viaggio prosegue lungo un altopiano molto coltivato ma la cui visione pastorale, è frammentata da almeno dieci centrali termiche; alla dogana macedone, la prassi del controllo del carico, si sbriga senza intoppi.
Poco più di 150 km ci separano da Skopje e dal canyon Matka, punto d’incontro con il resto del gruppo cioè con gli amici belgi partiti dalle loro terre già dal 2 luglio e con gli amici macedoni che ci faranno gli onori di casa.
Non possiamo dormire nelle camere del ristorante situato all’inizio del canyon, dove abbia dormito l’anno scorso, perché stanno facendo lavori di ripristino ed è parzialmente agibile solo il locale per depositare i materiali.  Fortunatamente, grazie alla città di Skopje che si è resa disponibile sia per aiutarci nelle spese di viaggio sia per quelle di soggiorno, possiamo andare a dormire in un bed & breakfast poco distante. A Matka, questa sera, ci sarà festa con musica a tutto volume, festa che si prolungherà tutta la notte: il viavai della folla che brulica come in un formicaio, non ci lascia spazio per scaricare le auto.

11 Luglio 2010
Abbiamo appuntamento con il Sindaco di Skopje, per una conferenza stampa al mattino sul terrazzo del nostro ristorante, missione cui adempiamo con orgoglio ma, nel frattempo, verso fine mattinata, il luogo si riempie talmente tanto di folla che, per la seconda volta, non ci è possibile trasportare le attrezzature nella piccola stradina. Impegniamo la giornata, nella risoluzione di problemi logistici con la nuova gestione del ristorante: Kiro e Sanja s’incaricano di pulire e riordinare il locale dove finalmente riusciremo a collocare una parte delle attrezzature.

12 Luglio 2010
Rimando l’immersione per sistemare le attrezzature, con la collaborazione dei macedoni, del gruppo Peoni e dei belgi cosicché in breve, tutto il necessario è sistemato adeguatamente nel locale. Operiamo una scelta veloce delle bombole da trasportare fino alla piattaforma, prevedendo i relativi  erogatori e galleggianti e stendiamo un programma di massima: Marc porterà due bombole da  20 l. a -70 m e una a -105 m., Roger e Vincent proveranno ad uscire in superficie in una nicchia aerea già adocchiata precedentemente.
Il caldo della tarda mattinata opprime, ma i lavori di preparazione avanzano imperterriti.

13 luglio 2010
Oggi mi riaggancerò, con la mia prima immersione, al lavoro concluso lo scorso anno, recuperandolo, revisionandolo e, possibilmente, migliorandolo.  Non è palese ma, gli intervalli di tempo  fra un’esplorazione e l’altra, se ben impegnati, sono utili non solo per revisionare, ma anche per migliorare i materiali che si usano, nonché per meditare sulle esperienze trascorse e coscientemente essere pronti ad ottenere risultati sempre più soddisfacenti.
Mi riferiscono che la visibilità è minore rispetto allo scorso anno e che la corrente è maggiore: si vedrà. Nadia parte prima di me per andare a -35m a collocare una bombola da 20 l. contenente una miscela decompressiva. Dopo circa una trentina di minuti, prendo due bombole da 20 l., il maiale e vado anch’io. Eccomi qui, di nuovo nel mio ambiente, il sott’acqua, nella “mia” grotta così ancora famigliare: -130 m dove poserò una bombola perciò, mettendo la massima velocità sul maialino, non percepisco più la corrente e, una volta entrato nella galleria principale, constato che la visibilità è decisamente inferiore allo scorso anno. Senza esitare, attraverso le altre gallerie riconoscendole con facilità e, arrivando sul bordo del pozzo, lascio il maialino e proseguo a pinne. Essendoci meno di 10 m. di visibilità, accendo il potente faro Fa&mi da 350w a led e, oplà, riesco a vedere qualche cosa di più. Eccomi nel punto dove so che inizia il pozzo verticale: supero la bombola che sta a -70 m, poi quella a -105 m, giù fino a -125m dove attacco il filo. Il pozzo così invitante dello scorso anno ma non ancora esplorato, non mi sembra tanto ampio e la visibilità non favorisce certo la contemplazione dell’insieme. Eccomi dunque sul suo bordo -130m: qui c’è argilla ovunque e non è facile fissare il filo; lascio la bombola da 20 l. e continuo a scendere con un solo relè.
Il pozzo, di circa 4 m. di diametro, ricoperto abbondantemente di fango, mi sembra contorto. Mi fermo in un punto dove la discesa si verticalizza e dove lascio lo svolgisagola pendente nel vuoto;  a -154m percepisco una perdita che comprendo essere quella dell’ossigeno che alimenta il circuito. Chiudo la bombola con la perdita per limitare la fuoriuscita di gas; poiché ho una seconda bombola di ossigeno collegata ad un bypass che posso utilizzare manualmente, apro il rubinetto e aziono la valvola di immissione del gas. La PpO2 si alza oltre 1.6 bar e penso perciò di aver perso la manualità solita ma, con un lavaggio veloce, ristabilisco la giusta pressione parziale di ossigeno.
Quando sono a -150 m., ecco i due led sul boccaglio impazzire nuovamente: leggo sul display 1.6, 1.8, 2.4 e poi 2.9 cosicché in pochi secondi, mi ritrovo in una situazione pericolosa alla quale reagisco chiudendo la bombola di ossigeno, azionando la valvola ADV ed iniziando a lavare (sostituire il gas nel circuito) i contropolmoni. Fortunatamente utilizzo un diluente contenente una frazione di ossigeno molto bassa 3% e questo mi agevola nell’abbassare velocemente la frazione di ossigeno presente nel circuito. In pochi secondi risolvo l’emergenza e quindi riapro la bombola primaria per poter continuare ad immettere ossigeno nel rebreather. Anche se c’è una perdita di gas, probabilmente riuscirò a terminare la decompressione senza ricorrere ad altri sistemi di emergenza.
Risalgo lentamente ponderando la situazione e chiedendomi in che proporzione ho respirato l’ossigeno, leggendo sul Dislay 2.9. La bombola di emergenza è collegata al sacco d’inspirazione e i lettori di pressione parziale stanno a valle del filtro e leggono il gas già miscelato: “a quanto poteva essere salita nel sacco di inspirazione?” Con il diluente ormai esaurito, devo agganciare la bombola esterna di emergenza da 20 l. al rebreather per poterlo controllare.
Naturalmente con la risalita mai interrotta, arrivo a -100m al primo deco stop e, mentre tento di connettere la frusta di bassa pressione al circuito, mi accorgo che una delle due valvole è lenta. Provo a chiuderla, ma con i guantoni non è semplice, così, con molta delicatezza innesto la frusta ed evito di muoverla onde evitare di strapparla dal sacco ed allagare il rebreather.
Arrivato a -35 m, prendo e tengo con me per sicurezza la bombola caricata con la miscela iperossigenata e continuo senza altri problemi la decompressione. Rimergo dopo 140’ totali d’immersione e con un po’ d’idee che mi girano per la testa su come modificare l’attrezzatura.

14 Luglio 2010
Non vado in acqua perché devo riparare le valvole del Copis-Meg, cambiare il primo stadio e dare un’occhiata a tutto l’insieme. Nadia Riporta a -35m la bombola di nitrox e il Pifferaio porta una bombola da 15 l. a -21m.

15 luglio 2010
Tutto è pronto in acqua, il mio Ibrido (Copis-Meg) me lo sono completamente revisionato e tuttavia sono molto in tensione perché devo saggiare l’effettiva efficienza delle riparazioni, durante l’immersione. Il caldo continua a essere opprimente e quando indosso la muta saltando poi in acqua per rinfrescarmi, sono già molto sudato: questo non è un bene perché poi, un po’ umidiccio, soffrirò di più il freddo in decompressione. Indosso il resto delle attrezzature con più calma, verifico che tutto sia pronto ed è così, e infine collego una delle due bombole di emergenza direttamente al mio Ibrido (Copis-Meg) per essere sicuro di avere una buona scorta di diluente nel caso avvenisse un problema simile a quello di due giorni prima. In effetti, quando utilizzavo l’altro circuito chiuso, collegavo il diluente esterno al circuito per avere il massimo gas disponibile, tecnica che ha pregi e difetti. In immersioni così profonde, il diluente di un tre litri, potrebbe non essere sufficiente ed il tempo che si impiega per cambiare una frusta, è troppo, perché a certe quote  tutto succede molto più rapidamente di quello che si possa immaginare. Con me, oltre alle due bombole da 20 l., trasporto una bombola da 10 l. riempita con una miscela respirabile anche a poca profondità. Partenza poco elegante perché, ancora nel lago, riesco a far finire il computer nell’elica del maialino e purtroppo, non essendo in grado di sbloccarlo, mi devo dirigere a nuoto verso la piattaforma, per farmi aiutare. Quando riparto, percepisco una corrente sempre forte nel tratto iniziale che, con il maialino, supero facilmente. Nella “sala peoni” prendo la direzione sbagliata e accorgendomene quando mi trovo a -40m, torno subito indietro risalendo fino a -25m. Una volta rintracciato il giusto filo, scendo a -30m, risalgo a -9m e via verso la toile zone. Quando lascio il maialino a -24m., sono sul bordo del pozzo, e da lì non vedo ancora la bombola a -35m. Scendendo, lentamente ne percepisco la sagoma, fino a che eccola sotto di me; percorrendo il traverso semi orizzontale raggiungo il pozzo. Scendo più piano del solito perché ricordando l’immersione del giorno prima, non sono tranquillo e mi mantengo all’erta, attento a ogni rumore: questa lentezza mi agevola nell’osservare meglio le caratteristiche del pozzo di 4 m di diametro e l’avere già il filo predisposto, mi permette di rimanere al centro senza sollevare fango. Raggiungendo lo svolgisagola, lo acchiappo e continuo giù fino a un terrazzino.  Ho l’impressione che a sinistra ci sia una galleria ma la ignoro perché, sotto di me, il fondo vero, sembra piegarsi sulla destra. Avvicinandomi, vedo una galleria che si restringe e oggi non ho l’umore adatto per infilarmi in un tunnel alto 1 m., largo 4 m. col fondo ricoperto da un abbondante strato di fango perciò, con un totale 60 m. di nuova percorrenza, taglio il filo e inizio la risalita. Stavolta, funzionando tutto al meglio, mi rallegro per com’é andata l’immersione: a tempo debito, con un’adeguata decompressione raggiungerò l’aria libera. Come sempre gli amici in assistenza vengono a trovarmi per verificare che tutto proceda per il meglio. Dopo 123’ sono fuori, guardo il cielo e aggiungo nel mio carnet altri 50m di esplorazione al totale della grotta.

16 luglio 2010
Poiché sono invitato a partecipare alla manifestazione speleologica Speleo-notte in Italia, in compagnia di Nadia, verso mezzogiorno salto sull’auto senza aria condizionata di Goffredo il greco, mentre lui sostiene che la temperatura di 40° è perfetta. Gira che ti rigira, raggiungiamo Atene in tempo per una succulenta cena e per la notte siamo suoi ospiti.
Con il pensiero torno a Matka dove oggi hanno eseguito prelievi d’acqua e di sedimenti fino alla profondità di -100m.

17 luglio 2010
L’aereo diretto a Roma ritarda di un’ora poi quasi di corsa, riusciamo a salire su di un Eurostar senza aria condizionata che, fortunatamente per noi parte con mezz’ora di ritardo. Sudati e allucinati siamo finalmente a Cesi nella sede del GSTA dove, una grotta che comunica con il salone, ci soffia un venticello gradito a 12° di temperatura. Serata sotto le stelle ad ascoltar e racconti, vedere proiezioni multimediali fino alle quattro del mattino quando tocca a me salire sul palco con la mia conferenza. Dopo un paio di ore di sonno, la luce del sole che sorge ci sveglia.
Penso a Roger e a Vincent che in Macedonia proveranno una risalita aerea sopra la Sala Peoni, utilizzando il materiale per arrampicare gentilmente prestato dal gruppo speleo locale Peoni. Saprò al mio ritorno, che la risalita purtroppo non ha dato i frutti sperati, perché chiude inesorabilmente dopo pochi metri.

18 luglio 2010
Dopo aver trascorso la mattina con gli amici speleo, uno di loro ci accompagna a Fiumicino per il volo per Skopje via Sofia. Partiti in orario, a Sofia c’é un po’ di smarrimento ma l’imbarco successivo per Skopje, avrà solo un’ora di ritardo.
Nel frattempo, i lavori nella sorgente di Matka continuano: Roger e Vincent sostituiscono e migliorano la posizione della corda all’ingresso per permettere un passaggio più agevole, incarico Marc, via sms, di riportare a -105 m la bombola che era stata tolta, in previsione di abbondanti piogge in Macedonia. La parte ludica dell’immersione, si ferma a -135m, sul balcone che divide i due pozzi. La sera un temporale rovescia un po’ d’acqua sulla zona, ma si spera che non ci siano conseguenze per le condizioni della sorgente.

19 luglio 2010
rrivati a Skopje in ritardo, nonostante gli amici macedoni, gentilmente ci portino subito dall’aeroporto alla casa dove siamo alloggiati, posso infilarmi nel sacco a pelo solo alle 01.30 circa. La notte non dormo rimuginando l’immersione di preparazione del pozzo, così la mattina, mi prendo una pausa e in acqua, vanno Roger per scattare delle fotografie, Vincent e Bojan per prelevare dei campioni di acqua e di sedimento.

20 luglio 2010
Alle 10,30 con tutto pronto e caricato sulle barche, la calura estiva che nemmeno il venticello riesce a mitigare, ci opprime. Raggiungendo la piattaforma, scarichiamo le attrezzature e montiamo le bombole sui rebreather; preparando i rélé da trasportare, mi accorgo di averne cinque. Incarico Il Pifferaio di trasportare due bombole da 20 l. sul bordo del pozzo a -21m e lui, pronto in un attimo, parte. Io tergiverso una mezz’oretta per lo stacco di tempo necessario poi, mi aggancio le due bombole relè, prendo faro, svolgi sagola, maialino e parto. Il Pifferaio, tornato, mi conferma l’esecuzione dell’incarico.
Col maialino, senza fatica, raggiungo in fretta la finestra sul pozzo, lascio una bombola con un gas respirabile a poca profondità, e procedo con tre bombole da 20 l. Pinneggio velocemente, anche se il carico limita la velocità, finché eccomi di nuovo diritto sulla verticale a -70m, per la vera discesa. A -135m mi fermo per mettere un elastico sul filo e agganciare una bombola, poi ancora verso il fondo. Mi entra acqua nella maschera e a -170m mi devo fermare per risolvere il problema: una breve sosta, poi di nuovo giù fino a -175 m. dove attacco il filo e seguo quella parete che avevo “perso” lo scorso anno. Raggiungo una sala con un vuoto incredibile sotto di me. Intravedo il vecchio filo sulla mia destra, penzoloni nel vuoto perché si deve essere staccato dall’ancoraggio. Alla mia sinistra vedo una galleria larga che risale almeno una decina di metri che potrebbe congiungersi con un pozzo parallelo; sotto di me la roccia sprofonda nel nero. Il mio computer segna -190m, ancora un poco mi dico, ma non c’è nessun facile ancoraggio nei pressi. Mi avvicino alla parete e blocco lo svolgisagola sospendendolo nel vuoto: sono a -203 m e sono trascorsi 24’ dalla partenza. La risalita è più faticosamente dura del previsto perché sono negativo e, mentre gonfio la muta, devo spingere con decisione con le pinne. La mia respirazione aumenta velocemente, ma ormai ho recuperato l’assetto perfetto e posso risalire tranquillamente controllando la velocità. A -170 m. mi fermo per un piccolo deep stop durante il quale attacco un elastico al filo e fisso una delle due bombole da 20 l. Risalendo poi fino a -150 m., faccio un’altra piccola sosta, poi continuo su fino a -130 m.; dai -100 m invece, riduco la velocità di risalita ed effettuo le tappe di decompressione con un intervallo di tempo molto minore. Marc è il primo che mi raggiunge a circa -70 m e porta con lui la batteria al piombo che con mio stupore ha retto la pressione, me la passa, la collego e mi godo quella bella sensazione che, a queste profondità, dà il giubbetto acceso e caldo. Un po’ più in alto verso i -50m qualche foto, poi anche Nadia arriva con borraccia e altra batteria. Le affido la bombola da 20 l. e lei se ne va. La rivedo ritornare dopo circa 90’ con la terza batteria e per recuperare la prima batteria esaurita; e di nuovo, se ne va: donna efficiente e di poche parole anche perché sott’acqua non si può molto parlare. Marc rimane con me per tutta la decompressione fino a -15m poi con un colpo di acceleratore sul maialino, percorro la galleria a -12 m., scendo il pozzo fino a -33m. e mi fermo a -15m. per riprendere la decompressione. Raggiungo la base della galleria che porta all’esterno ed ecco di nuovo Nadia che riapparsa all’improvviso, mi fa ciao ciao con la mano che le impegno subito consegnandole il maialino. Mancando poco alla fine della deco, Marc riemerge; passano Roger e Bojan che scattano ancora foto e poi esco dalla galleria. Riemergo dopo quattro ore tonde totali.
Mosè, appena arrivato in aereo, è già operativo per continuare con le immagini per il documentario.

21 luglio 2010
Giornata di riposo e sistemazione materiali perché, anche se va tutto bene, c’è sempre qualche cosa da fare. Le immersioni nella grotta si susseguono: Nadia va a prendere campioni di sedimenti e di acqua a -50m, Marc si spinge per effettuare lo stesso lavoro un po’ più in giù, a -100m., Vincent si concede una bella immersione profonda in trimix. La giornata scorre veloce, ma la sera, per Vasco, c’è l’impegno di andare con un amico, a prendere a Sofia il “Gatto” che non è un docile felino e nemmeno un feroce felino, bensì è un video-operatore professionista che, in amicizia ci ha raggiunti per qualche giorno a dare una mano al lavoro del documentario.

22 luglio 2010
Il Gatto sta all’esterno, Mosè sta in acqua: insieme riprendono le scene ed i dettagli mancanti, mentre è Nadia che si occupa di portare la bombola da 20 l. che mi servirà per l’immersione di domani all’inizio del pozzo e che, già che c’è, verifica il buon funzionamento degli erogatori delle bombole di emergenza poste a successivi intervalli, da -36 m. fino all’uscita a -6 m. Oggi è anche il giorno del rientro in patria per i Belgi che, in qualche ora, portano via le loro attrezzature e le caricano sull’auto.

23 luglio 2010
Oggi il mio obiettivo è continuare il più possibile: la tensione che sto subendo è alta mentre provo a concentrarmi su come potrei agire incontrando ciò che al momento posso solo immaginare, come ho fatto continuamente in questi giorni, non riuscendo a pensare ad altro. Si va alla piattaforma con la comoda barca degli Albanesi, ultimo i preparativi con le bombole sul Copis-Meg, con il casco, la maschera di soccorso ed altre cosucce. Per abbassare la temperatura del corpo prima di terminare la vestizione, mi rinfresco nell’acqua poi, rapidamente mi chiudo nella muta, torno in acqua, senza accaldarmi né sudare neanche un po’.
Questa volta m’infilo diritto nella galleria, vinco facilmente la corrente con la massima velocità impostata al propulsore poi, appena la galleria si allarga, riduco la velocità. Sono così calmo che penso di essere più lento del solito ma, una volta arrivato al bordo del pozzo mi accorgo di essere in linea con i tempi dell’ultima immersione profonda. Sceso il primo pozzo, continuo nella galleria lentamente per non aumentare il ritmo respiratorio; plano verso lo svolgi sagola. Sul terrazzo a -130 m. la visibilità è migliorata ma non è ancora come lo scorso anno; l’emozione di vedere la bombola a -170m è anche quella di essere consapevole di essere già molto profondo; i miei spostamenti saranno costituiti di lenti movimenti delle pinne e delle mani, mentre seguo la parete che rientra formando un tetto e vedo il mio filo scendere verso il fondo ad una decina di metri da me. Tagliando in diagonale per guadagnare tempo dopo qualche colpo di pinna, vedo sotto di me lo svolgi sagola. Lo impugno, lo sblocco e scendo ancora con il faro Faemi da 300w a led che favolosamente illumina quasi a giorno il mio cammino. Altri pochi metri più giù, vedo il fondo con una galleria a sinistra e una sul lato destro che dà l’impressione di un’ulteriore discesa. Sto per lasciare la parete e dirigermi verso la destra quando un’esplosione mi fa trasalire e mi mette in allarme: lascio lo svolgisagola che scende sul fondo e, mentre già volto verso la risalita con le mani sulla valvola di carico della muta e nei pressi delle bombole di ossigeno, mi rendo conto che è la luce che si è affievolita: il bellissimo faro è imploso alla raggiunta profondità di -212m a 550m dall’ingresso. Il forte rumore quindi, era solo questione di luce, non altro, ma è troppo tardi per continuare la discesa perché la mente si è ormai concentrata sulla risalita che ho già iniziato. Poco male: mentre salgo mi guardo in giro con i quattro faretti rimanenti del casco. Questo pozzo che a   -180 m. diventa una sala larga circa 30-40m. è impressionante. In risalita recupero le due bombole profonde finché le potenti luci led della telecamera di Mosè che inquadrano i dettagli dell’attrezzatura m’illuminano a giorno. Dopo poco arriva Il Pifferaio che recupera alcune delle voluminose bombole che ho trasportato fino a -24m e mi lascia una batteria del giubbetto. Tutto va bene: Mosè non mi da tregua nemmeno un secondo e infilo la testa tra due massi per non riemergere abbronzato dalla potenza della luce dei suoi fari. Arriva Nadia, con il thè e una seconda batteria. Recupera una bombola e rientra. Quando la mia deco dei -15 m. è finita, prendendo il maialino e percorro la galleria Toile a zone fino al pozzo che mi riporta a -33 m., continuo velocemente fino a -21 m. Dopo qualche minuto salgo ancora lentamente fino a -12 m. dove proseguo con la deco. La visibilità qui è diventata di circa 50 cm e siamo a 150 m dall’ingresso: la galleria perciò, la percorro attaccato al filo riconoscendola a malapena. Anche Mosè che mi raggiunge di nuovo è stupito per questo deterioramento della visibilità.
Quando esco all’aperto, mi sorprende, per contro, il livello del fiume più alto di due metri e la  corrente è più forte. Cerco una spiegazione: la diga esterna che controlla la portata d’acqua del fiume, è probabilmente stata aperta aumentando sia il livello del fiume sia l’intensità del suo flusso; il flusso dell’acqua che esce dalla grotta si è dunque incontrata con quello del fiume rimescolandosi, intorbidendosi, perdendo forza. Risultato finale: poca corrente e poca visibilità nella grotta, forte corrente, fuori.
Salgo sulla piattaforma, mi spoglio e respiro a pieni polmoni.

24 luglio 2010
Il Sindaco di Skopje ci attende per la conferenza stampa per la conclusione delle esplorazioni seguita da interviste e discussioni. I saluti si accompagnano alla promessa di ritrovarci il prossimo anno per una nuova avventura. La ciliegina sulla torta è un elicottero della polizia, un Bell 427 che con un volo sopra il canyon, il massiccio montuoso e la città, ci permetterà di completare adeguatamente il documentario con emozionanti riprese dal cielo. Siamo grati al Sindaco che si è prodigato per ottenere i permessi per l’elicottero e in meno di 24 ore è riuscito ad organizzare tutto fantasticamente.
Mosè va alla grotta a riprendere Vasco che raccoglie campioni di acqua e di sedimento. Domani, alle prime ore del mattino, dovrà rientrare con un volo in Italia, per cause di forza maggiore.

25 luglio 2010
Ci concediamo una pausa di normalità visitando la città per integrare l’aspetto del paesaggio naturale con quello caratteristico della vita nella capitale e, al sopraggiungere della sera anche l’amico Gatto prende il volo verso casa.

26 luglio 2010
Oggi si deve recuperare tutto il materiale ma ne approfittiamo per altre finali riprese: m’immergo con una telecamera montata sul maialino per riprendere il percorso fino a -130 m. Nadia mi accompagna a -74m per avere la soddisfazione di osservare dall’alto il pozzo illuminato dai miei fari; in risalita mi aiuterà a recuperare le bombole. Il Pifferaio ci darà una mano quando torneremo a -40m. Le bombole sono così tante che ce ne sono per tutti quelli che vogliono dare un aiuto. Bojan arrivato mentre sono in decompressione, vorrebbe fare qualche foto, ma purtroppo la visibilità è scarsa.
Così si concludono le nostre esplorazioni di quest’anno nella sorgente di Matka: profondità raggiunta -212m  e l’handicap dell’implosione del faro che mi ha fatto fermare e, per prudenza, tornare indietro. Se doveva essere un segno del destino, io l’ho ascoltato ma per questo non mi sono tolto la gioia di essere sceso un po’ di più, di avere visto qualcosa in più, di avere goduto delle emozioni in più.
La comunità macedone ci ha accolto come sempre, nel miglior modo possibile mettendoci a disposizione il necessario per sfruttare al massimo le nostre potenzialità esplorative e documentaristiche. Come spesso accade quando è ora di partire, sorge la nostalgia dei momenti appena vissuti e già appartenenti al passato, delle emozioni e delle fatiche condivise che ci hanno unito, mettendoci in comunicazione pur con linguaggi diversi e differenti origini.
Un pezzetto di noi ce lo lasciamo tutti, mentre ce ne andiamo rivolti a nuovi destini.
Da qui la mia prossima meta è la Grecia a pochi chilometri dal confine bulgaro: altri amici greci e francesi mi aspettano per la grotta di Maaras.

 

Qualche Foto e video:

http://www.flickr.com/photos/20146835@N05/4793004856/
http://www.flickr.com/photos/20146835@N05/4793004874/
http://www.flickr.com/photos/20146835@N05/3833025415/

http://www.a1.com.mk/vesti/default.aspx?VestID=125370
http://www.dailymotion.com/video/xe1y8x ... 2010_sport
http://www.skopje.gov.mk/ShowAnnounceme ... &tabindex=
http://www.novamakedonija.com.mk/NewsDe ... anie=22031

http://www.flickr.com/photos/20146835@N05/4798707706/

http://www.flickr.com/photos/20146835@N05/4805080996/
 

http://www.flickr.com/photos/20146835@N05/4812263873/
http://www.flickr.com/photos/20146835@N05/4812261145/
http://www.flickr.com/photos/20146835@N05/4812883544/

 

...e questo è la nuova topografia della grotta...

http://www.flickr.com/photos/20146835@N05/4817134909/

 

Partecipanti:

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Bojan Petkovski - Macedonia

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Kiro Angeleski - Macedonia

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Sanja Jorgjevik - Macedonia

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Vasil Sokolov (Vasco) - Macedonia

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Marc Vandermeulen (Asterix) - Belgio

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Roger Cossemyns - Belgio

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Vincent Poisson - Belgio

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Nikolaos Avrantinis (Gofredo) - Grecia

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Alessandro Fantini (il "Pifferaio") - Italia

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Alessandro Gatti (il "Gatto) - Italia

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Luca Pedrali (Mosè) - Italia

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Luigi Casati (il "Gigi") - Italia

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Nadia Bocchi (la "Bocci") - Italia

 

Ringraziamenti:

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Speleo Club "Peoni" - Skopje

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Speleodiving Club "Vrelo" - Skopje

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al Ministro dell'Economia, Fatim Besimir

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al Sindaco di Skopie, Koce Trajanovski

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all'Ambasciatore Italiano, Donatino Marcon

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al Console Onorario del Belgio, Elena Nikodinovska

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agli amici dell'Associazione "Canyon Matka"

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Re-Medika General Hospital

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la Protezione Civile Macedone

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ai giornalisti, fotografi e cameramen che ci hanno seguito

 

         
     
 
Dietro le quinte
Foto: Nikolaos Avrantinis

 

 
Conferenza stampa al Canyon Matka
Foto: Nikolaos Avrantinis

 

 
     
 
Gofredo riceve il suo certificato TDI
Foto: Alessandro Fantini

 

 
I bidoni per il campionamento delle acque
Foto: Bojan Petkovski

 

 
     
 
Si prepara per le prime analisi
Foto: Bojan Petkovski

 

 
Asterix si prepara per l'immersione
Foto: Bojan Petkovski

 

 
     
 
Gigi si tiene alla corda per contrastare la corrente
Foto: Bojan Petkovski

 

 
L'ingresso visto da fuori
Foto: Bojan Petkovski

 

 
     
 
Arrivo in decompressione
Foto: Luca Pedrali

 

 
In decompressione a -21mt
Foto: Luca Pedrali
 
     
 
Sistemazione del piombo sulla leggera bombola da 20lt
Foto: Luca Pedrali

 

 
Rimane comunque molto leggera
Foto: Luca Pedrali

 

 
     
 
Pronti al decollo
Foto: Luigi Casati

 

 
Skopjie dall'alto
Foto: Luigi Casati

 

 
     
 
Il centro di Skopjie
Foto: Luigi Casati

 

 
Il punto di partenza delle gite sul canyon, nonché campo base
Foto: Luigi Casati

 

 
     
 
Il Gatto all'opera sulla terza diga
Foto: Luigi Casati

 

 
L'ingresso di Matka Vrelo
Foto: Luigi Casati

 

 
     
 
Parte bassa del canyon
Foto: Luigi Casati

 

 
Parte centrale del canyon
Foto: Luigi Casati

 

 
     
 
Parte alta del canyon
Foto: Luigi Casati 
 
Il lago a monte della prima diga
Foto: Luigi Casati 
 
     
 
Il massiccio carsico sopra Matka Vrelo
Foto: Luigi Casati

 

 
Si ritorna alla macchina
Foto: Luigi Casati

 

 
       
 
Il Team dopo la conferenza stampa con il Sindaco di Skopjie
Foto: Bojan Petkovski

 

     
         

 

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