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SORGENTE DEI BOSSI 1992

di Beatrice Dell'Oro

 

La sorgente Bossi si trova sul Monte Generoso nel Canton Ticino. Il territorio di questa montagna è da diversi anni oggetto delle ricerche del Gruppo Speleologico Ticinese che gradualmente, con accurate e pazienti indagini, ha scoperto grandi grotte nella parte alta del massiccio, fatto questo che dimostra come all'interno, debba esistere un vasto sistema ancora praticamente sconosciuto, corrispondente alla rete di alimentazione idrica delle sorgenti. Fra queste c'è la sorgente Bossi che è sempre stata oggetto di interesse sia per la purezza dell'acqua, sia per la regolarità del deflusso controllato dall'Azienda Elettrica di Lugano. Pioniere dell'esplorazioni è stato Primo Meli di Rovio che nel 1974 raggiunse la profondità di -47m. Un secondo exploit fu quello di Walter Keusen e Olivier Isler che nel 1985 raggiunsero la profondità di -89m. e risalirono dalla parte opposta fino a -40m. Luigi Casati che conosceva la fama della sorgente, nel settembre 1991 decide di tentare la continuazione dell'esplorazione. Questo è un caso in cui  l 'ingresso è facilmente accessibile dalla strada carrozzabile (è a pochi metri) e la preparazione del materiale si può completare su una piazzola al bordo della stessa.La galleria del sifone scende fino a -89m. con una pendenza media di 45° più o meno regolare, ma il primo handicap lo si incontra pochi metri sotto la superficie perché il passaggio è basso e grossi massi adagiati sul fondo impediscono di  penetrare agevolmente. L'attrezzatura che occorre  per passare oltre la profondità di -89m. è costituita da due bombole di 20l sulle spalle e da altre cinque bombole da 10l : il tutto per un peso complessivo di 150Kg. ed un ingombro a dir poco considerevole. Sino dalle prime immersioni  Luigi parte con due bombole da 20L. e si fa lasciare dai compagni che fanno da supporters, una bombola da 10L di O2  a - 6m., il narghilè dell'ossigeno a - 12m. e una bombola d'aria  per la decompressione  -40m. La sezione della grotta dopo i -15m. diventa triangolare ed abbastanza larga. Segue una frattura verticale che a - 50m. si allarga in un pozzo. Alla base del pozzo c'è un passaggio attraverso il quale si scende fino a -83m. dove inizia una strettoia con il fondo ghiaioso di 100 x 80 cm. Passato il punto più basso a -89m. Luigi risale dalla parte opposta fino a -40m. poi decide di tornare a causa di voluminosi blocchi di argilla che, sollecitati dalle bolle d'aria, si staccano dal soffitto e cadendo, rendono l'acqua torbida e la visibilità nulla. Le esplorazioni continuano regolarmente nei mesi successivi dando sempre risultati. Piccoli passi impegnativi in cui ogni volta si perfezionano tecniche e si verificano le tabelle di decompressione. Durante una delle immersioni si scopre una risalita da -60m. in un ramo che torna quasi nella direzione dell'uscita ( 30° di differenza ) : qui fissare il filo d'Arianna non è semplice poiché nel cunicolo non ci sono né appigli né protuberanze e la visibilità, che in pochi istanti si azzera, non dà molte possibilità di guardarsi attorno. Prova e riprova, a tastoni, dopo qualche tentativo Luigi riesce a trovare un passaggio per riemergere in una sala all'asciutto : si toglie le bombole e raggiunge camminando per qualche metro, un pozzo che risale ostruito da minacciosi massi erratici instabili. Impossibile e pericoloso proseguire e comunque non è ancora la  via giusta, la via che si sta cercando. Quasi ogni week-end è consacrato alle immersioni esplorative alle quali si alternano quelle dedicate al rilievo topografico.

La tavoletta per scrivere appesa al collo, il profondimetro e la bussola ben fissati su di essa e via, un pezzo per volta con attenzione e pazienza. Il filo d'Arianna ben posizionato facilita l'operazione e dà la possibilità di un agevole rientro quando la visibilità diventa nulla. Le immersioni continuano nei mesi successivi oltre lo stretto passaggio dei -89m. e di volta in volta Luigi prova risalite forzando stretti cunicoli, incontrando immancabilmente grosse cadute d'argilla, passaggi stretti, ma guadagnando qualche decina di metri. C'è di che scoraggiarsi: ogni immersione dura in media 2h e 30' in totale e le decompressioni si è costretti a farle in uno spazio ristretto della grotta. Fermi in un angoletto, in un'acqua la cui temperatura è di 7°, si sente il freddo penetrare sempre più nelle ossa.

L'inverno passa velocemente e sfuma il ricordo di quando, uscendo dall'acqua, si vede il nevischio turbinare nel cielo ed i guanti di neoprene rimangono incollati alle inferriate che sovrastano l'ingresso. Il 17 maggio l'ennesima immersione comincia sotto gli auspici di un cielo sereno e di un clima piacevolmente tiepido. Luigi scende deciso sperando che sia forse la volta buona. Passa la strettoia bassa, risale dalla parte opposta fino a -45m.: entra in una galleria, scoperta poco tempo prima, risale fino a -20m. in uno stretto passaggio fino a quasi incastrarsi. Quando intravede, nel torbido, la prosecuzione davanti a lui, è costretto passando tra alcuni massi a scendere fino a -30m. poi incomincia a risalire in una bella condotta  forzata ( 2x1m.) lunga 70m. fino ad arrivare a -3m. dove un enorme masso ostruisce parzialmente il passaggio. Aggira questo masso e riemerge! Per un istante si guarda attorno: la galleria all'asciutto continua ma è meglio ritornare sott'acqua subito e guadagnare l'uscita. Una voglia matta di raccontare tutto: così durante la decompressione dalla parte opposta verso l'uscita fa capire a gesti ad un compagno sceso per controllare se tutto va bene, che c'è riuscito! La decompressione (tre ore) sembra veramente più lunga del solito. I luoghi delle soste si conoscono a menadito e nell'attesa si ammazza il tempo spostando alcuni pietroni per rendere il luogo confortevolmente più largo al passaggio.  E' la prima volta nel mondo che in un sifone di -89m. si compie la risalita dalla parte opposta, riemergendo all'aria, ma aver cacciato la testa solo un attimo fuori dall'acqua non basta, non è sufficiente, occorrerà andare a vedere meglio.Il week-end successivo Luigi ritorna alla sorgente Bossi con lo scopo di uscire dall'altra parte del sifone e di fare una ricognizione nella zona asciutta, da solo, poiché nessuno è in grado di seguirlo. Si porterà una bombola supplementare di ossigeno puro per la decompressione. L'uscita dal sifone, nel cuore della montagna, non è semplice anche solo per il fatto che si procede su una frana instabile; per di più le bombole ed il resto del materiale appesi al corpo,circa 70Kg., non agevolano per niente l'andatura. Occorre  svestirsi con precauzione appoggiando il tutto in angoli sicuri per evitare  che qualcosa rotoli nell'acqua torbida.L'operazione avviene con cautela poi, calzati gli stivali, Luigi comincia ad avanzare sul terreno e dopo pochi passi vede una sala molto alta con due camini che salgono verticali. Luigi tenta un'arrampicata ma dopo una decina di metri è costretto a fermarsi su un passaggio pericoloso anche se più avanti, la galleria sembra diventare orizzontale. Percorrendo invece la sala in basso nella sua lunghezza,per circa 10m., si raggiunge un altro sifone. L'aspetto iniziale si mostra problematico per una eventuale, immediata esplorazione:  l'ingresso  è costituito da un'apertura di circa 70x50 cm.ed occorrono quindi bombole piccole (7Lt.). Se si vuole continuare, questo sarà l'ulteriore materiale da portare la prossima volta. Luigi torna sui suoi passi, si dispone con calma a rivestirsi dell'ingombrante attrezzatura che gli è servita per arrivare fino a quel punto. Sul bordo dell'acqua la cui differenza con la cioccolata è soltanto la temperatura, si sistema le bombole, il casco, dispone accuratamente ordinatamente gli erogatori ed i manometri, verifica le luci. Un ultimo sforzo per infilarsi i guanti stagni, un ultimo pensiero al mondo che lo aspetta al di là, così lontano, così vicino e via, scivola nell'acqua. Il percorso di ritorno sembra quasi più lungo. Seduti sul muretto , davanti alla sorgente, finalmente gli amici vedono l'acqua tremare e le bolle d'aria farsi numerose e regolari. L'angoscia dell'attesa si allenta e dopo cinque ore dalla partenza si vedono riaffiorare le luci, poi il casco, poi il volto provato ma soddisfatto. Tutto sommato il lavoro è stato lungo e delicato non solo per la complessità dell'esplorazione in sè stessa, ma anche per il calcolo dei tempi di decompressione delle miscele da usare alle varie quote: Ossigeno puro per le decompressioni, Surox per parte della discesa, aria compressa, poi miscela con Elio oltre i -75m. di profondità. La scelta delle miscele non è mai stata un'improvvisazione del momento né un bricolage di  nozioni teoriche  stralciate da testi specializzati.  La partecipazione ad esplorazioni e lo scambio di esperienze con altri speleosub, la verifica ogni volta delle proprie condizioni e capacità, hanno portato ad una crescita di conoscenze, hanno portato alla consapevolezza dei propri limiti fisici e psichici; si aggiunga a ciò il sapere quanto anche le tabelle di decompressione, studiate al computer per un determinato percorso a tempi prefissati, siano puramente sperimentali quando si intende con questa parola una sola delle tante prove che occorrono per stabilire una regola precisa che purtroppo comprende molte altre variabili. Il 31 dicembre del 1992 Luigi ritorna, sia per continuare l'arrampicata, sia per immergersi nel secondo sifone.Il passaggio su cui si era fermato la volta precedente viene superato, percorre un tratto quasi orizzontale lungo qualche metro, poi deve affrontare una parete verticale viscida, ricoperta da uno strato di finissima argilla. Con indosso la muta stagna e gli stivali di gomma non è molto comodo né piacevole salire. Guadagnati 25m. in altezza la situazione si fa veramente precaria (un minimo incidente  nella situazione presente assumerebbe caratteri irrevocabili). Occorrono corde e materiali per una progressione in sicurezza per cui decide di scendere. Attrezzato adeguatamente affronta invece il secondo sifone che percorre per 25m. fermandosi davanti ad una fenditura molto stretta a -6m. Dopo una seria valutazione della situazione decide di ritornare. Anche stavolta il percorso verso l'uscita si svolge regolarmente e vengono impiegate sei ore in tutto. Quando si tirano le somme si verifica che il percorso subacqueo in totale misura 550m. più 50m. di gallerie emerse, che il dislivello in acqua è di -89m ed in aria èdi +25m.: in totale sono state effettuate ventitré immersioni. Quando si preparano le esplorazioni la gente che passa sulla strada si ferma a guardare, incuriosita dal gran numero di strane attrezzature ammassate sul bordo della sorgente, da quei personaggi vestiti da subacquei in un luogo dove il mare non c'è, è lontano, dove, in sostituzione c'è una pozza di pochi metri quadrati; chiede interessata cosa ci sia lì sotto e rimane incredula ed ammirata quando gli viene spiegato come, quell'acqua che fino a quel momento era conosciuta solo come " buona da bere " provenga da gallerie e cunicoli che scendono neri nella montagna in cui si è avuto l'ardire di penetrare. Si prepareranno discegni topografici, si scatteranno fotografie, si gireranno delle immagini e coloro che tranquillamente guardano l'acqua sgorgare, potranno approfittare a loro volta, di dare una comoda sbirciatina a luoghi inimmaginabili.

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