La mia avventura al Divje Jezero prende avvio dalla
manifestazione "Bora 2000" ( l’incontro annuale del mondo speleologico ) a
Trieste, quando tra una chiacchera e l’altra, tra un bicchiere di vino e
l’altro, incontro Samo. Samo è uno speleosub sloveno. Discutendo di immersioni
mi chiede se sono interessato a continuare la sorgente del Divjè Jezero. Una
sorgente? Che scende in profondità? Come rifiutare una così allettante proposta?
( Poiché alla quasi totalità delle grandi sorgenti italiane sono stati messi
ridicoli divieti d’accesso da parte dei sindaci competenti sul territorio, con
la scusa della pericolosità dell’attività speleosubacquea, più o meno come
proibire l’accesso alle montagne ogni volta che vi muore qualcuno, una bella
sorgente tutta libera per me è quasi un sogno.)
Il periodo ideale per l’immersione in questa
sorgente è l’inverno. Nello stesso tempo avrei però in programma un’altra
esplorazione, quindi ipotizzo di andare alla sorgente Divje nell’inverno 2002.
Come succede spesso in questi ultimi anni, le condizioni atmosferiche, l’aspetto
più importante per la buona riuscita di un’esplorazione speleosubacquea, non mi
permettono di seguire il programma previsto ma l’alternativa è evidente.
Rapidamente, dopo un consulto con Jean Jacques, contatto Samo per vedere se è
possibile fare immersione nella sorgente del Divje: per Samo non ci sono
problemi. Decidiamo le date sperando di indovinare il periodo favorevole in
Febbraio 2001.
Partiamo da Lecco Io JJ e Claudio sabato 10
febbraio; gli altri ci raggiungeranno sul posto. Arriviamo a Idria a notte
inoltrata dopo un viaggio di 550km durato 12 ore e ci rechiamo subito a vedere
la sorgente. La stanchezza è grande ma la curiosità ha il sopravvento….. Con le
pile frontali percorriamo i 150mt di sentiero nel bosco che ci separano dal
lago. Ci accorgiamo subito che l’acqua è piuttosto torbida e la corrente è
forte. Samo, l’amico sloveno, ci anticipa che per un paio di giorni sarà
difficile riuscire a scendere nella galleria. Raggiunto l’hotel, l’unico
disponibile nei dintorni, rimaniamo estasiati per la sua bellezza: si tratta di
un castello del 1300. Abituati al sacco a pelo, ci fa uno strano effetto
alloggiare in una dimora così lussuosa. La temperatura all’interno dell’hotel è
così elevata, che siamo costretti a dormire con le finestre spalancate. Il
mattino seguente iniziamo a scaricare i materiali dalle macchine e dal carrello;
la direzione dell’albergo, ci mette a disposizione un locale riscaldato per
asciugare i materiali ed una zona per depositare parte delle bombole e dei
materiali ingombranti. Al nostro seguito abbiamo infatti 73 bombole di capacità
varie a partire dai piccoli 4L ai grossi 50l. Andiamo a vedere la sorgente alla
piena luce del giorno con l’intenzione di fare una ricognizione e mettere un
filo nuovo metrato partendo dalla superficie. In acqua la visibilità non supera
il metro e la corrente è talmente forte con la sola forza delle pinne non è
possibile avanzare ed occorre aiutarsi tirandosi con le mani sui massi. Mi
immergo e dopo aver steso un nuovo filo fino a -60m risalgo un pò deluso dalle
condizioni della sorgente. Samo mi dice di stare tranquillo poiché le previsioni
metereologiche danno bel tempo tutta la settimana e le condizioni diventeranno
ottimali nel giro di qualche giorno. Decidiamo di aspettare un giorno prima di
iniziare a scendere nella galleria profonda. JJ il lunedì prosegue con il nuovo
filo fino a -83m. Riemerge dicendo che le condizioni sono notevolmente cambiate
in positivo: la visibilità è di 2m e la corrente è diminuita molto. Martedì sono
pronto per la mia prima immersione in miscela. Scendo utilizzando un maialino (
scooter subacqueo ) a due velocità per raggiungere al più presto la zona
profonda. Purtroppo la visibilità è solo di 2m ed è meglio che utilizzi la
velocità inferiore. Lascio il maialino a -100m: in questa zona ci sono dei
vecchi fili rotti che potrebbero giocarmi brutti scherzi impigliandosi
nell’elica dello scooter o addirittura su di me. Continuo pinneggiando fino a
raggiungere i -116m. ma la mia autonomia in gas è terminata e devo ritornare. Ne
approfitto per verificare che, nonostante alcuni spezzoni di vecchi fili sparsi
intorno, il percorso vicino al filo nuovo sia abbastanza sicuro. L’immersione
dura 4h40′ di cui 4h di decompressione.
Mercoledì JJ scende a portare una bombola di soccorso e un
relè a -107m: mi serviranno per l’immersione di giovedì. Passo la notte a
rivedere i passaggi a calcolare i tempi di progressione e le tabelle da usare:
le condizioni stanno migliorando. Giovedì mattina siamo alla sorgente: controllo
tutti i particolari della mia attrezzatura, verifico i tempi con JJ che gestirà
dall’esterno l’assistenza durante la mia decompressione; alle undici e mezza,
inizio a prepararmi. Metto diversi strati di materiale termico, il giubbetto
riscaldato, la muta. Quando chiudo la cerniera della muta dimentico le paure
della notte e mi concentro sul progetto. Sistemate le pesanti bombole sulla
schiena, verificato il funzionamento delle luci, degli erogatori e dei
strumenti, scendo in acqua. Ho scelto una progressione con l’utilizzo di 3 relè
e due bombole da 20l sulla schiena. Quando sarò nella parte da esplorare avrò
l’attrezzatura ridotta al minimo indispensabile quindi sarò più veloce e agile
nei movimenti. Dal bordo della sorgente JJ mi passa il primo relè di miscela
iperossigenata che attacco alla mia imbragatura; metto l’erogatore nella bocca,
alzo la mano per salutare, e parto. Il maiale giace a -6m di profondità. Lo
afferro e raggiungo velocemente i -40m dove cambio relè, lascio la miscela
iperossigenata e passo a una miscela da fondo con elio. La visibilità è salita a
tre metri. Scendo: procedo veloce poiché la galleria fortunatamente non ha
ostacoli particolari ed il maialino di piccole dimensioni che uso è molto
maneggevole tale da permettermi di evitare anche all’ultimo momento i massi che
via via scorrono di lato o sotto di me. A -107m vedendo il secondo relè mi
fermo, e cambio bombola. Riparto, arrivo allo svolgisagola lo prendo e continuo
a svolgere il filo manovrando il maialino. A -126m vedo il filo di Isler
terminare su un masso; da qui in avanti tocca a me. Lascio il maialino e il
relè, e continuo respirando dalle due bombole sulla schiena. A -133m vedo le
ultime tracce del filo rotto di Tomo. Sicuramente Tomo ha raggiunto i -136m di
profondità: avendo i profondimetri bloccati a -127m ha stimato correttamente la
profondità ulteriore a cui era arrivato. Continuando per una decina di metri
eccomi a -140m sulla sommità di un buco nero; scendo fino a -145m, lego il mio
filo su un’asperità e decido di ritornare all’uscita anche se ho ancora un
margine di autonomia in discesa. Inizio la decompressione a -90m cosicché
approfitto delle varie soste in risalita per sistemare il filo in alcuni punti
dove non era opportunamente posizionato. Procede tutto nel migliore dei modi
fino alla tappa a -33m dove un erogatore montato su una bombola di miscela
iperossigenata mi crea problemi; l’ordigno infatti passa dall’erogazione
continua al blocco costringendomi ad improvvise apnee. Purtroppo in questa zona
non ci sono altre bombole e quindi devo passare per un paio di volte a respirare
dalla bombola che ho usato per raggiungere i -107m. Miracolosamente lo stesso
ordigno ricomincia a funzionare regolarmente e posso riprendere una corretta
decompressione. Dopo 270′ raggiungo i -9m: qui è stata fissata una campana per
la decompressione. Con l’aiuto di Michele mi spoglio delle bombole, piombi,
pinne ecc e mi ci infilo dentro. All’interno posso mangiare brioches con pasta
di mandorle, bere un thè caldo portato dal sollecito Michele, e chiaccherare con
l’esterno tramite un telefono. Gli avanzi li lascio cadere in acqua e le
numerose trote presenti nel lago vengono a condividere il banchetto. Riemergo
dopo 410′ di immersione di cui 380′ di decompressione. Ci rimangono venerdì e
sabato per provare una nuova esplorazione. Il tempo stringe e non possiamo
perderlo. Il venerdì serve all’equipe per preparare bombole cariche di miscele
iperossigenate, di miscele per la decompressione profonda, relè, e metterle in
acqua. JJ scende a -109 a sistemare un relè per la mia progressione. Risalendo
verifica il corretto funzionamento degli erogatori sulle bombole che serviranno
per la decompressione. Tutti gli erogatori funzionano bene e visto che a partire
da -36m sono state posizionate delle bombole ogni 3 metri, se per caso qualcosa
non dovesse funzionare, non ci saranno problemi per continuare una
decompressione corretta. Mentre gli altri si danno da fare per disporre i
materiali secondo il programma, verifico le bombole che metterò sulla schiena.
Decido di immergermi con tre bombole da 20l sulla schiena per garantirmi una
maggior sicurezza nella parte profonda. Durante la cena i componenti della
spedizione si gustano i buoni vini della Slovenia, io con un pò d’invidia mi
limito a bere acqua. Voglio essere al massimo dell’efficienza per quando tenterò
la nuova esplorazione.
La notte mi sembra meno lunga del solito:
probabilmente, per la stanchezza accumulata nei giorni precedenti, come tocco il
letto cado in un dolce sonno profondo. Il mattino seguente la colazione è
anticipata e pur accelerando i preparativi, alla fine sono le 11 quando inizio a
vestirmi per l’immersione. Durante la preparazione dei materiali succedono una
infinità di irritanti banalità. Dal bullone di acciaio inox che si sfiletta e mi
costringe a cambiare la barra filettata che blocca le tre bombole sulla schiena,
alla lampadina che si brucia durante la prova delle luci, quando anche un
erogatore si mette a fare le bizze, ho l’impressione che l’attrezzatura voglia
mettermi i bastoni fra le ruote. Alla fine risolti gli inconvenienti é tutto
pronto. La discesa in acqua sarà più faticosa dei giorni scorsi. Devo camminare
con le pinne per circa cinque metri imbalsamato nella gigantesca muta, portando
oltre cento kg sulla schiena. Per camminare con le pinne devo andare
all’indietro come si fa di solito e come sempre accade, la sorte vuole che poco
prima di raggiungere l’acqua alta, un sasso si trova sulla mia traiettoria
giusto per farmi inciampare e cadere. Afferro subito un erogatore e lo caccio in
bocca, poi cerco di rimettermi nella giusta posizione: mi sento una tartaruga
gigante. I segni scaramantici negativi ci sono e mi chiedo se forse non sia
meglio rinunciare. Poi come sempre mi succede mi dico che se non è la giornata
me ne accorgerò in immersione. Mi riporto verso riva dove JJ mi aspetta per
passarmi le ultime cose. Per ultimo mi passa la bombola di miscela
iperossigenata dopodiché metto l’erogatore in bocca, alzo il braccio e nel
mentre JJ mi sussurra di fare attenzione,il mio sguardo si incrocia come sempre
con il suo. A -15m rallento visto che c’è Arno che mi aspetta per fotografare il
passaggio. Arrivo a -40m, primo cambio bombola, mi sembra di essere più lento
della volta precedente. Raggiunti i -109m mi ritrovo al secondo cambio; il timer
mi fa capire che sono addirittura più veloce di un minuto.
Sono nella lunga galleria, so che devo stare
alla sinistra del filo per evitare la parete a -118m, raggiungo i -126 dove
avevo pensato di lasciare il maialino e il relé e non mi fermo decidendo di
continuare; a -130 trovo un buon posto per lasciare tutto.
Procedo con la forza delle pinne, vedo lo
svolgisagola abbandonato che mi aspetta, lo prendo e inizio a scendere. Dopo
cinque metri mi trovo a -150m: qui sono di nuovo sul fondo che scende inclinato
a 35°; continuo: i miei due profondimetri segnano -155m e la galleria è ora
quasi orizzontale. Percorro 40m di nuova esplorazione di cui 10m a -160m di
profondità quando il filo sullo svolgisagola finisce. Scelgo un punto dove
fissare il filo, trovo un’asperità, faccio due giri metto un elastico taglio e
recupero lo svolgisagola. Non mi piace seminare attrezzature nelle grotte.
Inizio il rientro dopo 22′ dalla mia partenza. Vedo cadere argilla dal soffitto
che contribuisce ancor più a diminuire la visibilità (3m) nella galleria. A -130
recupero il relè, mi attacco al maiale e riparto; a -109m recupero il secondo
relè e dopo 30′ arrivo in decompressione. Naturalmente, considerando la
profondità raggiunta ed il tempo impiegato i miei calcoli mi indicano di
iniziare la prima sosta a -105m per un minuto. La durata totale della
decompressione sarà di 8h. A -45m una trota sola soletta si avvicina: la
osservo, cerco di toccarla, ci riesco: mi tiene compagnia fino a -15m dove si
confonde mescolandosi con le compagne. A -9m mi spoglio delle bombole ed entro
in campana. Il rituale della volta precedente si ripete: i compagni premurosi mi
portano il bidone con le brioches ripiene di pasta di mandorle, del thè caldo,
delle albicocche disidratate. Mentre attendo che trascorra il tempo necessario,
scende la notte e rimango al buio per risparmiare le mie luci per momenti più
indispensabili. Al telefono mi comunicano che sono arrivati gli uomini chiamati
dal sindaco del Comune con delle luci alimentate da un generatore. Così il mio
ultimo periodo di decompressione viene illuminato dalla luce creata dai
riflettori. Riemergo alle 20,20: assiepata intorno alla sorgente, una piccola
folla mi guarda curiosa; JJ con gli occhi brillanti mi aiuta a spogliarmi
condividendo la mia felicità. Gli altri compagni, posticipando le facce
soddisfatte al momento della cena, inesorabili ed incuranti del freddo sempre
più pungente, si immergono per smontare la campana e recuperare l’attrezzatura
rimasta in acqua. Ai giornalisti che mi riempiono di domande posso rispondere
che ora la grotta misura 420m di lunghezza di cui circa 190m oltre i 100m di
profondità; con gli amici non occorrono parole per esprimere la mia gratitudine
per la loro collaborazione.
Partecipanti:
Slovenia : Arno Hodalic, Matej Mihailovsai, Samo Morel
Svizzera : Jean Jacques Bolanz
Italia : Alberto Cavedon, Claudio Carnello, Gualtiero Naibo, Luigi Casati,
Michele Cerro
Ringraziamenti:
Un grande supporto tecnico è dato come sempre dalla ditta UTEN GAS di Gorle che
fornisce i gas necessari per questo tipo d’immersione (elio e ossigeno), dalla
ditta Mutevole che prepara mute specifiche particolarmente termiche utilizzando
materiali all’avanguardia e dalla ditta TECNOSINT srl Pieve di Soligo, Treviso
che ha effettuato lavori di torneria e la modifica degli scooter subacquei.